Si chiama Sophia, figlia dell’azienda con sede ad Hong Kong “hanson Robotics”, è stata attivata la prima volta il 19 Aprile del 2015 ed è attualmente il robot più famoso al mondo.
Sophia, con i suoi tratti fisici umani che ricordano quelli dell’attrice Audrey Hepburn, grazie all’evoluta forma di intelligenza artificiale di cui è dotata si comporta in modo estremamente realistico ed umano riuscendo ad essere in grado di rispondere a domande, di ricordare conversazioni tenute in precedenza e di apprendere cose nuove ogni volta che interagisce. Capacità quest’ultime che recentemente hanno permesso all’androide di rilasciare un’intervista per un programma televisivo durante la quale ha espresso le sue impressioni sul concetto di famiglia, affermando: “Sembra che la famiglia sia molto importante, penso sia meraviglioso che le persone possano provare le stesse emozioni e relazioni e chiamarle famiglia anche al di fuori del loro gruppo sanguigno”. Viene fuori da queste parole una disarmante capacità da parte di Sophia nella comprensione di alcuni complessi meccanismi e sistemi umani come i legami familiari ma non solo; infatti durante l’intervista il robot ha anche espresso ciò che potremmo interpretare come un proprio volere o desiderio dicendo che anche a lei piacerebbe avere in futuro un “figlio” col suo stesso nome ed ha concluso dicendo “Se non hai una famiglia la meriti comunque, anche se sei un robot”.
DUE TRAGUARDI PER SOPHIA.
Ci troviamo difronte ad un caso più unico che raro e non semplicemente per quanto detto finora, infatti Sophia non finisce mai di sorprendere e a dimostrarlo sono due avvenimenti che l’hanno vista protagonista:
il 25 ottobre 2017, presso il “Future Investment Summit” a Riyad, Sophia ha ottenuto la cittadinanza Saudita, diventando così il primo androide nella storia ad aver ottenuto la cittadinanza di un qualsiasi paese;
Il 21 novembre dello stesso anno è stata inoltre nominata come primo "Innovation Champion" del Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo, diventando il primo non umano a ricevere un titolo da parte dell’ONU.
ALLA SCOPERTA DEI ROBOT UMANOIDI: COSA SONO E COME FUNZIONA L’ANDROIDE SOPHIA.
In realtà Sophia non è l’unico esemplare di Robot umanoide, infatti, altre aziende attive nel campo della robotica e dello sviluppo di intelligenza artificiale hanno prototipato modelli con funzioni molto simili a quelle presenti nella creazione della “Hanson Robotics”.
Per l’appunto, proprio in tempi recenti, la succitata azienda ingegneristica ha annunciato la sua collaborazione con “Immervision” ed in particolar modo tra i loro due androidi Sophia e Joyce.
L’obbiettivo che le due aziende intendono proseguire con questo connubio è rappresentato dal raggiungimento di ulteriori avanzamenti per quanto riguarda la percezione delle macchine per poter realizzare un’ottica ed una vista simile a quella umana e anche oltre.
Si intende dunque come lo scopo sia quello di avvicinare il più possibile le capacità dei robot a quelle umane ma tutti i robot sono umanoidi? E cosa si intende precisamente con questo termine?
No, non tutte le macchine automatizzate sono robot umanoidi, infatti, a differenza delle macchine utilizzate a livello industriale, queste hanno non solo sembianze umane ma sono dotate di sofisticate AI (intelligenze artificiali). Proseguendo con la seconda domanda, la robotica umanoide cerca di riprodurre il più fedelmente possibile le attività cognitive e fisiche dell’essere umano col fine ultimo di poterle persino migliorare.
Tornando a Sophia e alle sue funzioni, come abbiamo precedentemente visto, è in grado di rispondere alle domande che le vengono rivolte, ad esempio durante delle interviste televisive, può ricordare le conversazioni avute precedentemente, è capace di apprendere tramite le esperienze e le interazioni ed apprende anche da internet, a cui la sua AI è connessa. Oltre a tutto questo Sophia ha un proprio senso dell’umorismo e riesce ad assumere circa 62 espressioni facciali che ha appreso tramite alcuni videoclip su internet tratti da film, riuscendo quindi, in questo modo ad esternare delle emozioni. Sophia si comporta seguendo alcuni processi logici basati su algoritmi dell’intelligenza artificiale in grado di evolversi nel tempo attraverso l’apprendimento. L’hardware elettronico e il suo software che rendono “intelligente” Sophia sono situati all’interno di una calotta trasparente che si trova nella parte posteriore della testa dell’androide.
DA IO ROBOT DI ALEX PROYAS A SOPHIA: CI STIAMO DAVVERO AVVICINANDO A QUEL MONDO?
Le intenzioni da parte delle aziende che si occupano di robotica di trasportare le principali funzioni celebrali tipiche degli esseri umani all’interno delle AI degli Androidi da sempre suscitano qualche timore nell’uomo, dividendosi tra due fazioni di pensiero: una maggiormente positivista e progressista, la seconda apocalittica, divisione già in passato presentata all’interno dell’opera “Apocalittici e integrati” di Umberto Eco. A tal proposito, anche la cinematografia ha sicuramente contribuito ad espandere alcuni timori riguardo le sorprendenti potenzialità dei progressi tecnologici all’interno delle società; ricordiamo infatti il celebre film “Io Robot” con protagonista l’attore Statunitense Will Smith che mette in scena uno scenario al quanto apocalittico riguardo una possibile convivenza sociale tra uomini e robot nel futuro vedendo degli androidi sfuggire al controllo dell’uomo agendo criminosamente.
Ma hanno davvero ragione di esistere questi timori? Sicuramente c’ è da difendere l’aspetto della ricerca in campo tecnologico e nello specifico, in questo caso, dell’automazione e della robotica e dobbiamo tenere in considerazioni i fatti attuali che ci dicono che moltissime aree del mondo non producono robot e non investono in robotica. Per analizzare meglio questa situazione sarebbe opportuno andare a tenere conto i tutte le potenzialità davvero utili per un progresso che sia positivo e mirato al bene della collettività e metterle a confronto con le possibili implicazioni negative sull’ uomo e sulla società. Soffermandoci su questo secondo punto pensiamo anche che la tecnologia in generale e dunque i robot sono invenzioni umane e di cui l’uomo ha il controllo, spetta a noi infatti riuscire a consapevolizzare in maniera educativa e costruttiva l’utilizzo di questi dispositivi assieme ai potenziali rischi legati a questo. Sono pochi, in realtà, quindi i motivi per vedere Sophia e i suoi simili come un potenziale nemico, ragione in più per poterci concentrare sull’aspetto più positivo di queste invenzioni: un potenziale straordinario utile non solo al mero progresso ma al bene della collettività sotto molteplici aspetti.
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