Discussione

Tar, tra artista e essere umano

Il film Tar, scritto e diretto da Todd Field, con protagonista Cate Blanchett, offre numerosi spunti sul confine tra sregolatezza artistica e scorrettezza umana. Il giudizio disumanizzante, che ricade su chi della vita ha deciso di fare un foglio bianco da riempire: "ha realmente una coscienza?", di chi ignora i ritmi di un'esistenza conformista, è specchio di una frangia di individui soli, intenti a vagare per il mondo per cercare di dare forma alle proprie velleità. Dove finisce lo spazio a disposizione nel quale poter trasgredire? L'arte deve mettere il guinzaglio alle proprie bestie quando abbaiano troppo forte? Mi sento di leggere il finale come una presa di posizione, quantomeno di carattere descrittivo. Non sono presenti reticenze nel mostrare qual'è la destinazione di un'arte slegata dalla logiche d'insieme. Forse il privilegio di libera rappresentazione d'ora in avanti sarà negato all'arte, confinata nella sfera consensuale e non più in quella sperimentale. Ma se così sarà, allora a quali criteri saranno affidati i nostri giudizi e da chi saranno stabiliti? Anche su quest'ultima domanda il film si schiera, identificando la comunicazione come nuovo o vecchio seme del consenso.