Discussione

INFLUENZA DELLA MENTALITA' NELLA COMUNICAZIONE

Il pensiero è una serie di processi cognitivi (ragionare, risolvere problemi, deliberare, immaginare, ideare, creare, ricordare, ecc.). Se la mentalità è il modo in cui un certo gruppo di persone pensa e il pensiero si esprime attraverso la comunicazione, si può affermare che esiste una forte relazione tra la nostra mentalità e il nostro modo di comunicare, sia esso verbale, scritto, corporeo o paralinguistico. In che modo tutto questo influenza la comunicazione tra due persone di diversa mentalità? Quali sono le considerazioni che dobbiamo fare per evitare fraintendimenti e ottenere i risultati sperati da una conversazione? 1. LA MIA ESPERIENZA DI CITTADINA DEL MONDO Sono nata in una famiglia mista, con padre peruviano e madre argentina, a sua volta figlia di immigrati spagnoli. Sono cresciuta tra Argentina e Perù, sentendomi sempre un po' straniera in entrambi i paesi. Durante le vacanze ero solita visitare alcuni paesi del continente, come il Cile, l'Ecuador, la Bolivia, gli Stati Uniti. Terminato il liceo, ho studiato per un anno all'università di Mosca, che ho lasciato per trasferirmi in Svezia dove ho terminato gli studi e lavorato, vivendo a Stoccolma per 12 anni, durante i quali ho ottenuto la cittadinanza svedese. Mi sono dedicata principalmente alla gestione di progetti multinazionale della ditta Ericsson, che mi ha dato l'opportunità di lavorare in quasi tutti i paesi dell'Europa occidentale e dell'Oceania, come Australia, Nuova Zelanda, Malesia e Singapore. Dal 2008 vivo in Italia e credo di poter dire di aver finalmente mollato l'ancora. Grazie a questa esperienza ho conosciuto diversi gruppi di persone, con mentalità diverse. Mi affascina vedere le diverse reazioni delle persone allo stesso stimolo, scoprire le differenze e le somiglianze nel loro modo di agire, e soprattutto analizzare perché si comportano in un certo modo piuttosto che in un altro. La mentalità può essere tipica di una città, di un paese o di un gruppo di paesi; ma ci sono tratti simili anche nella mentalità di gruppi affini, ad esempio la mentalità italiana è simile a quella spagnola e di conseguenza, attraverso la colonizzazione, a quella sudamericana. Questo fa sentire gli italiani più simili ai latinoamericani che, ad esempio, ai tedeschi, pur essendo questi più vicini geograficamente e appartenendo allo stesso continente. La mentalità russa è simile a quella di altri paesi dell'Europa orientale, in particolare i paesi in cui si parla una lingua con radici slave. La mentalità della Svezia, a sua volta, è simile a quella del resto dei paesi scandinavi mentre gli statunitensi hanno una mentalità tutta loro, creata con un poco di ciascuno dei gruppi di immigrati che sono arrivati nel paese. L'America Latina ha molti tratti comuni di mentalità, dovuti più che altro al fatto che l’immenso territorio, dal Messico alla Terra dei Fuochi, è stato colonizzato dallo stesso paese, la Spagna. (Eccetto il Brasile, colonizzato dai portoghesi). Tuttavia, trattandosi di un territorio così vasto, ci sono alcune differenze di mentalità tra i paesi, in base alle aree geografiche, così come c’è una somiglianza di mentalità tra paesi che, sebbene distanti, hanno avuto la stessa storia, come il Messico e il Perù, entrambi culla di grandi civiltà come l’Azteca, Maya e Inca, conquistati da due uomini cugini tra di loro: Pizarro e Cortes. Possiamo concludere quindi che il clima, la geografia e la storia influenzano la mentalità delle persone e, a sua volta, tale mentalità influenza il loro modo di comunicare. Voglio chiarire che non sto dicendo che tutte le persone di un certo paese la pensano allo stesso modo, o che solo le persone di un certo paese sono in grado di comportarsi in un certo modo. Di tutta l’erba non va fatto un fascio. Intendo generalizzare le caratteristiche comuni alla maggior parte degli abitanti di una certa zona. In questo articolo metto a confronto la mentalità di tre aree molto diverse, di cui conosco abbastanza bene la mentalità: Svezia, Russia e l’America Latina. Condivido con voi alcune delle conclusioni a cui sono giunta, semplicemente, "filosofando" sull'argomento. 2. LA SVEZIA Come tutti i paesi scandinavi ha inverni molto rigidi, la temperatura scende normalmente a 5 o 10 gradi sotto zero; in inverni estremamente freddi può scendere fino a 20 gradi sotto zero. Ma il peggio non è il freddo; le città sono attualmente preparate per resistere all'inverno, i trasporti pubblici funzionano in modo molto efficiente e i mezzi hanno un buon sistema di riscaldamento, così come le case, i luoghi di lavoro e persino alcune strade del centro hanno un sistema di riscaldamento. Basta vestirsi in modo appropriato e il freddo può essere sopportato. Il problema in Svezia è il buio… Nei giorni più corti, tra dicembre e gennaio, il sole sorge dopo le 9 e tramonta prima delle 15; essendo il paese praticamente sul circolo polare artico, durante l’inverno il sole non si alza abbastanza da cadere perpendicolarmente sulla terra; a mezzogiorno si fa vedere pochi metri sopra l'orizzonte, come fosse un tramonto, per poi ricominciare a sparire intorno alle 14:30. Sei ore di luce diurna! Vale a dire che difficilmente la luce entra nelle stanze. Vivi tutto il giorno con la luce artificiale per mesi. In estate accade il contrario, quando le giornate sono più lunghe, il sole tramonta alle 22 per risorgere alle 3:30, solo 5 ore e mezza dopo! Questo a Stoccolma, perché nelle città situate più a nord la differenza è ancora maggiore. Durante l'estate, a nord, il sole non scompare del tutto ma scivola per qualche ora sulla linea dell'orizzonte per poi risorgere. Vale a dire che durante la notte non c'è il buio totale ma una luce fioca. In che modo questo influisce sulle persone? Quando arriva l'inverno, tra il freddo e il buio, si perde l'entusiasmo di uscire da casa. Se fai un'attività dopo il lavoro, come qualche sport, o qualche lezione di danza, andrai direttamente dal lavoro, perché una volta tornato a casa difficilmente vorrai uscire di nuovo. Inoltre, sorge una contraddizione tra l'informazione che arriva al cervello attraverso gli occhi e quella che arriva attraverso la sensazione del corpo. L'orologio biologico sentirà che sono le sette di sera, ma il cervello, rimasto al buio per più di quattro ore, crederà che siano quasi le dieci di sera e quindi sentirà che è ora di dormire. In estate accadrà il contrario, a mezzanotte il corpo si sentirà stanco mentre il cervello, che cattura la luce, farà fatica ad accettare che è notte e deve dormire. Sin dall'antichità, inoltre, in inverno le candele hanno svolto un ruolo molto importante nel creare un'atmosfera accogliente e calda nelle case e in qualche modo nel sostituire la mancanza di luce solare. Le candele, di diverse dimensioni e colori, non possono mancare in abbondante quantità in ogni stanza. Per tutto questo gli svedesi hanno un rapporto molto particolare con la luce del sole, approfittano di ogni minuto di sole per assorbirla con tutte le loro forze, d'estate i bambini sulle spiagge o nei laghi sono nudi sotto il sole, il corpo nudo in generale non è un tabù come nei nostri paesi. Fino a qualche decennio fa, andare in topless era pratica comune su tutte le spiagge, laghi e parchi; da quando è aumentato il numero degli stranieri, questa usanza è notevolmente diminuita, perché non era vista con la stessa naturalezza di prima, provocando situazioni di disagio sia tra gli svedesi che tra gli stranieri non integrati. Geograficamente, i paesi scandinavi sono isolati attorno al circolo polare. Sono paesi pieni di foreste, laghi e lunghe coste; di grande estensione e poca popolazione; la solitudine fa parte della vita di tutti i giorni. Gli svedesi rispettano molto la natura, amano fare una passeggiata, correre o fare sci di fondo nei boschi. Hanno anche un rapporto molto stretto con il mare, forse ereditato dai vichinghi, protagonisti di grandi viaggi per mare. È molto comune avere barche a vela per visitare le coste o l'arcipelago di Stoccolma. può dire che la storia della Svezia sia passata da un estremo all'altro. Oggi è difficile credere che un popolo pacifico e pacifista come gli svedesi sia disceso da un popolo guerriero, invasore e saccheggiatore come i vichinghi. Dopo la loro scomparsa seguirono secoli di "silenzio" fino a quando, nel corso del 1600, la Svezia divenne una potenza mondiale, grazie ad un grande esercito con il quale estese il proprio territorio. Tuttavia, qualcosa di molto importante accade nella storia della Svezia, ciò ha fortemente influenzato la sua mentalità attuale: alla fine del XIX secolo, diversi anni consecutivi di siccità e gelo rovinarono i raccolti impoverendo la popolazione. Regnava la carestia. La metà della popolazione, che allora era di 2 milioni di abitanti, emigrò, soprattutto negli USA. Nel 1936, il Partito Socialdemocratico prese il potere e promise di creare un sistema in cui nessun cittadino svedese sarebbe mai più stato costretto a emigrare per fame. Iniziarono le riforme sociali che significarono un cambiamento nella mentalità della popolazione; lo Stato se ne assumeva la responsabilità ma essi dovevano invece comportarsi responsabilmente, consapevoli che le azioni di ciascuno avrebbero influenzato il risultato che l'intero gruppo avrebbe ottenuto. Lavorare insieme ha portato la Svezia ad avere uno dei migliori standard di vita al mondo. Le misure fondamentali erano: la distribuzione equa della ricchezza del Paese, per garantire a tutti i cittadini vitto, alloggio, salute, istruzione e lavoro; la difesa della libertà e della democrazia, e un sistema fiscale proporzionato al reddito e alla situazione familiare di ciascun cittadino. Io pagavo il 60% del mio stipendio in tasse perché avevo un lavoro fisso, con un buon stipendio, senza persone a carico, senza prestiti. Ma vedevo il risultato! La parola che meglio descrive la Svezia è “rispetto”. Rispetto della natura, rispetto degli altri, rispetto della proprietà altrui, rispetto della puntualità, rispetto dei bambini, rispetto delle leggi, rispetto di sé stessi. Basato sul rispetto, il dovere è adempiuto e tutto funziona meglio. La responsabilità e il rispetto instillati in ciascuno rendono le leggi del sostegno sociale, lavorativo, sanitario ed educativo di altissimo livello perché rispettate e utilizzate correttamente. Ad esempio, in caso di malattia, si può assentarsi dal lavoro per tre giorni senza dover presentare certificato medico e nessun medico si recherà a casa del malato per effettuare una visita di controllo. Nessuno penserebbe di approfittare di questa legge per assentarsi dal lavoro senza essere ammalato. Il cliché sbagliato che in Svezia siano libertini è in realtà un modo di rispettare la libertà dell’individuo. Hai il diritto di vivere la tua vita come desideri e sarai rispettato, purché le tue azioni non danneggino qualcuno; in altre parole, la tua libertà finisce dove inizia la mia. Sono persone timide, che hanno bisogno di avere il loro spazio, il che difendono con tutte le loro forze. Hanno bisogno di trascorrere un momento della giornata in solitudine, in silenzio. Questo momento si crea, ad esempio, facendo una passeggiata nel bosco. Parlano poco, soprattutto se li confrontiamo con i popoli di lingua latina. Un'altra qualità che li descrive è l'autodisciplina. Non hanno bisogno di qualcuno che li controlli per fare il loro dovere. In un'occasione, mentre nei nostri uffici stavano implementando il cartellone per la timbratura elettronica, abbiamo dovuto compilare a mano l'orario di entrata e di uscita. Tutti hanno riempito l’ora giusta, non un minuto in più e non uno in meno. Se qualcuno avesse accennato alla possibilità di imbrogliare, la risposta sarebbe stata: Man gor inte sa! (non si fa cosi!). Per stare bene in Svezia devi essere onesto e sincero. Se dici le cose come stanno, senza cercare di giustificarti o omettere dettagli, sarai compreso e aiutato. Ma se scoprono che hai approfittato della loro fiducia, ad esempio, se ti dichiari malato e ne approfitti invece per prenderti tre giorni di ferie, si sentono traditi e il loro atteggiamento nei tuoi confronti cambierà. Gli svedesi si prendono in giro dicendo che sono "blaogda", nel senso che "hanno gli occhi azzurri", è un detto che significa che sono creduloni e facili da ingannare. Perché si aspettano dagli altri l'onestà che praticano. Come la maggior parte dei nordeuropei, controllano i propri sentimenti e non li esprimono molto. Sia gioia, tristezza o rabbia. Per dirla in modo divertente: uno svedese ti dirà di essersi appena iscritto a un corso di lingua con lo stesso tono di voce con cui ti dirà di essere appena stato tamponato da un'auto. Non significa che non hanno sentimenti, ma che li tengono per sé stessi. Anche il rapporto tra genitori e figli è molto diverso dal nostro. In Svezia i bambini sono "presi in prestito" e devono imparare fin da piccoli ad essere indipendenti, a ragionare, ad essere responsabili, a rispettare, ad esprimere le proprie idee e quando compiranno 18 anni se ne andranno da casa. Certo, non torneranno a casa dei genitori nel fine settimana con una valigia piena di vestiti sporchi da far lavare alla mamma. Anche se è soddisfacente vedere che i nostri figli sanno badare a sé stessi e non hanno più bisogno di noi, perché possiamo dire come genitori "dovere compiuto", nel caso della società svedese i legami familiari non sono così forti come nelle nostre società. Per noi il rapporto tra i membri della famiglia (genitori e figli, nonni, zii, nipoti) è molto più forte, ci visitiamo spesso e sentiamo la responsabilità di aiutarci a vicenda, indipendentemente dall'età. Infine, nonostante quello che molti pensano, gli svedesi non sono come i tedeschi. Sono più “morbidi”, meno esigenti con la prestazione di ciascuno, pensano più al benessere fisico e mentale della persona che ad essere macchine di precisione. Lo svedese è una lingua germanica, un misto di tedesco e inglese, ma molto più povera, con una grammatica molto semplice, poche coniugazioni verbali e un vocabolario scarso. Molti sostantivi si formano unendo due o più parole. L'esempio più noto sono i nomi dei parenti. La parola "far" significa padre, quindi il nonno paterno si chiama "farfar" (padre del padre). Poiché gli svedesi sono persone che amano il silenzio e hanno bisogno di stare spesso da soli, la loro lingua è povera e pratica, ci sono le parole strettamente necessarie, senza abbellimenti o versioni diverse della stessa cosa. Perché usare dieci parole quando posso dire lo stesso con tre? I testi svedesi sono molto brevi rispetto ai testi scritti in italiano o spagnolo. Per gli svedesi, essere interrogati alla fermata dell'autobus, o nella sala d'attesa del medico, significa un'invasione dello spazio privato, per loro scomodo; la conversazione sarà amichevole ma breve, con frasi neutre e l'argomento sarà sicuramente il tempo. Naturalmente, se qualcuno ha bisogno di informazioni o aiuto in alcun modo, allora saranno molto amichevoli e disponibili. C'è una parola nella lingua svedese che non ha traduzione in nessun'altra lingua: lagom. Più che una parola, è una filosofia. Significa più o meno “quanto basta”, né più né meno. Quali cose possono essere lagom? La porzione che ci è stata servita al ristorante (né troppo grande né troppo piccola), o la quantità di zucchero in un dolce (né troppo né troppo poco), o il tempo in cui ci siamo allenati (né troppo lungo né troppo corto), o il prezzo di un oggetto (prezzo equo per quello che ottieni). La filosofia svedese dice che “lagom ar bast”, cioè “lagom è il migliore”. Le cose non dovrebbero essere eccessive, né troppo né poco. Se parliamo di linguaggio del corpo, ci sono anche dettagli particolari della sua mentalità. Prendiamo ad esempio i cerchi territoriali immaginari di Edward Hall, dove permettiamo l'ingresso a vari gruppi di persone: il primo cerchio, che segna la zona “intima”, dove stanno la famiglia e gli amici più cari, nei paesi nordici è più lontano dalla persona che nei paesi mediterranei. Potremmo dire che più il paese è vicino all'Ecuador, più i circoli territoriali saranno vicini alla persona. Per questo motivo, quando una persona italiana o latina si avvicina a una persona nordica, deve stare attento a non invadere il cerchio “intimo”. La gestualità delle mani tipica degli italiani è una particolarità molto apprezzata dagli stranieri. Cenare in un ristorante all'aperto, circondati da italiani che conversano appassionatamente a voce alta, agitando le mani, fa parte dei ricordi di vacanza dei turisti che arrivano in Italia dal Nord Europa. Ma una cosa è vederli da lontano, alla loro tavola, un'altra è gesticolare da vicino. È meglio tenere le mani più tranquille. Se un coach italiano parla in svedese o in inglese, può essere che limite il movimento delle mani perché non parla la sua lingua; ma se la sessione si realizza in italiano può essere difficile controllare i gesti. I l linguaggio del corpo degli svedesi è "silenzioso" come il linguaggio verbale, i movimenti delle mani sono piccoli, la modulazione della voce non è molto estrema, il silenzio dovuto al disagio può essere interpretato come timidezza, ecco perché potrebbe essere difficile interpretare i loro sentimenti e i loro pensieri se non si conosce la loro mentalità. Gli svedesi sono abituati a essere valutati e valutare altre persone. Effettuare una valutazione con uno svedese non sarà difficile. Lo considerano uno strumento per migliorare, non una critica. Ecco perché non è necessario elaborare frasi diplomatiche per "addolcire" il valutato e convincerlo che le domande servono solo ad aiutarlo a migliorare e non a criticarlo. Sarà immediatamente disponibile per il valutatore, spiegherà la situazione e cosa vuole ottenere senza problemi. Non sarà neanche necessario fare presentazioni con complicate frasi di rispetto, poiché gli svedesi vanno "dritti al punto"; ad esempio, i titoli sono totalmente fuori dalla conversazione. Gli svedesi usano direttamente il nome, senza fare riferimento al titolo professionale. Ad esempio, se dobbiamo salutare l'ingegner Mario Rossi, invece di dire "Buongiorno, ingegner Rossi", diremo semplicemente "Ciao Mario!". Questo fa parte della praticità del linguaggio: il titolo non è importante per la conversazione, entrambi sanno che Rossi è un ingegnere, quindi è una parola inutile. Gli svedesi sono generalmente sinceri. Se hai bisogno del loro aiuto e loro rispondono che ti aiuteranno, stai certo che lo faranno. Se, al contrario, non possono farlo, te lo diranno senza problemi. Così come se ritenessero che l'aiuto che richiedi vada contro i loro principi, ti diranno direttamente che non ti aiuteranno, spiegandone il motivo. Queste risposte sono solitamente troppo dirette per noi, abituati ad avere difficoltà a dire “no”. A volte facciamo delle promesse solo per "rassicurare" qualcuno che ha bisogno del nostro aiuto, per poi dirgli che "mi dispiace molto, ci ho provato ma non posso aiutarti", deludendo una persona che magari nutriva delle speranze per noi e soprattutto è tempo perso. L'estremo negativo della mentalità svedese si manifesta, ad esempio, nella freddezza verso gli altri in certi casi, per esempio se un gruppo di amici decide di incontrarsi per cena e qualcuno non riesce ad arrivare in orario, il resto del gruppo non lo aspetterà, partirà all'orario concordato e se il ritardatario salta la cena, è un suo problema. Se un figlio ha bisogno di soldi, i genitori lo aiuteranno ma il denaro sarà dato “in prestito”. Nessuna famiglia vive con i nonni in casa, gli anziani non autosufficienti ricevono aiuto dallo stato nella propria casa o vanno a vivere in case di riposo. Fa parte della mentalità svedese pensare che ognuno deva badare a sé stesso, cosa che fa molto bene alla persona e alla società in generale, ma a volte un po' di "cuore" non guasterebbe... 3. LA RUSSIA Un altro paese che mi è particolare è la Russia. Conosco solo Mosca, quindi mi riferirò principalmente alla mentalità moscovita, anche se ci sono molte peculiarità comuni a tutto il paese e anche a tutti i paesi dell'est. L'inverno a Mosca è molto rigido, anche più freddo che a Stoccolma, perché la città si trova lontana dal mare, che aiuta a mitigare il freddo e il caldo. L'inverno del 1978-1979 (che ho trascorso lì) è stato il più freddo del secolo. La notte tra il 30 e il 31 dicembre 1978, la temperatura a Mosca raggiunse i 45 gradi sotto zero. Quei giorni, quando lasciavo la residenza degli studenti per andare a lezione, l'umidità nei miei occhi si gelava e le mie ciglia si coprivano di brina bianca; anche il vapore del fiato si gelava, formando uno strato di brina sulla sciarpa che copriva la bocca e il naso; sentivo dolore alla fronte; alla fermata dell'autobus dovevamo muovere i piedi in continuazione per evitare che le dita dei piedi si congelassero. Ma almeno le giornate non sono così corte in inverno e così lunghe in estate come in Svezia. Generalmente, gli abitanti dei paesi a clima freddo sviluppano uno speciale senso pratico, spinto dall'istinto di sopravvivenza: chi non si prepara durante l'estate non sopravviverà all'inverno. La lotta per la vita è più difficile e ha maggiori esigenze. Mentre le estati a Mosca sono calde, con temperature intorno ai 26-28 gradi, con qualche punta di 30-31, cioè niente di straordinario, gli inverni sono freddi, lunghi e con grande abbondanza di neve. Questo fatto in una grande città implica una grossa spesa pubblica per mantenere le piste e i marciapiedi sgombre da neve e ghiaccio, mantenere attivi i trasporti pubblici, garantire un adeguato sistema di riscaldamento e fare in modo che la popolazione abbia il cibo e l'assistenza sanitaria necessari. La Russia è il paese più grande del mondo. La sua vasta estensione consente una grande biodiversità, che si riflette nella produzione, sia in agricoltura che in industria e in risorse naturali. Mosca si trova lontano dal mare, circondata da foreste; questo rende le stagioni rigide, specialmente l'inverno. Gli Urali sono la divisione naturale tra Europa e Asia. La Siberia è una vasta distesa scarsamente popolata, con inverni rigidi dove la temperatura raggiunge i 60 gradi sotto zero. Per lungo tempo è stata utilizzata come meta per i carcerati, la maggior parte erano in realtà persone “scomode al governo”. In una regione così estesa esistono aree geografiche molto diverse, come foreste, montagne, deserti, pianure, laghi, mari; così come diversi gruppi etnici come slavi, armeni, arabi, orientali, mongoli, tra gli altri. È naturale che ogni regione geografica e ogni gruppo etnico abbiano la propria cultura e mentalità, ma poiché appartengono allo stesso paese, la adattano ove necessario alla mentalità comune della Russia. La storia di Mosca è piena di eventi bellici; dalla sua fondazione nel XII secolo, è stata più volte invasa, bruciata o distrutta, fino alla seconda guerra mondiale, quando i nazisti, sconfitti dal rigido inverno, furono espulsi senza poterla invadere. E la città è sempre risorta, più potente di prima. Ovviamente l'evento storico più influente nella mentalità dei moscoviti e dei russi in generale, fu la rivoluzione comunista del 1917. L'80% della popolazione nella Russia degli zar viveva nella miseria, con la fame, l'analfabetismo e le malattie. Poche famiglie appartenenti alla nobiltà e all'aristocrazia possedevano il vasto territorio, mentre operai e contadini erano trattati come servi, pagando le tasse in un paese arretrato e senza migliori condizioni di vita. Il 9 gennaio 1905, gli operai avevano organizzato una manifestazione pacifica per chiedere direttamente allo zar salari migliori e riforme democratiche. Intere famiglie entrarono a San Pietroburgo per presentare una supplica al “piccolo padre zar”. Tuttavia, la Guardia Imperiale aprì il fuoco sui dimostranti disarmati, provocando centinaia di morti e molti altri feriti, tra cui anziani, donne e bambini. La strage, che passò alla storia come Domenica di Sangue, ebbe gravissime conseguenze, perché la popolazione non ebbe più fiducia nei confronti dello zar. Iniziò così una sequenza di scioperi e proteste, che favorirono la rivoluzione bolscevica del 1917, che in seguito diede il via al comunismo e alla formazione dell'Unione Sovietica. La Russia passò da essere uno dei paesi più arretrati del mondo a diventare una superpotenza. La fine della Seconda Guerra Mondiale, che determinò la divisione dell'Europa tra USA (NATO) e URSS (Patto di Varsavia), mise l'uno contro l'altro i due colossi. L'Europa occidentale si era liberata dai nazisti con l'aiuto dell'esercito americano, mentre l'Unione Sovietica si era liberata da sola dal potente esercito tedesco. Da quel momento in poi, per 70 anni hanno gareggiato tra loro per il primo posto nella tecnologia, nella medicina, nello sport e nel controllo del mondo. Uno degli esempi più eclatanti è stata la corsa alla conquista dello spazio, vinta dalla Russia inviando il primo uomo nello spazio, Yuri Gagarin. Il secondo round è stato vinto dagli USA con Neil Armstrong, il primo uomo a camminare sulla luna. All'epoca in cui vivevo lì, la valuta ufficiale era il rublo e i sovietici non potevano possedere valuta straniera se non fosse con qualche giustificazione. Ad esempio, se per motivi di lavoro, studio o sport dovevano recarsi all'estero, potevano acquistare dollari americani, ma quando rientravano nel paese dovevano registrare il denaro avanzato e scambiarlo con rubli prima di entrare. L'acquisto e la vendita di valuta estera (gli unici accettati erano i dollari), era consentito solo ai cittadini stranieri che risiedevano in URSS per motivi di lavoro o di studio. In città esistevano attività commerciali chiamate Berioska, dove si vendevano in dollari prodotti nazionali ed esteri di alta qualità. Ovviamente potevano entrare solo gli stranieri. In queste attività venivano venduti alimenti come caviale, prosciutto, cioccolatini, vodka e coca cola; abbigliamento come jeans, giacche di pelle, scarpe e borse; souvenir come matrioshka, artigianato in rame e legno, icone, scialli di lana fantasia, oggetti tecnologici come giradischi, nastri di registrazione, dischi, ecc. Noi, studenti stranieri, andavamo con i nostri dollari a comprare. Nelle vicinanze dei Berioska c'erano dei giovani sovietici che erano riusciti a mettere da parte un po' di soldi e ci chiedevano di comprare qualcosa che non avrebbero mai trovato nei negozi della città: un profumo da regalare a una fidanzata, un disco di moda… Per un dollaro ci offrivano più rubli di quanti ci davano nelle case di cambio valuta. Il cambio ufficiale era di 0,50 copechi (centesimi) per un dollaro, sul mercato nero invece un dollaro veniva scambiato con 4 rubli. Era anche comune nella Piazza Rossa che i giovani ti offrissero fino a 200 rubli per il paio di jeans che indossavi. (Uno stipendio medio variava tra i 120 e i 150 rubli). Bastava entrare nel bagno della metropolitana, scambiarsi i pantaloni e uscire con i soldi in tasca. Il clima rigido e una storia con frequenti episodi di sofferenza, oltre al dover continuamente rinascere dalle proprie ceneri e caricare il peso di mantenere un'immagine di potenza mondiale, hanno sicuramente influito sulla mentalità dei russi e anche su quella dei paesi satelliti. Nonostante il fatto che l'Unione Sovietica non esista più, che i paesi satelliti siano diventati indipendenti e alcuni facciano addirittura parte del Trattato del Nord Atlantico, la mentalità è ancora valida. Mentre gli americani cercano sempre di dimostrare di "essere superiori", i russi sono determinati a dimostrare di "non essere inferiori". E’ un popolo laborioso ma con grande difficoltà a riconoscere pubblicamente gli errori che possono commettere, non tanto per orgoglio ma perché hanno indottrinato il dovere di "non perdere la faccia". Gli errori sono spesso nascosti e risolti in segreto, per non mostrare punti deboli. Sono ambiziosi ed esigenti nella loro ansia di dimostrare la loro intelligenza e capacità. Come carattere si può dire che vadano di estremo in estremo, dalla serietà severa (e talvolta esagerata) che si manifesta fin dai primi anni di scuola, alla gioia e all'espansione dei loro incontri dove mangiano, bevono e ballano. La musica e la danza russa sono la dimostrazione del suo carattere forte ed energico. Si richiede molto alle persone, tutti devono essere disciplinati e responsabili, sopportare la fatica e il male, sia fisico che mentale. Lo si vede negli allenamenti sportivi, nei centri educativi e nei luoghi di lavoro. Il risultato è importante non tanto per l'individuo quanto per l'immagine del paese. La responsabilità e la serietà professionale si manifesta anche nel linguaggio del corpo; l'espressione del volto durante un'esibizione, sia essa in ambito professionale, sportivo o artistico, sarà sempre seria, si dirà "sembrano orsi", il senso dell'umorismo è lasciato per il momento a riposo. Il fatto di appartenere a una delle due superpotenze mondiali e di dover difendere un sistema sempre in competizione con quello rivale, spesso dava ai russi ansia di prestazione. Il fatto che noi studenti venuti dal "terzo mondo" portavamo i jeans e bevevamo Coca Cola da tutta la vita, mentre loro, giovani della superpotenza, non avevano questa possibilità, li metteva in dubbio sull'efficacia del comunismo ma allo stesso tempo sentivano la grande responsabilità di difenderlo. I loro nonni e i loro genitori avevano vissuto la miseria dell'epoca imperiale, per poi aver creato in soli quarant'anni una potenza mondiale dove c'era cibo, lavoro, casa, assistenza sanitaria e istruzione per tutti gli abitanti indistintamente; questo, aggiunto al fatto che avevano sconfitto da soli l'esercito nazista, erano motivi più che validi per sentirsi orgogliosi delle loro capacità. Certo, lo standard russo rispetto allo standard dei paesi occidentali era molto meno raffinato, ma non avendo quasi contatto con l’occidente, loro potevano confrontarsi solo con il proprio passato. È proprio questo orgoglio che influenza la mentalità dei russi. Un esame o audit effettuato da estranei non sarà sicuramente accettato di buon grado, nonostante il metodo di lavoro dimostrato sarà sicuramente di alta qualità e la capacità delle persone esaminate sarà molto grande. Se un esaminatore cerca di "rompere il ghiaccio" con una battuta, molto probabilmente verrà considerato "poco serio". Un allenatore potrebbe avere difficoltà a far capire all’allievo russo che il tuo obiettivo è aiutare a rinforzare le sue debolezze, non criticare il suo modo di agire. È curioso che i moscoviti (non dico i russi perché la Russia è un paese molto vasto, e la mentalità della Russia europea è decisamente diversa da quella della Russia asiatica), nonostante la loro immagine dura e distante, siano più "caldi" degli svedesi, ma comunque più “freddi” degli italiani. Se uno studente straniero stringeva amicizia con uno studente sovietico veniva "adottato" dalla sua famiglia. Se il sovietico abitava in un'altra città, dopo aver trascorso qualche giorno con la sua famiglia, tornava a Mosca carico di doni per il "compagno straniero" così lontano dalla sua famiglia. I regali erano per lo più cibo: sottaceti in agrodolce, salsicce, torta fatta in casa, ma potevano anche essere sigarette, vestiti caldi o qualche oggetto tipico della città natale dello studente sovietico, come utensili da cucina, quadri, tovaglie. Non ho esperienza come coach, motivatore o auditor con i russi, ma potrei immaginare che difficilmente accetterebbero uno straniero come coach, o per effettuare una valutazione, o per implementare un sistema di qualità. Se dovessero, potrebbero provare a dimostrare a tutti i costi che sanno fare il loro lavoro. La lingua russa è piuttosto complicata. La prima difficoltà per tutto il resto dei paesi occidentali, che parlano qualche lingua germanica o latina, è imparare a leggere e scrivere l'alfabeto cirillico. È una lingua forte e ricca, difficile e dura, adatta ad esprimere i pensieri di chi la parla. 4. L'AMERICA LATINA Come sudamericana, non posso smettere di dire qualcosa sulla nostra mentalità latina. Mi riferisco ai latini come all'intero gruppo di paesi che parlano una lingua di radici latine, cioè Italia, Spagna, Francia, Portogallo e tutta l'America Latina, dal Messico alla Terra del Fuoco. Per cominciare, i latini in generale sono molto comunicativi. Ogni occasione è valida per parlare: mentre si fa la fila in banca, sull'autobus, nella sala d'aspetto del medico... Per i latini, stare in un posto con altre persone in silenzio è imbarazzante; sentiamo un bisogno compulsivo per trovare un qualsiasi argomento di conversazione. Le lingue di radice latina sono ricche, piene di parole, coniugazioni, sinonimi, ecc. La stessa idea può essere espressa in tanti modi diversi. L'ordine delle parole non è rigoroso come nelle lingue germaniche, quindi giochiamo con la composizione delle frasi, iniziando un'idea alla fine, saltando all'inizio e terminando con la parte centrale. Anche la comunicazione paralinguistica è molto evidente: spesso alziamo o diminuiamo il volume e il tono della nostra voce, allunghiamo le vocali per enfatizzare il significato di una parola (“quel posto è lontaaaaano”), ripetiamo la stessa parola per far capire cosa vogliamo dire (“questa macchina è brutta! Ma brutta, brutta, brutta!”) In particolare, gli italiani hanno una ricca gestualità delle mani, che ormai fa parte del loro patrimonio culturale. Gli italiani muovono le mani anche quando parlano al telefono, cioè quando l'interlocutore non vede i gesti, vale a dire che i gesti non servono solo perché l'interlocutore capisca meglio l'idea, ma anzi aiutano chi parla ad esprimersi meglio. È un'espressione spontanea e inconscia, tipica della mentalità. Un'altra caratteristica comune della comunicazione è il nostro ricco linguaggio del corpo: è facile interpretare il nostro stato d'animo nei nostri volti, nel modo in cui siamo seduti, nel movimento delle nostre mani, nel nostro silenzio. Con parole semplici: parliamo con tutto il corpo! Quando lavoravo insegnando inglese, ogni tre mesi c'era un video corso. I video contenevano episodi della vita di una tipica famiglia americana. Utilizzando diverse tecniche, si applicava la grammatica e i termini appresi negli ultimi tre mesi descrivendo le diverse tradizioni degli Stati Uniti. Uno degli esercizi consisteva nel guardare l'episodio senza volume e cercare di indovinare il dialogo. Provate a vedere, per esempio, un film italiano, uno francese, uno tedesco e uno americano; confrontate il movimento delle mani, l'espressione del viso, il movimento della bocca, il movimento del corpo. È un esercizio molto divertente! Dopo questa panoramica sulla mentalità latina, analizzo più in dettaglio la mentalità dei latinoamericani. Sebbene ci sia l'idea che siamo tutti uguali, perché tutti parliamo spagnolo senza dialetti particolari, ci sono alcune differenze nel modo di comunicare tra i paesi. Non mi riferisco solo all'intonazione o all'uso di alcune parole tipiche di ogni paese, ma alla parte della comunicazione che è più influenzata dalla mentalità, come il linguaggio del corpo. Com'è motivare i latini? Generalmente accettano la maggior parte delle idee che arrivano dall'estero, convinti che tutto ciò che arriva dall'Europa o dagli Stati Uniti sarà sempre meglio di "quello che si fa in casa". Forse ascolteranno con un po' di umorismo e un po' di scetticismo. Probabilmente cercheranno di nascondere i problemi o di mostrare la difficoltà di apportare certi cambiamenti, ma alla fine accetteranno. Ho deciso di parlare solo di tre aree, molto diverse tra loro: i Caraibi, il Perù e l'Argentina. I CARAIBI SPAGNOLI (CUBA, REPUBBLICA DOMENICANA, PORTO RICO) Oggi i Caraibi sono nell'immaginario collettivo un paradiso di natura meravigliosa, gente allegra, musica e divertimento. Le spiagge, con sabbia bianca e palme che si protendono verso l'acqua, sono bagnate da un mare trasparente e caldo. Questo era il territorio esotico dove arrivò Colombo quando scoprì il continente. I pochi indigeni che abitavano le isole furono sterminati durante i primi anni della colonia a causa delle malattie portate dagli europei e del faticoso lavoro a cui erano sottoposti. Immediatamente furono portati dall'Africa gli schiavi, che si erano acclimatati al clima e alla natura tropicale molto simile a quella dell'Africa sub-sahariana. La popolazione era allora composta da europei e africani, più o meno nella stessa quantità, che nel tempo si sono evoluti nella mescolanza tra le due etnie. Le isole erano praticamente punti di transito di merci e schiavi tra l'Europa e l'America continentale, rendendo il Mar dei Caraibi una zona facile per le incursioni dei pirati inglesi che attaccavano e saccheggiavano le navi spagnole che tornavano in Europa cariche d'oro. Questa vita frenetica, pericolosa e allo stesso tempo magica ha plasmato il carattere dei Caraibi di oggi. I Caraibi hanno un rapporto speciale con la musica e la danza. Parlano molto velocemente e hanno anche ricchi gesti delle mani ed espressioni facciali. Sono molto scherzosi, il che dà loro la reputazione di essere un popolo molto allegro e vivace, che è spensierato nonostante le difficoltà. Sono impulsivi, estroversi e comunicativi. A causa del caldo tropicale, è normale vivere letteralmente con la porta di casa aperta e c'è un viavai di parenti, amici e vicini di casa che si fermano a parlare e a prendere un caffè o un rum a casa dell'altro, mentre in sottofondo si sente continuamente una salsa, un merengue o un reggaeton. La musica è una parte essenziale della personalità caraibica, ovunque si trovino, al lavoro, in un ristorante, in spiaggia o davanti alla porta di casa, non hanno problemi a fermare quello che stanno facendo per qualche minuto per fare un paio di passi di danza al ritmo della canzone di tendenza. Questa mentalità si riflette nella loro musica e nelle loro danze frenetiche e sensuali, che a loro volta sono una forma di comunicazione paralinguistica e linguaggio del corpo. Per chi non li conosce, possono apparire alquanto invasivi e impulsivi; durante le discussioni facilmente danno in escandescenza, caratteristiche che vengono compensate dalla loro affettuosità ed allegria contagiosa. La rivoluzione cubana del 1959 è stata una svolta che ha decisamente influenzato la mentalità della sua popolazione. Essendo solo una piccola isola, affrontarono senza paura gli Stati Uniti, respingendo l’invasione messa in atto dalla CIA ed un gruppo di cubani anticastristi per rovesciare il governo di Fidel Castro. Sotto il protettorato dell'allora Unione Sovietica, hanno raggiunto traguardi che nessun altro paese dell'America Latina è stato in grado di raggiungere: sistema sanitario universale e gratuito, istruzione gratuita inclusa l'università, rimanere tra i cinque paesi che hanno vinto il maggior numero di medaglie alle Olimpiadi. D'altra parte, come negli altri paesi comunisti, la libertà di espressione è quasi inesistente. Il comunismo cubano è molto particolare, perché a differenza di quanto accade con le persone di altri paesi comunisti del mondo, che spesso danno l'impressione di essere arrabbiati, il carattere estroverso, allegro e impulsivo dei cubani sopravvive a qualsiasi regime politico. La combinazione di essere un paese comunista con una mentalità caraibica dà ai cubani una particolarità che li differenzia dagli altri: il loro orgoglio e la convinzione di avere forza e capacità superiori a quelli degli altri. IL PERU Per la sua estensione (cinque volte l'Italia), ha molte regioni geografiche differenti. È attraversato verticalmente da tre lembi: a ovest la costa bagnata dall'Oceano Pacifico, desertica e arida, attraversata trasversalmente da alcuni fiumi che scendono dalle Ande, attorno ai quali sorgono le città più importanti e moderne; il clima è caldo e umido, ma la temperatura è regolata dal mare, che impedisce che si alzi troppo. la seconda fascia è la catena montuosa delle Ande, con alti vulcani e cime innevate; il clima è freddo e secco, durante il giorno la temperatura dipende dal sole, vale a dire che se si sta al sole la temperatura sarà calda, abbastanza gradevole, se si sta all'ombra si sentirà freddo, questo perché il calore che senti è direttamente il calore del sole, l'aria non si scalda perché c'è pochissimo ossigeno; il terreno è arido e difficile da coltivare. Le montagne molto alte e l'aridità del terreno rendono difficile la comunicazione tra le città, il che provoca una netta differenza di sviluppo tra la costa e la montagna. La terza striscia è l'Amazzonia, che copre il 60% del paese. Un'area di foresta pluviale con una ricca flora e fauna. Molto scarsamente popolata a causa della difficoltà di ingresso nel territorio. Fa molto caldo e umido, con frequenti piogge torrenziali che possono durare solo pochi minuti per lasciare il posto al sole. Poiché il Perù si trova appena sotto l'Equatore, non c'è una grande differenza nella lunghezza del giorno tra inverno ed estate. La storia del Perù è ricca di eventi che ne hanno cambiato radicalmente il destino. Era il territorio del potente e ricco impero Inca, che occupava gli attuali territori di Perù, Bolivia, Ecuador, Colombia e Cile. Fu sconfitto da un piccolo gruppo di conquistatori spagnoli e non recuperò mai il potere e lo sviluppo che aveva. Una volta stabilita la colonia, gli schiavi venivano portati dall'Africa per lavorare nelle piantagioni. All'inizio del 1800 c'era una grande immigrazione cinese e giapponese. Essendo stato creato sulla base di un grande impero, dove abbondavano oro, argento e pietre preziose, il vicereame peruviano era molto forte e potente. Il viceré governava con arroganza e disprezzava tutti coloro che non erano spagnoli. La popolazione andina e quella di origine africana sono state trattate con disprezzo, formando una società composta da varie classi sociali che dura ancora oggi, poiché le persone di origine europea sono privilegiate, mentre le persone di origine andina o africana hanno più difficoltà. Durante la colonia e i primi decenni della repubblica, gli abitanti della giungla amazzonica avevano pochissimi contatti con il resto del paese, poiché a causa della fitta vegetazione, degli animali selvatici e degli insetti e delle piante velenose era molto difficile per chi non conosceva la zona, ad addentrarvisi. Questa varia geografia, i diversi gruppi etnici che formavano quello che oggi è il Perù e la marcata differenza di classe hanno fortemente influenzato la mentalità e il modo di comunicare tra i peruviani. Fino ad ora, molti abitanti delle Ande non parlano spagnolo, ma mantengono invece le lingue usate dagli Incas, principalmente quechua e in secondo luogo aymara; le tribù della giungla hanno ciascuna la propria lingua e alcune persone non parlano nemmeno lo spagnolo. Le colonie cinesi e giapponesi, arrivate in Perù più di 100 anni fa, sono completamente integrate ma mantengono la loro cultura e lingua. A loro volta, la maggior parte degli abitanti della costa e delle grandi città parla spagnolo, ma non parlano nessuna delle altre lingue native del paese. Com'è la mentalità dei peruviani? È tanto varia quanto la sua geografia e la sua popolazione multietnica. La miscela di tradizioni ha contribuito a un'ampia varietà di culture, come l'arte, la letteratura, la musica e la gastronomia. La storia del Perù ha lasciato tracce molto profonde nel paese, influenzando tutti gli abitanti in modi diversi, a seconda della regione in cui vivono e in base al gruppo etnico di appartenenza. Le città più grandi e moderne sono sulla costa; lì gli abitanti sono più estroversi e moderni. Lima è una città con molta influenza nordamericana nel suo modo di essere e in generale nel suo modo di vivere. La gente delle montagne è più introversa e attaccata alle tradizioni che risalgono all'era Inca. Quelli della giungla sono molto socievoli e allegri e vivono in una straordinaria simbiosi con la natura. La violenta e drammatica distruzione di un potente impero, l'imposizione della lingua spagnola e della religione cattolica, e lo stato di servitù in cui caddero i discendenti indigeni degli Incas, influenzarono fortemente la mentalità dei peruviani. C'è una mentalità comune a tutti gli abitanti, e una mentalità particolare, a seconda dell'etnia a cui la persona appartiene. Gli abitanti delle Ande non dimenticano che discendono dal più grande e sviluppato impero esistente nel continente, dal quale furono brutalmente espropriati, essendo costretti ad adottare una cultura che non conoscevano; sono persone introverse, tranquille, disposte ad accettare senza protestare; sottomessi e tenaci. I discendenti afro-peruviani sono consapevoli che i loro antenati furono sradicati dalla loro nativa Africa e arrivarono in Perù come schiavi che vissero 300 anni in condizioni disumane; sono persone ribelli e orgogliose della loro origine; la loro storia è raccontata attraverso la loro musica e le loro danze, dai ritmi prettamente africani. Nonostante il fatto che dall'indipendenza nel 1821 abbiano cercato di instillare nelle persone l'idea di uguaglianza tra meticci e che la varietà dei gruppi etnici sia la ricchezza del Perù, c'è un razzismo mascherato che si manifesta in molti modi: la maggioranza dei benestanti è di origine europea, mentre la maggioranza dei poveri è di etnia andina o afro-peruviana. I benestanti hanno privilegi, ad esempio, per ottenere determinati lavori. L'istruzione pubblica non è molto buona, quindi la privatizzazione dell'istruzione è proliferata, il 46% degli studenti frequenta le scuole private, rispetto al 54% che frequenta le scuole pubbliche; i prezzi variano molto, da 25 a 1500 euro mensili, in un paese dove il salario minimo per legge è di 250 euro, il che riflette la differenza di classi sociali. Una parte della popolazione ritiene che la diversità sia ricchezza e apprezza ciò che ogni persona apporta alla società sia culturalmente che intellettualmente. Un'altra parte della popolazione, invece, ha pregiudizi nei confronti di persone che appartengono a un'altra etnia o ad un'altra classe sociale rispetto alla propria. Ciò provoca conflitti e risentimento sociale. Un altro tratto comune della mentalità peruviana è l'orgoglio del passato, di essere stato l'impero più grande e sviluppato del continente e l’orgoglio di vivere in un Paese dove si trova l'80% della biodiversità mondiale; quest’orgoglio si manifesta nell'accoglienza degli stranieri: cordialità, amicizia e generosità con chi vuole conoscere il Paese. L'ARGENTINA Un gruppo particolare in America Latina sono gli argentini, che per ragioni storiche si sono differenziati dal resto dell'America Latina. Gli argentini hanno avuto una grande immigrazione, soprattutto italiana, ma anche francese, inglese, russa, tedesca, greca, ebraica! Si potrebbe dire da tutta l’Europa. Verso la fine dell'800 e l'inizio del '900, in Argentina c'era un forte bisogno di manodopera sia nell'edilizia che nell'agricoltura per la coltivazione dei campi e l'allevamento del bestiame; il governo ha attivato un piano per attrarre i cittadini europei concedendo loro la residenza all'arrivo, in modo che potessero iniziare a lavorare da subito. Il momento storico in Europa era propizio per un'emigrazione di massa: la Svezia stava attraversando una gravissima crisi economica; in Russia era scoppiata la rivoluzione comunista; il continente Europeo era entrato nella prima guerra mondiale. Questi eventi hanno cambiato la storia dell'Argentina e Buenos Aires è diventata una copia dell'Europa in Sud America, molto diversa dal resto delle grandi città latine. Si stima che il 90% della popolazione abbia almeno un antenato europeo emigrato tra il XIX e il XX secolo. Il 60% degli argentini è di origine italiana e Buenos Aires è la città dove risiedono più italiani nel mondo. Un'eredità è il suo modo di gesticolare con le mani, che è “molto italiano”. Nel gergo di Buenos Aires si usano molte parole di origine italiana, che il resto dei latinoamericani non capisce; ad esempio andare al “laburo” dall'italiano “lavoro”, mandare il cane a “cuccia”, stare con la macchina “en panne”, parcheggiare in “banchina” , ecc. A differenza del resto dell'America Latina, le cui città furono costruite dagli spagnoli durante la conquista e successivamente fortemente influenzate dagli Stati Uniti, la città di Buenos Aires fu praticamente costruita da diversi gruppi di europei, ognuno dei quali lasciò la propria impronta caratteristica. Si vede così il quartiere degli Inglesi, con le case di mattoni con le vetrate quadrate; la birreria tedesca con le case dagli alti tetti a capanna con travi di legno a vista. L'influenza italiana è in tutta Buenos Aires, con dettagli che non esistono in nessun'altra città del continente, come le tapparelle, i marciapiedi fatti di piastrelle quadrate, i ferri per pulire le scarpe alla porta. Ogni gruppo di emigranti europei mantenne la propria cultura e allo stesso tempo si fuse con gli altri, imparando anche le usanze dei gauchos della pampa. Il contatto continuo con il vecchio continente e il livello culturale degli immigrati hanno favorito la cultura della nazione, che si riflette nel gran numero di teatri, biblioteche, musei, librerie, scuole di danza, scuole di musica, centri sportivi che esistono, nonché nel basso grado di analfabetismo (meno del 3%). La mentalità dei “portenos” (nati nella città di Buenos Aires) è molto particolare. Consapevoli di essere all'avanguardia sotto molti aspetti anche grazie agli emigranti europei che costruirono una bellissima città, sono estroversi, sicuri di sé, sempre alla moda e… fanfaroni! A differenza di altri latini di origine straniera, gli argentini di seconda generazione si sentono in primis argentini, forse perché gli stranieri erano tanti e avevano bisogno di fondersi in un'unica identità, o forse per il modo in cui sono stati accolti, che li ha fatti sentire benvenuti nella nuova casa. Insomma, gli argentini hanno un rapporto di odio-amore con il resto dei latinoamericani, poiché sono tanto ammirati come considerati presuntuosi. CONCLUSIONI Mentre scrivo questo articolo, è in corso la guerra tra Ucraina e Russia. Penso che questo fatto storico avrà delle conseguenze che influenzeranno ancora una volta la mentalità di molte persone. Tanto per cominciare, se credevamo che la rivalità tra Russia e Stati Uniti fosse finita con la scomparsa dell'Unione Sovietica, constatiamo tristemente che il conflitto non dipendeva unicamente da un regime politico e che la necessità per entrambi i paesi di dimostrare la propria superiorità si è intensificata. Inoltre, paesi storicamente neutrali, come la Svezia e la Finlandia, hanno deciso di aderire alla NATO, il che purtroppo influenzerà la loro mentalità pacifista e neutrale. Gli ultimi anni abbiamo visto le conseguenze drammatiche del cambio climatico. Si stanno prendendo molte misure per cercare di fermare una catastrofe mondiale. Una parte della popolazione del mondo è diventata più cosciente e sta realizzando dei cambiamenti importanti, che stanno cambiando il loro modo di vivere e quindi cambierà anche la loro mentalità. Un’altra parte della popolazione sembra non prendere l’emergenza con serietà e continua ad inquinare e finire le risorse vitali come l’acqua, senza scrupoli. Ma è così che accade con l'umanità, ogni giorno creiamo la nostra storia, che influenzerà la nostra mentalità, così come la nostra mentalità scriverà la nostra storia. Queste sono state le mie riflessioni molto personali e come tali del tutto soggettive, sicuramente influenzate dalla mia stessa storia, dal mio bagaglio culturale, dalla mia mentalità. Logicamente ho fatto riferimento alle diverse mentalità in generale, so che ogni individuo è unico e che alcune persone non si identificheranno del tutto con la descrizione che ho fatto, forse perché come me non appartengono a un unico luogo ma hanno esperienze che le fanno cittadini del mondo. Detto questo, spero che la lettura sia stata interessante.