Discussione

LA RICOSTRUZIONE DELLA RELIGIONE DEL NEOLITICO

LA RICOSTRUZIONE DELLA RELIGIONE DEL NEOLITICO

Molti libri sono stati scritti sulla religione del neolitico, un tempo in cui si venerava una Dea e una moltitudine di Dei maschi, visti come suoi consorti o figli; ma come è possibile oggi, in un'epoca così lontana e diversa, ricostruire i contorni di una spiritualità antica senza avere testi sacri o scritture? Come possiamo ascoltare le voci di un popolo che non ha lasciato parole scritte? La risposta non risiede in una semplice equazione archeologica ma in un atto di profonda intuizione spirituale e di ascolto; non stiamo semplicemente risolvendo un puzzle a pezzi mancanti, stiamo praticando una forma di ricordo sacro, un riannodare i fili di una conoscenza istintuale che giace dormiente dentro di noi; archeologi, antropologi e storici delle religioni sono, in un certo senso, i nostri moderni sciamani, attraverso metodologie sofisticate essi interpretano schemi di antichi insediamenti, reperti in terracotta, incisioni sulle ossa degli animali e decifrano un linguaggio simbolico universale lasciato dai nostri avi sulle rocce. Quello che emerge è la rivelazione di una spiritualità immanente, una spiritualità in cui gli Dei non erano rinchiusi in un cielo lontano ma pulsavano nella terra, scorrevano nei fiumi, germogliavano nei semi e splendevano nel Sole e nella Luna; il Divino era il respiro stesso del mondo. Ricostruire la religione del neolitico non serve solo per scrivere qualche pagina sui libri di storia, per i neopagani è un atto di riconnessione; significa ricordare che i nostri avi non pregavano un Dio separato dalla creazione ma abitavano all'interno di un cosmo vivente e sacro, vivevano immersi negli Dei; è un invito a guardare alla Luna piena e vedere il volto della Dea, a toccare un albero e sentire la forza del Dio, a sentirli nell’aria attorno a noi e dentro di noi, è un invito a comprendere che la spiritualità non sta scritta in un libro ma deve essere vissuta.