A differenza degli ovuli femminili, le cellule riproduttive maschili hanno delle “lacune” per quanto riguarda i sistemi di protezione cellulare, inclusi quelli antiossidanti. Non che questo comporti addossare responsabilità all’uno o all’altro sesso. Sia i precursori germinali della donna (ovoblasti) che dell’uomo (spermatogoni e le loro fasi più immature) sono provviste di regolari sistemi di protezione cellulare contro lo stress ossidativo. Nella donna questo ha la sua importanza poichè è la depositaria del materiale “da fecondare”. L’uomo, invece, perde le protezioni antiossidanti maggiori a mano a mano che da spermatogonio si passa a spermatozoo maturo. E questo ha un senso: una volta in campo, gli spermatozoi hanno bisogno di solamente 12-18 ore di vita per arrivare a svolgere il loro compito, mentre gli ovociti devono avere delle complete difese antiossidanti perché diventeranno essi stessi il prodotto finale del concepimento.
Il principale sistema di enzimi antiossidanti nello sperma è chiamato triade enzimatica di superossido dismutasi (SOD), catalasi (CAT) e glutatione perossidasi (GPX). Si ritiene che l’attività SOD provenga principalmente dalla prostata. L’attività della catalasi è stata dimostrata nei perossisomi, nei mitocondri, nel reticolo endoplasmatico e nel citosol in varie cellule. Nell’eiaculato è presente negli spermatozoi e nella parte fluidica, la cui fonte è la prostata. La catalasi è coinvolta nell’attivazione della capacità degli spermatozoi indotta dall’ossido nitrico, che è un meccanismo complicato del perossido di idrogeno. Anche la GPX è cellulare, localizzata nei mitocondri, ma è presente in parte anche nel fluido seminale il che lascia pensare che possa essere ceduta anch’essa dalla prostata. La SOD vuole zinco come cofattore, la catalasi necessità di ioni ferro mentre la GPX richiede selenio. Tutti questi enzimi perciò richiedono la partecipazione di oligoelementi per funzionare.
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