Discussione

Calitri, Campania

Calitri, Campania

A vederlo da lontano pare di osservare quei plastici di casette che si mettono in certi presepi meccanici; Calitri, in provincia di Avellino, è un vero e proprio paese delle meraviglie, pieno di stradine che salgono e scendono dalla montagna, nella maggior parte dei casi così strette da non permettere nemmeno il passaggio delle auto.Il borgo, fino a non molto tempo fa, pur caratterizzato da palazzi antichi di notevole bellezza e valore, con archi, logge e balconi, sottopassaggi, stemmi gentilizi, portali, talvolta accostati ad anfratti scavati nella roccia tufacea, era prossimo al disfacimento, per mancanza di manutenzione e, forse di un’idea per rilanciarlo ed è oggi al centro di un importante progetto di cecupero urbanistico. Paese di quasi cinquemila abitanti nella valle dell’Ofanto, nell’entroterra irpino, Calitri ed il suo territorio sono stati abitati fin dal periodo neolitico, come dimostrano i reperti archeologici ritrovati e conservati nel Museo Irpino del capoluogo. Etruschi, greci e romani si alternarono mescolandosi alle originarie popolazioni irpine, mentre in epoca medioevale, Calitri vede arrivare nel suo territorio prima i Longobardi, poi i normanni e quindi gli svevi, che portarono per queste terre periodi di relativo benessere e stabilità. Nei secoli successivi il feudo, col suo castello in cima alla collina, passò da una dinastia all’altra ed il borgo non cessò di essere un punto di riferimento di una certa importanza, almeno fino al disastroso terremoto di fine ‘600 che distrusse completamente l’antico castello e buona parte del paese. L’Unità d’Italia non farà altro che certificare lo stato di povertà e disperazione della gente e del territorio irpino, dove il latifondismo e le lotte per la spartizione delle terre e del potere fanno da contraltare ai fenomeni del brigantaggio e dell’emigrazione della popolazione più povera. Oggi Calitri ha riscoperto alcune sue vocazioni antiche, soprattutto quella dell’artigianato legato alla ceramica ed alla terracotta, alla lavorazione del legno ed del ferro, ma anche al recupero di antichi mestieri altrove scomparsi o quasi, come gli impagliatori, che costruiscono e riparano sedie o ceste, ed anche le merlettaie e ricamatrici. La lavorazione dell'argilla e della ceramica a Calitri è di epoca preistorica e venne successivamente affinata elaborando nuove tecniche ed importando intere famiglie di artigiani, tra cui alcune romagnole, originarie di Faenza, le cui ceramiche erano già famose tra la nobiltà dell’epoca. Dietro questi contesti produttivi di artigianato artistico in via di sviluppo, assieme ad alcune attività agricole e di trasformazione dei prodotti della terra, come salumi e formaggi, si sta oggi ampliando anche un’attività turistica che richiama a Calitri sempre più persone interessate a riscoprirne i valori ed i sapori tradizionali. Alcuni anni fa Calitri si è vista assegnare dalla giuria dell’«International Living» il riconoscimento di “5° paese al mondo e 1° in Italia per la qualità della vita di anziani e pensionati; il riconoscimento, che ha avuto notevole eco nei media internazionali, ha contribuito a creare non poca curiosità tra la gente, incrementando in modo consistente il flusso turistico verso questo piccolo centro irpino, magari anche solo in cerca d’ispirazione. Dalla cima del colle su cui sorge Calitri lo sguardo spazia sui monti Picentini che la circondano, arrivando fino alle province pugliesi e lucane; passeggiare per il centro storico, perdendosi tra i vicoli e le minuscole piazzette, scoprendo palazzi con portali importanti, loggiati, minuscole botteghe di prodotti locali, è un vero divertimento Notevole l’ex convento cinquecentesco delle Benedettine, oggi sede del Comune, ma anche Palazzo Rinaldi, Palazzo Zampaglione, Palazzo Tozzoli, Palazzo Berrilli “di sopra” con annessa la Torre dell’Orologio e Palazzo Berilli “di sotto” con la sua bella loggia a dieci arcate. Interessanti anche gli edifici religiosi, come la chiesa di San Canio, già presente nell’VIII secolo, la cui storia è legata a varie distruzioni causate dai terremoti che nel corso dei secoli hanno colpito il paese; la settecentesca chiesa dell’Immacolata Concezione e la bella e semplice chiesetta campestre di Santa Lucia. Numerosi sono gli edifici di culto del piccolo borgo irpino, a testimonianza di una fede atavica della popolazione; cinquecentesca è la chiesa di San Bernardino, nel rione più antico di Calitri, mentre ad esempio la Chiesa della Madonna della Foresta è una piccola chiesetta di campagna meta di pellegrinaggio delle famiglie e dei fedeli nelle domeniche di maggio. Tante le manifestazioni folkloristiche organizzate a Calitri, la maggior parte delle quali collegate alle ricorrenze religiose e devozionali, alcune delle quali vedono i fedeli impegnati in processioni molto suggestive. Ognuna di queste occasioni è comunque buona per mettere in mostra i prodotti dell’artigianato locale e quelli tipici dell’agricoltura irpina, in particolare olio, vino, mieli, formaggi, tra cui il caciocavallo e salumi vari, come le soppressate o i prosciutti locali. Senza dimenticare la cultura gastronomica calitrana, semplice e genuina, dove troviamo piatti tipicamente locali come i «cingule», che richiamano i cavatelli pugliesi, oppure le «cannazze», cioè i mezzi ziti, conditi con ragù e pecorino grattugiato, o ancora «l'acqua sala», fette di pane bagnate con acqua bollente salata sulle quali stendere uova sode e olio soffritto con aglio e peperoncino piccante. Altri piatti ampiamente diffusi sono le tagliatelle, talvolta anche bollite nel latte e condite con sugo di pomodoro e fagioli; le orecchiette; i vermicelli e il «baccalà alla walanegna», sempre conditi con olio fritto, aglio e peperoncino piccante. Ma Calitri non si fa mancare niente anche in tema di dolci; oltre alle scarpegghie, pizzette lievitate fritte in olio abbondante e poi imbevute di miele o cosparse di zucchero, ci sono i piccilatiegghi,ciambelline guarnite con uovo sodo trattenuto da due linguette di pasta e gli scallatielli, ciambelle aromatizzate con sale, pepe e semi di finocchio, lessate e poi cotte al forno.