Discussione

LE DIVISIONI INVISIBILI DELL’EUROPA ALL’EPOCA DELLA COVID

LE DIVISIONI INVISIBILI DELL’EUROPA ALL’EPOCA DELLA COVID

Secondo i risultati contenuti nel rapporto ECFR (European Council on Foreign Relations ), “Europe's Invisible Divisions: How Covid-19 is Polarizing European Politics" scritto e pubblicato ad inizio Settembre 2021 dagli esperti di politica estera Ivan Krastev e Mark Leonard, diciotto mesi dopo lo scoppio della COVID-19 in Europa, si possono raccontare le storie di DUE pandemie “diverse” all’interno dell’Unione. Questo rapporto si basa su molteplici sondaggi, che a mio modo di vedere sarebbe almeno utile leggere indipendentemente dallo spirito di condivisione o meno, condotti all’interno di 12 Stati membri dell'UE (complessivamente rappresentanti 300 milioni di cittadini e l'80% del PIL dell'Unione Europea). Da un lato la maggior parte degli europei del Sud e dell’Est ritiene o almeno ha percepito come il virus abbia prodotto gravi danni, quali un innumerevole numero di malati, lutti ed ingenti difficoltà economiche. Dall’altro, all’interno dei confini dell’Europa Occidentale e Settentrionale si manifesta esattamente il contrario sia pure con la maggior parte gli intervistati che descrivono come la pandemia rappresenti un evento decisamente terribile. Tanto per portare un esempio, in Ungheria, il 65% degli intervistati nel sondaggio ECFR ha affermato di aver subito pesanti ripercussioni personali a causa del virus, rispetto al 72% dei danesi, che ha affermato, al contrario, come la pandemia non li abbia affatto colpiti e con una Francia in cui il 64% dei cittadini afferma che il virus non ha avuto alcun impatto su di loro. Le motivazioni alla base di queste evidenti dicotomie, (culturali, politiche, geografiche, generazionali ecc ), dimostrano come i diversi Paesi non siano riusciti a gestire la pandemia in modo univoco ed efficace. La conseguenza è stata l’alternanza di periodi in cui si sono applicati i consigli suggeriti delle comunità scientifiche, a cui si sono contrapposti periodi durante i quali i timori legati ad ingenti perdite in ambito economico hanno di fatto reso inapplicabili approcci decisamente più rigorosi per il contenimento della diffusione del virus. Del resto, man mano che l’andamento della pandemia è andato migliorando, come ora, giustamente, la scienza, ha da subito invocato un passo indietro rispetto a quanto viene richiesto alla politica ed alle sue decisioni. E tanto per essere realisti ( e meno ipocriti ), è impossibile non notare come questa terribile emergenza sanitaria vissuta dall’Europa, non abbia fatto altro che riproporre il cliché già visto con l’adozione dell’euro e la gestione della crisi dei rifugiati, con una Europa del Sud e dell’Est che palesemente si è sempre dichiarata gravemente colpita e compromessa rispetto a quella del Nord e dell’Ovest. Questo sondaggio ha esplicitato anche un'altra divisione all’interno dell’Unione, rispetto al rapporto tra Stato e concetto di libertà individuale con un solo 22% degli europei che affermava di sentirsi "libero", rispetto al 64% di due anni prima. Ecco il link ove poter leggere l’intero rapporto: ecfr.eu/publication/europes-invisible-divides-how-covid-19-is-polarising-european-politics/