Discussione

REAZIONE

La nostra vita è fatta di tanti piccoli atti, gesti, azioni apparentemente casuali, improvvisi, incoscienti che hanno invece una loro valenza, e sono legati a una logica concatenazione di cause ed effetti. La nostra storia è un lento racconto, un lento apprendere dove esiste nascosta una chiave di lettura che non vogliamo ci sia sottratta e che custodiamo gelosamente come una reliquia. Molti comportamenti che noi adoriamo sono inseriti in un contesto preciso e sono solo reazioni, conseguenze di certi fatti, di certi stimoli. Abbiamo un elenco segreto che visiamo solo noi incessantemente di atteggiamenti frutto di reazioni, di voglia di riscatto. Nella nostra mente riprendono corpo al rallentatore gli eventi e i ricordi che ci hanno segnato, che hanno segnato una svolta, che ci hanno spinto a certi atteggiamenti prima impensabili. Molte nostre azioni sono in verità reazioni e sono da classificare come tali. Le reazioni che sembrano note stonate, negative solo il filo conduttore di fatti concreti e reali. Certe nostre manie, ossessioni sono la conseguenza di atti del passato che ci hanno condizionato e ci condizionano il presente. Quando le nostre attese sono state tradite in concreto dagli altri, dal destino abbiamo reagito in modo razionale o inconscio. Abbiamo tamponato per non consentire allo sconforto e al dolore di dilagare maligno, per ridurre l’impatto emotivo di certe situazioni, per seppellire situazioni complesse e ingarbugliate, per tagliare con dignità pezzi di passato, per eliminare persone ed eventi molesti. Nel deserto della mente sono ugualmente fluidi i ricordi osceni e cattivi come in un colabrodo. Abbiamo scoperto ad esempio che la nostra avversione agli aghi dipende da un evento traumatico dell’infanzia avvenuto in un ospedale, che la nostra abitudine di camminare a testa bassa dipende dalla voglia inconsapevole di sottrarsi agli sguardi torvi, alle offese e vanterie dei colleghi e vicini di casa importuni, che il nostro rancore per il genere femminile dipende dalle loro frasi pungenti ed insinuazioni malevole dure e rigide come punture di vespe, che il nostro amore per lo sport dipende da una accusa di essere sedentari da parte di un ex fidanzato soffocante, che il nostro trucco pesante dipende da una frase di un passante che quando non portavamo trucco ci aveva chiamato con l’appellativo di morta per il nostro pallore, che l’avversione per il gelsomino dipende dal profumo che porta la suocera, che le nostre fughe notturne dipendono da una reazione verso la educazione rigida di nostro padre che ci voleva privare di svaghi e divertimenti, che la nostra avversione per le donne rosse dipende da una storia del passato dove una ragazza rossa ci aveva rubato il fidanzato, che il nostro amore per le bionde dipende dal fatto che nostra madre morta prematuramente era bionda. Ogni volta mutano le storie, ma la trama, la tessitura resta la stessa. Non vogliamo ammettere che reagiamo come robot stimolati. Non ci accorgiamo che odiamo i camici bianchi perché da piccoli siamo stati maltrattati da un medico. Anche quando mancano all’appello dei ricordi ci rendiamo conto che le nostre sono reazioni. Ci fidanziamo con un ragazzo del ceto medio, dopo che nel passato un uomo di ceto elevato di ha umiliati e allora fuggiamo da quell’inferno per poi magari finire in un altro. Alla stretta finale sappiamo che le nostre reazioni sono dettate dalla dignità ferita e dall’orgoglio, non possiamo permettere agli altri di piegarci, di sopraffarci. Anche inconsciamente vogliamo essere presenti e vivi.