Discussione

BRUCIARE

Spesso abbiamo condiviso con altri esperienze particolari, punizioni, dispetti. Ci siamo ripresi in fretta ma in alcuni casi il nervosismo è arrivato alle stelle. Ci sono giovani che senza tregua, senza pentirsi fanno grossi dispetti alla collettività e le madri spesso giustificano l’operato dei figli, attenuano le loro malefatte. Molti giovani in taluni quartieri di periferia o non solo, per noia, per stanchezza, per stare nel branco, per avere rispetto e ammirazione, per solitudine, per rabbia e ironia, passano il tempo a graffiare le auto parcheggiate, a bruciare le auto in sosta. Poi fanno un resoconto dettagliato delle loro prodezze, le filmano, le mettono in rete senza prudenza. La gente parla, commenta ma non muove un dito, sprofonda nella palude della indifferenza, basta che la propria auto non è danneggiata. A nessuno viene in mente di intervenire. Nelle zone delle case popolari tali fenomeni sono frequenti, ma avvengono anche in quartieri cosidetti bene. Le auto vengono scavate con cacciaviti, distrutte, private di ruote e parafanghi. Alcune ricoperte di benzina e bruciate. Tutto riconducibile, collegato all’azione di ragazzini teppisti che magari vivono in belle case, sono bravi a scuola, hanno genitori professionisti. Bruciano le auto di chi vive in case popolari, in baracche fatiscenti. Nessuna associazione benefica cerca di frenare questo fenomeno, di salvare la situazione. I quartieri sono lande solitarie dove la notte comandano le bande che fanno risse, distruggono bar ecc. Dietro ci sono storie di vagabondaggio, e solitudine. La polizia si limita a fare qualche controllo, ma spesso è negligente, non mostra alcun interesse per certi atti di vandalismo, dicono di avere altro a cui pensare. Con rassegnazione la gente mette una pietra sopra. La gente tace, esita a parlare pur conoscendo gli autori materiali. I ragazzi che fanno le bravate sono temuti, la loro brutalità apprezzata. I loro comportamenti lanciano dei chiari messaggi che nessuno vede. Cosi ogni giorno l’incubo di vedere la auto rubata o rovinata diventa realtà. Alcuni giovani maleducati dovrebbero essere messi in riga, rieducati, ma nessuno sta loro dietro. Ci vorrebbero psicologhi e studiosi per annientare le manie distruttive. I giovani anche se rimproverati continuano a bruciare auto, come gli scalatori continuano ad andare a fare escursioni su montagne che franano. C’è una crudele e brutale ostinazione. I ragazzi continuano imperterriti a manomettere razzi, auto, bici a rubare, a rompere panchine, a uccidere cani, gatti, animali, a fare risse e zuffe in strada. I giovani si rifiutano di parlare, di collaborare, anche colti di sorpresa non raccontano, non dicono i motivi che li spingono a fare il male. Con certi atti si credono importanti. Credono che basta fumare, bere, bruciare per essere qualcuno. La loro versione è sempre la stessa: lo fanno per noia, ma molti per dimostrare che sono tipi tosti. Eppure la noia si potrebbe combattere in altri modi: leggendo un libro, vedendo una mostra, la versione rivisitata di un vecchio film, visitando un museo, un borgo, ascoltando musica classica, aiutando un bimbo in difficoltà o un anziano. Molti sono i modi cauti per ammazzare il tempo. Ci sono varie scappatoie. I giovani davanti a proposte culturali esitano, non interessa la musica leggera, le mostre, l’arte, non si riconosce il valore dell’arte. I giovani non chiedono scusa mai e cambiano sempre marachella. Allora è facile vedere un povero padre di una zona periferica, non ricco, disperarsi e mettersi le mani ai capelli davanti all’auto bruciata che aveva regalato a l’unico figlio per la sua promozione. Un orrore e uno scempio che non ha precedenti. Quel padre dovrà per forza maledire quel giorno perché non potrà rifare l’auto al figlio, che gli serviva per andare al lavoro. Non tutti hanno i soldi per ricomprarsi le cose, non tutti hanno la possibilità di fuggire dagli orrori di interi quartieri a rischio. Certo chi ha l’auto con l’aria condizionata e i vetri oscurati e il garage privato non se ne cura di certi atti vandalici. Si scrolla le spalle, basta che il nostro giardino resta curato, di quello degli altri non interessa.