Discussione

TIRARE DIRITTO

Spesso andiamo di fretta, tiriamo diritto per la nostra strada, non accettiamo ritardi sulla tabella di marcia. Non accettiamo di essere fermati, importunati, disturbati, non vogliano molteplici contatiti, gli altri con le loro domande e racconti ci mettono a disagio, ci creano tensioni con il racconto spesso dettagliato dei loro mali e problemi. Vogliamo stare nel nostro mondo, al riparo delle nostre certezze, delle nostre famiglie, della nostra casa, del nostro nido, delle nostre convinzioni. Vogliamo rimanere delle nostre idee, vogliamo difendere il nostro territorio dalle insidie. Non desideriamo ricevere domande importune per paura di dover rispondere. Non vogliamo raccontare le nostre allergie, le nostre manie, magari che siamo vegetariani o divorziati, non vogliamo dire che soffriamo di claustrofobia, che abbiamo una propensione alla insonnia, che abbiamo seri problemi di vista. Con crudeltà spesso rispondiamo agli altri con battute sarcastiche e fuori luogo. Schivare gli altri è divenuta ormai la nostra abitudine sociale a cui non possiamo fare a meno concentrati come siamo solo su noi stessi. Ogni occasione è buona per ritirarci nei nostri chiusi appartamenti, per sfuggire, per non farci trovare. Non rispondiamo al telefono, al citofono, fingiamo di non aver sentito, fingiamo di non aver visto. Godiamo quando non ci trovano a casa. Ci adattiamo a una vita chiusa, legata solo ai nostri amici e parenti, gli estranei sono fuori. Invitiamo a cena solo i familiari, i suoceri, gli zii altri commensali non sono ammessi neppure la domenica. Quando usciamo ci proponiamo di tirare diritto, di fingere di non vedere, di guardare le vetrine, di tenere gli occhi bassi per non incontrare quelli degli altri che ci sembrano indagatori, pungenti. Ogni volta rinnoviamo il proposito al mare di non dare confidenza al v9cino di ombrellone, vogliamo la nostra privacy. Spesso rispondiamo alle domande dei parenti per puro dovere ma siamo scocciati, nessuno ha il diritto di interferire, sia pure in qualità di parente o amico. Ci allarmiamo se suscitiamo l’attenzione altrui, in certi contesti vogliano passare inosservati. L’avvicinarsi di sconosciuti ci resta poco gradevole. Siamo restii a dialogare con gente conosciuta da poco, siamo diffidenti. Le richieste di amicizia ci danno fastidio, reagiamo ad ogni provocazione sia pur minima. Scattiamo come molle se marcati stre4tti pronti a dileguarci, a scomparire. Vogliamo essere presenti solo nella vita di chi ci è caro. Gli altri devono crepare fuori della nostra porta, spesso per scacciare usiamo espressioni forti e colorite. Poi ci sono persone testarde che vogliono a tutti i costi conoscerci, e alla fine penetrano la nostra corazza. Scopriamo che grazia e loro abbiamo saputo del nuovo farmaco per i dolori articolari, della presenza in città di un nuovo ristorante che nel frattempo è divenuto il nostro preferito. Parlando con gli altri invece di chiuderci abbiamo saputo cose vantaggiose per la nostra vita, per la carriera, per le nostre vacanze. Suggerimenti, consigli, notizie utili. E ci sorprendiamo a pensare che noi non volevamo parlare con quella persona che è divenuta fondamentale, che ci ha fornito involontariamente soluzioni ai nostri crucci e tormenti. Poi però la volta successiva tiriamo avanti di nuovo senza aver capito la lezione. Certe volte siamo asini ripetenti.