Discussione

VOTAZIONI

Il clima da campagna elettorale è sempre lo stesso, un copione che si ripete monotono per anni uguale a se stesso con poche mutazioni di rilievo. In tempo di elezioni i politici di turno si fanno vedere soprattutto nelle periferie, incontrano i quartieri disagiati, a rischio criminalità promettono rivolgimenti, rivoluzioni. Con calma ascoltano le esigenze delle persone, sono sorridenti, stringono le mani a tutti, esprimono la volontà ferrea di soddisfare tutti senza distinzioni. Si fermano nei negozi, prendono gli autobus e i tram con la gente comune. Guardano in silenzio gli abitanti mentre lavorano. Salgono sui treni regionali e locali, promettono di mettere le mani una volta per tutte ai trasporti vera nota dolente. Si concedono bagni di folla negli ospedali fra una schiera di medici e infermieri e promettono in tono concitato la riforma totale non parziale della sanità, una ristrutturazione completa, efficace, definitiva. La gente che ci crede applaude, agita le mani, saluta, sorride. Il politico arriva nelle periferie vestito in modo informale, con un giubbino, dei jeans per mostrare che è uno del popolo per il popolo. La gente si entusiasma, benedice la candidatura. Poi naturalmente prevale il voto egoista. Ognuno vota per il politico che ha promesso quello che a lui preme come l’abolizione di una legge, la creazione di una nuova scuola, la soppressione di uno stabilimento inquinante, la creazione di una nuova fabbrica con conseguenti posti di lavoro ecc. Subito dopo il voto lo scenario cambia, già il giorno dopo. Il politico tanto alla mano appare in tv vanitoso, evita le folle, fanatico si atteggia specie se ha vinto la sua coalizione, si mostra altezzoso, maleducato, ha una aria spocchiosa che infastidisce. Circondato da ragazze e giornaliste adoranti sguscia come una anguilla. Sfoggia abiti impeccabili da cerimonia e guarda tutti con ironia, scruta con aria perfida. Con la gente che gli ha dato il voto fiduciosa si mostra intollerante, a tratti ignorante, accampa impegni per non sentire, per allontanarsi indisturbato. Alle domande ansiose della gente in attesa gira la faccia. Fa finta di non vedere anche gente che conosce, non saluta nessuno, interrompe le persone che gli parlano che hanno la netta sensazione di parlare al vento, mentre le persone parlano e espongono i loro problemi loro si mettono al telefono e scappano accampando impegni e riunioni urgenti di partito. In periferia non ci tornano più, non ci mettono più piede come fosse un terreno contaminato da diossina. Non tornano a guardare in faccia la miseria. Si attaccano morbosamente alla loro sedia simbolo vivente del loro potere momentaneo. Non capiscono che il loro mandato è a scadenza. Si crogiolano come fossero eterni e immortali. Si dondolano con il cellulare di ultima generazione in mano, con lo sguardo superbo di sfida. Gli altri non sono nessuno, sono poveri diavoli, si sentono superiori. Ogni tanto tornano in periferia magari per inaugurare un cinema o teatro ma compaiono con gli occhiali scuri firmati, l’abito firmato, l’auto con i vetri oscurali e l’autista che li attende. Arrivano frettolosi e se ne vanno come il vento sfrecciando per le strade nel frattempo sgombrate in occasione della loro prestigiosa visita. Naturalmente va da sé che le promesse non sono mantenute e nessuno poi alle prossime elezioni vota per lui ma sceglieranno altri che avranno purtroppo lo stesso identico comportamento. Però almeno sarà garantita l’alternanza al potere fra forze di diversi schieramenti che poi tra loro nell’intimo sono solidali più di quanto si pensi. L’apparenza inganna talvolta.