Discussione

TORELLI

Achille Torelli drammaturgo era nato a Napoli nel 1841 da una famiglia di origini albanesi insediatesi in Basilicata. Il nome originario era Tauriello poi cambiato. Era un figlio d’arte. Suo padre era giornalista affermato e direttore di una rivista dove lui pubblicò alcuni racconti e novelle, sua sorella Maddalena recitava da giovane in teatri importanti, suo zio scriveva novelle, romanzi, racconti. Questo contatto con il mondo culturale influenzò la sua formazione come pure la biblioteca di famiglia gli fornì molti spunti interessanti. Iniziò con novelle e racconti, raccolte di poesie come Schegge, per finire a scrivere romanzi con cui ottenne premi governativi e riconoscimenti letterari di pregio. Scrisse per il teatro come la commedia I mariti del 1867. Le sue commedie vennero tradotte in napoletano da Salvatore di Giacomo e poi in francese e tedesco. Ebbe degli incarichi al teatro san Carlo. Si impegnò per il riconoscimento dei diritti d’autore, all’epoca poco tutelati e considerati. Le sue opere scavano in ambito familiare e sociale analizzano la figura della donna in tutte le sue sfaccettature. Importante è la sua opera Missione di donna. Le donne per lui più valide sono quelle che sono divenute madri. Fu definito dalla critica un innovatore di degno rispetto e fu fatto cavaliere. Questa fama contribuì a renderlo superbo e antipatico al pubblico. Capita sempre più spesso ai nostri giorni che il successo dia alla testa e insuperbisca le persone. Dopo iniziò una fase di discesa con un calo della ispirazione che lo portò a rimaneggiare vecchi scritti. Fu sempre più amareggiato dai mancati riconoscimenti e si allontanò dal teatro. Diresse il circolo culturale Goldoni. La sua opera teatrale più riuscita fu Scrollina interpretata dalla Duse con cui ebbe una corrispondenza epistolare di degno riguardo per i temi culturali trattati. Scrollina è una povera donna che davanti ai mali del mondo non potendo fare nulla scrolla le spalle , simbolo di rassegnazione totale, Spesso anche noi facciamo altrettanto con gli occhi bassi come la protagonista. Alla fine della sua vita tenne molte conferenze e guidò la biblioteca san Giacomo. Era suo il detto chi muore giace chi vive si da pace.