A un certo punto della nostra vita temiamo che un nostro figlio possa nascere e crescere contemporaneamente a un cugino della stessa età. Guardiamo con apprensione l’avvicinarsi dell’evento. Cerchiamo di tutelarci, di giocare d’anticipo, elaboriamo trucchi, e poi magari decidiamo di trasferirci in altro posto, in altro quartiere, città e paese. L’unico conforto può essere la fuga. Altrimenti la vita di nostra figlio o figlia verrebbe sempre condizionato dalla presenza inquietante del cugino/a che risulta essere alla fine un potenziale rivale a tutti gli effetti. In certi casi si crea competizione, emulazione, invidia, rabbia, gelosia. La parentela stessa in certi contesti rischia di andare in pezzi. Si fanno sempre confronti, paragoni. Ogni pretesto anche il più banale serve per fare subito il paragone, per sottolineare la propria superiorità rispetto al parente. il cugino più debole deve per forza soccombere, mentire, fingere continuamente. Istintivamente il più debole detesta il rivale. L’infanzia non è più spensierata ma ossessionata dal paragone. Il più forte si mostra presuntuoso, impettito. Il più fortunato si vanta dei propri successi e guarda l’altro in faccia per vedere gli effetti delle sue parole. Alla fine la situazione diventa esasperante, logora i nervi. Si imita il battesimo, la comunione del rivale, si copiano gli abiti da maschera, i viaggi. Si compete per gli istituti scolastici, i corsi di lingue, persino per le gite scolastiche. Si compete pure per gli abiti, per le tute da ginnastica. Alla fine i cugini da grandi si allontanano, non hanno voglia di vedersi, di incontrarsi, alcuni non si parlano più.
Va sempre più di moda esaltare i propri figli, abbellire i loro successi e screditare i cugini rivali. Alla fine sembra una gara lucida, sistematica che non ammette finte, distrazioni.
In certi casi non bisogna lasciarsi prendere dal panico, o lasciarsi coinvolgere. Non c’è nessun fascino nella rivalità pura. Meglio scherzarci sopra. Non si deve cadere nella trappola della rivalità. Meglio far finta di nulla spesso ci pensa il destino ad allontanare il rivale.
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