Erasmo Stefano da Narni era nato a Narni nel 1370 ed è divenuto famoso come capitano di ventura . Le notizie principali della sua vita si hanno dalla biografia redatta e corredata da ricerche di Giovanni Eroli. Nella sua casa natale a Narni vi è una lapide che ricorda le sue imprese di condottiero. Suo padre era un umile fornaio di una frazione di Todi, sua madre era di Todi e si chiamava Melania Gattelli e aveva nello stemma di famiglia l’immagine di un gatto di qui il soprannome di Erasmo detto il Gattamelata. Per molti studiosi invece il nome deriva da un cimelio usato durante le battaglie a forma di gatta con lo sfondo colore di miele. Per altri invece il nome farebbe riferimento al suo carattere dolce e mite come il miele appunto e ai suoi modi gentili e affabili e alla sua astuzia e furbizia come quella di un gatto. Si dice che avesse un cavallo e un gatto in casa.
Siccome era povero fu costretto a iniziare la carriera militare nei ranghi più bassi sotto la guida del condottiero Braccio da Montone e del conte Brandolini che aveva una spiccata simpatia per lui e lo guidò nell’apprendimento della arte militare nello stile dell’epoca. All’inizio operò al servizio di Firenze, poi dello stato pontificio. Lavorò a lungo a Venezia dove fu nominato, dato il suo valore, capitano generale. Peer la serenissima conquistò la città di Verona. Non sempre vincitore negli scontri, fu apprezzato per la sua avvedutezza, per la sua oculatezza nella strategia miliare. Era sempre concentrato ed aveva una ottima strategia di attacco e di difesa. Era misurato, ponderato, affidabile, fedele, leale. Non era altezzoso e superbo, ma molto mite. Dato il suo riconoscimento di uomo d’armi valoroso gli fu dato un castello e delle terre. Condusse varie campagne militari specie in Veneto dove si distinse per la sua impressionante e astuta tattica difensiva. Sposò Giacoma della leonessa sorella di un altro condottiero che aveva una ricca dote, da cui ebbe cinque femmine e un maschio.
Morì a Padova il 16 gennaio 1443. Dopo la morte la repubblica di Venezia lo iscrisse nel libro d’oro del patriziato. La vedova finanziò insieme al comune di Venezia una statua equestre in bronzo a Padova vicino alla chiesa di sant’Antonio, dove per volontà testamentaria, fu sepolto il condottiero Erasmo. La statua opera di Donatello, di cui si ebbero varie repliche, è un vero monumento equestre di ispirazione romana con decorazioni ornamentali. L’armatura appare decorata alla perfezione. Il cavaliere con portamento fiero porta a volto scoperto in mano il bastone del comando in posizione obliqua con la spada riposta nel fodero. Il volto secondo gli storici è molto somigliante e appare fiero per la sua capacità mentale di dirigere battaglie cruente. Si tratta di un omaggio all’uomo retto e onesto realizzato in modo abbastanza realistico. La statua fu fusa e fatta in bronzo come una tecnica particolare che fu ripresa successivamente.
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