Antonia Pozzi poetessa e scrittrice era nata a Milano il 13 febbraio 1912, figlia di Roberto Pozzi noto avvocato milanese e di una contessa ricca che aveva studiato in un collegio di suore pianoforte, lingue e ricamo ed era una frequentatrice abituale della scala. Era circondata da un ambiente colto. Viene battezzata a san Babila e le viene imposto il nome del nonno noto storico e appassionato di acquerelli. Le nonne erano tutte maestre. All’inizio viene iscritta nelle scuole delle suore marcelline. Poi frequenta il ginnasio statale Manzoni a Milano. Da adolescente scrive le prime poesie che verranno raccolte postume, Al liceo intesse una relazione con il professore di latino e greco che trova affine a lei per cultura e che ama per la sua statura intellettuale. E’ un uomo morale che nasconde la tristezza dietro uno sguardo placido, lei ipersensibile avverte il suo stato d’animo e ne se innamora. La relazione è interrotta dall’intervento paterno. Suo padre interferisce in tutte le sue decisioni e nelle sue poesie che altera e distrugge, manipola e cancella. La manda in viaggio in Inghilterra con la sorella per allontanarla dal professore. Antonia farà molti viaggi all’estero per imparare le lingue, in particolare in Germania dove tradurrà degli autori tedeschi. Farà crociere anche nel mediterraneo.
Dopo il liceo consegue la laurea in lettere e filologia moderna a Milano nel 1930 con una tesi sulla formazione letteraria di Flaubert. Dopo vari corsi di estetica si laurea con lode.. All’università conosce personaggi di spicco del mondo dell’arte come Vittorio Sereni, Luciano Anceschi ecc.
Scrive diari, racconti, poesie, lettere e inizia un romanzo sulla storia della Lombardia mai finito. Si dedica con passione alla fotografia. Arricchisce la sua cultura attingendo nella biblioteca della villa di Pasturo dove passa le vacanze. Si appassiona di escursioni montane, nella natura riesce a dimenticare i suoi problemi di cuore e la rigida educazione paterna. Mostra di essere originale e creativa. Si appassiona alla fotografia che le consente di consegnare alla eternità immagini che portano dentro sempre un sentimento nascosto che il fotografo deve saper cogliere. Crea dei veri album che spedisce agli amici e conoscenti. Si dedica all’insegnamento e all’impegno sociale. Nasconde dietro una apparente normalità il suo dramma esistenziale e la sua assenza di fede religiosa.
La sua vocazione è la poesia che si ispira alla poesia ermetica e a Sergio Corazzini. Il suo animo oppresso sente la crisi di una epoca e si esprime con immagini desolate e tristi. La poesia come dice lei stessa assorbe il suo dolore e lo trasfigura e poi in un certo senso lo placa. Molti sono i suoi saggi, traduzioni, raccolte di poesie dal titolo emblematico molte pubblicate postume, altre rimaste inedite . Nel 1938 viene sorpresa dalle leggi razziali. Stanca, triste si suicida a soli ventisei anni con i barbiturici il tre dicembre 1938 a Pasturo davanti alla abazia di Chiaravalle dove era giunta con la bici lasciando un biglietto di addio ai genitori. Il padre dirà ufficialmente che è morta di polmonite e manometterà il suo testamento e i suoi scritti.
Viene sepolta nel cimitero di Pasturo in una tomba con per monumento funebre una statua di cristo in bronzo. Milano le ha dedicato una via e molte manifestazioni e un film documentario.
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