La tafofobia è una sindrome particolare, si tratta della paura folle di essere sepolti vivi, la parola viene dal termine greco taphos che significa tomba, sepolcro.
Si tratta di una sindrome rarissima ampiamente studiata nei vari secoli passati. Per molti medici e studiosi è una forma estrema di claustrofobia. Non è considerata una malattia a tutti gli effetti, ma una specie di patologia che si può presentare in giovane età ma specie in tarda età. Di solito in tutto il mondo ne sono colpiti gli anziani. I bambini possono essere colpiti nel caso di letture impressionanti sul tema o di visione di film e video. Negli ultimi tempi si sta diffondendo anche fra i bambini per via di videogiochi particolarmente lugubri e macabri.
A studiare il fenomeno è stato il medico psichiatra Enrico Marselli. La paura irrazionale spesso degenera in vari sintomi.
In Gran Bretagna fra settecento e novecento ci furono molti casi di persone sepolte vive come mostra la statistica di un noto medico inglese. Questo avviene soprattutto nei casi di morte apparente, di letargia ecc. nel settecento un medico danese impose delle regole mediche per accertare la reale morte del soggetto. Si imposero delle regole pure per le pompe funebri. In Germania nell’ottocento i morti venivano lasciati molto tempo in obitorio. Si usarono campanelle legate alla bara, coperchi di vetro.
Molte leggende, racconti sono legati a questa macabra fobia. Scrissero in proposito Poe, Gautier, Kipling, Flaubert.
In passato si seppelliva persone vive per motivi penali, rituali, e cause accidentali. Questa strana fobia è stata trattata da film, dalla letteratura, da serie tv, il problema è che si sono diffusi molti cartoni animanti impressionanti con immagini di persone che graffiano la bara per fuggire. Dopo la visione molti bambini hanno sviluppato questa sindrome. Sarebbe meglio non vedere certi filmati. Non tutti i bambini riescono a rielaborare e rimanere impassibili. La sindrome si può manifestare anche a distanza di anni, rimane sopita sotto la cenere per poi esplodere al momento opportuno, durante la morte di un parente, di un amico. Meglio proteggere i minori da traumi violenti.
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