Spesso per una combinazione di eventi ci troviamo davanti persone che hanno un atteggiamento particolare che ci agita, che non ci garantisce alcuna amicizia. L’amicizia è fatta di condivisione, di collaborazione, di stima reciproca non di esclusione e discriminazione. Alcune persone dopo che ci hanno escluso dalla loro vita pretendono di riprendere le fila del discorso interrotto per anni come niente fosse e solo per tornaconto personale. Sentiamo le prime avvisaglie, di saluti inviati dopo anni di silenzio con impeto e intraprendenza. Si vorrebbe rimettere in gioco una amicizia che non c’è mai stata veramente, un rapporto che non è mai stato produttivo, sincero. Si aspira, si desidera recuperare una persona come se questa fosse un burattino che attende paziente in un armadio il momento di essere tirato fuori impolverato. Si ritiene che i tempi siano maturi per un recupero quando si ha bisogno di qualcosa, quando si è davanti a un cambiamento radicale, quando si perde il controllo della propria esistenza, quando le prospettive sono mutate e ci sono nuove sorprese che tengono con il fiato sospeso. Del resto è risaputo che il destino raramente ci fornisce quello che desideriamo, non sempre ci è favorevole. Spesso ci fornisce solo frammenti, spiragli di luce che ci fanno vacillare, ci rendono meno sereni. La persona che ritorna si mostra trasformata vorrebbe far crollare le barriere, creare uno stabile contatto, parlare dei suoi segreti, delle sue sconfitte, delle sue gioie apertamente, delle sue aspirazioni e prospettive. Coglie ogni occasione per aprirsi una breccia. Con costanza e pazienza cerca di abbracciarci, di coinvolgerci ma noi ci sentiamo vittime di un raggiro. Ci prende un senso di frustrazione per l’orgoglio ferito. Siamo consapevoli con la nostra saggezza acquisita che la persona vuole comunicare solo per interesse, scopriamo i suoi obiettivi, spesso nocivi pure nei nostri confronti. Valutiamo la linea di condotta per gestire la situazione, per evitare occasioni di attrito, di essere trattati come pupazzi. Ci lusinga il fatto di essere stati contattati ma scopriamo i progetti determinati che ci sono dietro. Si vuole sbloccare la situazione fieri solo per godere e acchiappare alcuni risultati positivi, per fare il salto di qualità. La persona ci appare ancora inaffidabile e siamo disorientati e raggelati. Non siamo sicuri se dare una altra opportunità, se permettere all’intraprendente di farsi avanti ancora. Ci barcameniamo mentre la persona pressante chiede e reclama attenzione. Ci allontaniamo per staccare la spina, per capire meglio. Sentiamo la tensione, la pressione, ci sentiamo condizionati. La persona che ci contatta vorrebbe bruciare le tappe, noi procedere per gradi. Capiamo che si tratta di una relazione amicale che non ci da soddisfazione, ci lascia sulle spine perché davanti ai nostri occhi si delinea un altro abbandono in agguato. La persona in passato magari si è rivelata egoista. Ci sembra impensabile costruire qualcosa di limpido. Cerchiamo di decodificare i messaggi che hanno una risonanza nella nostra anima. La nostra sensibilità viene urtata da nuovi comportamenti egoisti. Il nostro stato d’animo rallenta la situazione, ci prende un senso di tristezza, ci sentiamo insicuri. Ci sembra nefasta una eccessiva alterigia. Ci chiudiamo senza fare scelte avventate. Con abilità ci mostriamo moderati, privi di eccessi. Mostriamo un atteggiamento compassato, autorevole, fermo.
Poi davanti alla insistenza alla fine ci mostriamo freddi e distanti. Siamo accusati di freddezza ma siamo diffidenti, rigidi per necessità e difesa. La nostra rigidezza è criticata, ma nel passato magari siamo stati vittima della stessa rigidezza della stessa spietata selezione. Magari siamo stati esclusi da una comitiva e dopo anni la persona che ci ha fatto fuori come un serial killer pretende un riavvicinamento per scopi personali, per avere un favore. Chi ci dice che dopo non ci ributti alle ortiche? Ormai ci siamo fatti una nuova comitiva, una vita parallela e come si sa morto un papa se ne fa un altro. Bisogna imparare a valutare bene le conseguenze delle proprie azioni. Il mondo in fondo è pieno di comportamenti rigidi da parte di persone impensate. Ci sono quelli che ci guardano storto solo perché abbiamo sfiorato per sbaglio la loro auto in sosta, magari pure in doppia fila. L’intolleranza è all’ordine del giorno e nessuno ci fa più caso tutto proteso a difendere il proprio piccolo orticello.
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