Discussione

FARE MALE

Ci sono dei parenti che si mostrano gentili, capaci di accogliere le nostre confidenze che ci inducono a credere in loro. Ci accorgiamo con il tempo che non sono solo gli altri ad avere comportamenti torbidi e oscuri ma anche i parenti più stretti. All’inizio si tratta sempre di episodi circoscritti a cui non diamo peso. Poi notiamo una avversione che non comprendiamo un sadismo che non è più temporaneo e occasionale dettato dal momento. I parenti spesso passano la misura e si inseriscono di diritto nella lista nera dei nostri avversari. Sono solleciti infatti solo a farci del male persino fieri di farlo. I loro attacchi sono frequenti, forti e decisi. Alcuni sfruttano la nostra debolezza e disponibilità. Molti si compiacciono di metterci in cattiva luce. Ci sono quelli che arrivano ad eccessi fino a metterci alla berlina. Spesso restiamo passivi per non dar vita a scontri. Ci sono quelli che ci punzecchiano in modo sagace e spietato e noi ci sentiamo torturati. Il supplizio peggiore è quello inflitto dai parenti. Se ci ribelliamo ci accusano di essere permalosi e suscettibili. Scandagliando troviamo una vasta gamma di azioni negative: ci sono parenti che ci escludono dalla loro cerchia di amicizie, quelli che tentano di rubarci il fidanzato/a, quelli che sparlano di noi, quelli che non ci aiutano nelle difficoltà, quelli che ci voltano le spalle nella malattia, quelli che ci accusano e ci deridono perché magari non abbiamo un auto di lusso o una villa, quelli che ci rimproverano senza motivo, quelli che fanno finta di non vederci, quelli che ci invitano e poi ci isolano, quelli che ci fanno arrabbiare con le loro insinuazioni, quelli che ci accusano, quelli che provano un piacere sfrenato davanti alle nostre perdite, quelli che ridono sguaiati dei nostri sbagli, quelli che ci consigliano per male, ecc. Di fronte a tanto male siamo impotenti. Di certi parenti abbiamo una impressione negativa. Il loro godimento per le nostre sconfitte è spregevole. Tuttavia evitiamo reazioni scomposte. Non prendiamo iniziative. Non alimentiamo liti e malintesi. Smorziamo fuochi accesi. In certi contesti i parenti ci fanno sentire degli intrusi. Ci sono quelli che arrivano a comportamenti meschini, ad esempio nell’ambito di una azienda a conduzione familiare impediscono al parente di fare carriera a vantaggio di altre persone magari più scarse e meno competenti o quelli che ti invitano alla sagra del paese di origine e quando ti incontrano fanno finta di non vederti perché sono in compagnia di amici che non vogliono presentarti. Ci sono infatti quelli che difendono con le unghie la propria privacy ma della tua famiglia vogliono sapere tutto. Ci sono poi quelli che potrebbero aiutarti, accompagnarti ma non lo fanno per puntiglio e tu sei costretto a chiedere aiuto agli altri. Si sprecano gli atti insani e malevoli. Alcuni non ci aiutano anche se siamo riversi a terra. Alcuni rapporti parentali ci sembrano privi di equilibrio. Noi ci dibattiamo e fingiamo calma. Nessuno prova pietà per noi, per le nostre sconfitte, malattie ecc. certi comportamenti vigliacchi fanno sanguinare il nostro cuore, certe risate sarcastiche ci fanno tremare. Non possiamo certo implorare amore. Sopportiamo le alterazioni anche le più strane e anomale. In certe situazioni evitiamo di venire coinvolti. Certe esclusioni folli ci lasciano perplessi e sconcertati, ci fanno salire il sangue alla testa. Non concepiamo che gli altri si comportino meglio dei parenti. Alla fine ci rassegniamo razionali e disinvolti. Intanto i comportamenti anomali e incoerenti si ripetono. Partecipiamo agli eventi familiari come automi. Ci sono quelli che mentono pure sulle malattie, che nascondono i mali e si vantano dei successi. Per non venirci a trovare inventano scuse o ci dicono in faccia che non possono venire perché abitiamo in periferia. Certe situazioni ci appaiono grottesche. Certi apprezzamenti ci sembrano aridi e meschini. Certi attacchi ci sembrano fuori luogo. Ci sembra di nuotare nello squallore, in un mare di squali che hanno lo stesso sangue nostro e lo stesso Dna. La disgrazia è quella voglia maledetta di gareggiare, quella competizione sfrenata che divide e getta l’anima nel veleno . Ci sono parenti che impediscono ad altri di frequentarci. A monte c’è sempre il senso di superiorità, l’interesse ad apparire migliori. Poi si arriva alla vecchiaia, al capolinea e ci si accorge che tutto è stato vano. I tormenti e le miserie sperimentate, le assenze di contatti non sono serviti a niente. Le parole sono volate via sotto il tocco fatale del destino. I rapporti si sono consumati come un foglio stropicciato in modo infido. I parenti non ci ammirano, non ci fanno complimenti, non ci elogiano, notiamo che sono più gli altri a rispettarci. Ci sentiamo in colpa per non essere stati troppo partecipi nel contesto familiare ma certe volte abbiamo dovuto per forza sparire per evitare situazioni complesse. Ci siamo spesso sentiti bersagli facili di asti e ripicche. Poi il destino rimette a posto le tessere del domino con la sua mano fatata. Gli esclusi si riprendono con soddisfazione le loro rivincite la loro porzione di felicità negata e sottratta. Si scopre il risveglio, la rinascita, con meraviglia il bene trionfa concreto e indistruttibile. Il destino fra le pieghe racchiude doni per i più buoni.