Il termine tartaria deriva dal mito greco e si riferisce al regno degli inferi. La Tartaria era una regione storica dell’Asia molto estesa dal clima ostile da qui il termine spregiativo. Era un termine europeo per indicare zone sconosciute della Siberia, degli Urali, della Manciuria. La Siberia era detta grande tartaria, la Crimea piccola, la Manciuria era detta tartaria cinese. Il termine negativo è giunto fino al XX secolo. Molti viaggi storici hanno sfatato il mito oscuro della Tartaria. Nel XIX secolo il mito era ancora in piedi nella arte e nella letteratura, nei racconti e nelle leggende, nei quadri e nelle favole. Spesso era sinonimo di un luogo favoloso, ricco, immaginario, una terra di giganti, di ricchezze, di pietre preziose, un eden felice ricco di prosperità e benessere. Secondo la credenza la tartaria era un regno indipendente, pieno di tesori anche nascosti, una regione prospera, un impero potente, che si estendeva dal mar Caspio fino all’oceano pacifico, comprendendo l’Asia centrale. Un regno con un esercito particolare, efficiente, dotato di controllo e di dominio. Ci sono mappe geografiche antiche ricche di riferimenti riguardo questa antica civiltà perduta, che per molti sensitivi è ancora esistente. Secondo invece alcune fonti storiche la civiltà dei tartari si sarebbe estinta per colpa di calamità naturali come terremoti e inondazioni. Secondo alcuni sarebbe sprofondata nel fango dopo piogge abbondanti. La storia della Tartaria è ancora avvolta nel mistero fitto. Di questa zona si sa poco e le fonti sono scarse.
Alcune terre furono esplorate da missionari e monaci esploratori. Secondo alcune fonti la tartaria fu oggetto di massicce invasioni di barbari e andò in decadenza.
Ad alcuni sensitivi piace pensare e credere che esista ancora questa terra favolosa abitata da uomini saggi che vivrebbero appartati lontano dalla civiltà.
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