Una parodia tra Dan Brown e l’attualità pandemica, dove Marco Travaglio diventa il Langdon italiano in un’epopea che smaschera poteri occulti, profezie perdute e complotti bio-politici
Davide Ferrari firma “Angeli e asini. Il raglio di Travaglio” una satira parodistica sospesa tra realtà e invenzione, che rilegge il thriller esoterico in chiave politica e pandemica. Dopo “Il Codice Berlusconi”, lo scrittore ferrarese, psicologo, commercialista, autore da anni dedito alla saggistica e alla narrativa borderline, torna a vestire Marco Travaglio dei panni di un detective dell’anima e della verità, catapultandolo in un’Italia distopica sotto assedio sanitario.
“Nel nuovo millennio le ombre non si nascondono: governano”, si legge nel romanzo. E in effetti il racconto non lesina colpi di scena: dalla minaccia di un virus sconosciuto nascosto nelle fondamenta di San Pietro alla creazione di uno Stato Italo-Pontificio che riscrive i Patti Lateranensi, fino all’abdicazione di Papa Francesco e all’assedio della Chiesa da parte dei paladini del Movimento 5 Stelle, tutto è grottesco, ma mai del tutto inverosimile.
Il complotto ruota attorno a tre fiale contenenti virus, vaccino e antidoto. “Una geniale macchinazione per mettere sotto scacco il papato”, dice un Beppe Grillo reinventato in chiave tragicomica. Accanto a Travaglio, torna Sophie Nevjeust, già comparsa in “Il Codice Berlusconi”, moderna sacerdotessa e discepola di Sai Baba, guida spirituale che, come Papa Giovanni XXIII, aveva previsto l’avvento di una dittatura in Italia.
Il testo attinge a una costellazione di riferimenti, religiosi, politici, storici, giornalistici, per costruire una narrazione surreale ma profondamente radicata nel nostro presente. C’è spazio per Montagnier e i suoi neuroni-specchio antivirali, per la critica al “regime dell’informazione” incarnato da virostar e opinionisti TV, ma anche per l’idea di una “terza Italia”, evocata dalle visioni di Giovanni XXIII e da un Sai Baba riscoperto come contro-profeta moderno.
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Davide Ferrari utilizza l’assurdo come lente per scandagliare i fantasmi di una società spaccata, dove “la verità non ha un solo volto, è come il dio romano Giano bifronte”, e il confine tra scienza e fede, bene e male, ragione e paranoia si fa sempre più labile. Il suo Travaglio è cinico e scettico, ma destinato a dubitare perfino di se stesso.
Una storia che non cerca redenzione, ma un’ultima, disperata occasione per scegliere. “A volte la soluzione risiede esclusivamente in una terza opzione”. In un mondo dove tutto è già deciso, la parodia è forse l’unico spazio di vera libertà.
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