Discussione

AMPLIARE

Di solito siamo abitudinari anche nel campo delle amicizie, ci fossilizziamo su alcune conoscenze trascurando il resto del mondo. Abbiamo la nostra cerchia ristretta di amici e ci fidiamo solo di loro. Non sempre il nostro spirito è pronto per altre amicizie e conoscenze. Certe volte però in particolari contesti siamo colpiti da persone nuove e sconosciute che magari hanno cultura, fascino, usano un linguaggio forbito, sono eleganti, educati, disponibili, sinceri. Allora ci avviciniamo a loro con fare umile e tentiamo di farli salire sul nostro carro. Il nostro approccio è spontaneo, vivace. Con astuzia galante cerchiamo di corteggiare le persone che ci hanno colpito e con una particolare dialettica. Alcune persone le abbiamo conosciute in mostre, salotti, teatri, cinema e sono persone impegnate, perbene, oneste. In fondo non ci dispiace affatto ampliare le nostre conoscenze, allargare il cerchio chiuso per anni. Ci rendiamo conto di avere pochi amici selezionati, di numero inferiore in percentuale a quelle che hanno gli altri colleghi e amici. Alle persone nuove appena conosciute attribuiamo un mucchio di qualità e li consideriamo affini a noi. Poi dopo una certa frequentazione decidiamo di presentarli ufficialmente ai nostri amici di vecchia data nella speranza che li accolgano e comprendano. I nostri amici da un lato fingono di accettare dall’altro si lasciano andare a critiche più o meno aspre. Tutti gli amici sono capaci di trovare ai nuovi arrivati molti difetti. Vanno a caccia di tutti i punti deboli, di tutti i nei secondo schemi precisi. Li considerano opposti a loro. I nuovi arrivati subiscono attacchi come prede. I nostri amici dietro un sorriso mieloso di accoglienza sono critici, ostili, vorrebbero allontanare l’intruso. I nuovi arrivati non hanno impressionato favorevolmente. Tutti gli amici si fissano ad elencare solo difetti. I nuovi o il nuovo sono poco gentili, parlano troppo veloce, camminano male, mangiano poco, sono intriganti, il loro comportamento non è cristallino, sono ambigui, sono troppo furbi, troppo infantili, troppo audaci, sono falsi e bugiardi via discorrendo. Gli amici freddano i nostri entusiasmi. I nuovi sono maleducati. I loro gesti sono registrati e catalogati. Alcuni sono troppo proletari, altri troppo snob. Il loro modo di vestire è ordinario. Sono di bassa lega, commettono gaffe e errori. Non hanno buon gusto. Spesso invece le nuove conoscenze fanno dei gesti inconsapevoli, involontari senza malizia alcuna. Sono accusati di essere invadenti, prepotenti, persino malandrini. Allora desistiamo e ci tiriamo indietro. Capiamo in ritardo che i gruppi consolidati di amici non accettano intrusioni di sorta. Eppure ampliare le conoscenze può essere costruttivo, un fattore determinante per la nostra crescita spirituale, psicologica, sociale. Invece i nuovi arrivati sono identificati come importuni che rompono degli equilibri costruiti a fatica. Allora in pratica decidiamo di frequentare da soli le nuove persone ma gli amici si rivelano gelosi e possessivi e ci fanno scenate di gelosia. Tutti gli amici si comportano in modo identico e ci mettono in castigo per il fatto che abbiamo tentato di ampliare le conoscenze. Nessuno ha un barlume di buon senso e un senso di moderazione anche nei giudizi. Si esprime solo disappunto coronato da una voglia di oblio verso il nuovo che si vorrebbe oscurare. Nessuno rivela uno spirito di adattamento. Cosi le amicizie si consumano anche le più vivaci nel frullatore della intolleranza. Le amicizie dovrebbero essere varie, assortite come una macedonia, come caramelle.