Siamo divenuti un popolo di persone superficiali che si limitano a osservare pure distrattamente le apparenze. Non vediamo mai i retroscena, cosa si nasconde nel sottobosco di ogni situazione. Ci sono persone ricche che godono di protezioni e privilegi e noi ci limitiamo a invidiare quella posizione, a rispettare decisamente quel ruolo, senza valutare con freddezza le origini di quel repentino arricchimento. Non facciamo commenti assillati dal concetto che i soldi sono tutto e il resto è niente. Invidiamo le ville, gli uffici, le segretarie dei ricchi, le relazioni, la carriera, le auto con autista, la professionalità senza guadare ai compromessi raggiunti, ai bluff praticati. Non siamo furiosi davanti ai raggiri e agli inganni. Guardiamo solo ai ruoli, ai livelli, agli occhiali firmati non vediamo la prepotenza, lo strafare. Certe posizioni vivono di sottoboschi che nessuno si prende cura di illuminare, portare alla luce con qualsiasi espediente. Tutto passa sotto silenzio, cammina con passo felpato. In punta di piedi avvengono ingiustizie, sgarbi che affondano nel fango di un sottobosco oscuro. La gente comune deve solo parare i colpi bassi inferti e guardare con occhi interrogativi pieni di stupore. Ogni giorno si ripete la stessa storia. Donne giovani fanno carriera non per la loro capacità ma per la loro avvenenza. Donne anziane messe a cantone negli uffici perché ormai vecchie non appariscenti. Certi sottoboschi in certe situazioni ci terrorizzano sono la cartina al tornasole di una società edonistica affaristica che non perdona il diverso, che non garantisce pace sociale e neppure quella interiore. In certi posti di lavoro nel sottobosco si annidano contraddizioni, incongruenze. Vengono congedate persone valide a vantaggio di sprovveduti senza arte né parte ma ben visti da certi centri di potere. Gli imprudenti che si ribellano a tale situazione intrigante rischiano grosso, meglio tacere, essere avveduti. Solo coltivando il silenzio si può farla franca. Ci vuole sangue freddo anche se si ha il cuore dolente. La vita è cosi costellata da spiacevoli ricordi. L’ordine lascia a desiderare. In ogni luogo ci sono oscuramenti, occultamenti, manomissioni, fraintendimenti. Ci vuole tempo prima di indagare, di scavare nel sottobosco di assurdi compromessi. Il sottobosco si nasconde bene, rappresenta per certi versi un costante minaccia. Il sottobosco tradisce, colpisce personalmente, destabilizza. Lentamente, a fatica ci si adatta, si resta immobili in attesa di un ipotetico risveglio delle coscienze che non avviene mai. Nessuno getta luce sugli intrallazzi del sottobosco che nessuno vede a occhio nudo. Il cittadino comune è costretto a camminare a piedi nudi nel fango. Nessuno sottolinea la presenza del sottobosco neppure indirettamente. Resta solo come via di fuga l’indifferenza. Nessuno vede l’arroganza del potere, che non guarda, che non sorride mai. L’affabilità è una prerogativa delle masse inermi. La gente distratta non da battaglia al sottobosco e lascia che cresca indisturbato come una malapianta da estirpare ma resistente come nylon. Basta essere piacenti, avere una carta di credito, una faccia rifatta e si è qualcuno. Sono le persone che vivono nel sottobosco praticamente ad essere stimate, loro danno sicurezza con la loro spavalderia innata. Il sottobosco alla lunga inquina come una falda acquifera contaminata. Chi è anche al corrente di certo sottobosco finge noncuranza. Nessuno si può trasformare in un report d’assalto. Per evitare problemi, disperazioni si sta ai margini, negli argini. Meglio non intervenire, certe reti di amicizie nel sottobosco sono forti come rocce. Si può solo essere irritati per la proliferazione del sottobosco. L’ascesa di certi personaggi appare scontata. L’ascensore sociale funziona solo per pochi. Meglio tenersi alla larga dal sottobosco, con strategie personali. Chi vive nel sottobosco conosce i trucchi del mestiere, è un abile manipolatore e addestratore, sa fare incantesimi e miracoli. E’ allenato a ogni evenienza come un atleta ginnasta. I poveri, gli umili, i cittadini ignari sono solo pedine che possono registrare le alterazioni perché non sono stupide ma non possono fermare la corsa del sottobosco verso i primi posti di eccellenza. Il sottobosco vive di malizie e di misfatti. Gli altri non hanno voce, devono vivere lontano dai riflettori. Meglio evitare interventi se non si vuole cadere in rovina. Si deve stare a una distanza di sicurezza dal sottobosco che ha i suoi velenosi tentacoli maligni. Si procede a testa bassa consci che tutto resta come prima. Dietro una apparenza di rispettabilità, di responsabilità, di familiarità si nasconde il sottobosco con le sue insidie, che è peggio delle sabbie mobili. Meglio naturalmente non fidarsi delle apparenze.
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