Nella vita crediamo sempre di fare scelte volontarie, personali, autonome. Crediamo ingenuamente che siamo noi a scegliere e ricercare fatti, persone, situazioni. Non ammettiamo l’imprevisto, il caso e se lo accettiamo pensiamo bene di regolarlo, di convogliarlo verso il nostro modo di sentire. Ci sono però situazioni che sfuggono al controllo in modo assoluto, piccoli imprevisti che si fanno deragliare. Le scelte soggettive non sono mai tali completamente. Crediamo di scegliere noi amicizie, conoscenze ma non sempre avviene in questo modo.
A un certo punto della vita ci accorgiamo che il destino ha affidato alle nostre cure alcune persone che non credevamo di doverci accollare. In realtà la fonte creatrice affida a ciascuno di noi il compito di seguire, curare in modo perfetto e consapevole alcune persone magari fragili, in difficoltà, che vivono nel degrado, nel dolore, nello squallore. Ci accorgiamo di essere dei militanti, di operare a livello sociale. A noi è affidato l’arduo compito di salvare, proteggere, avviluppare persone meno fortunate che vivono nel pantano magari della indigenza, della malattia.
Ad esempio una nonna scopre di dover seguire la nipote e di doverla sorvegliare e aiutare per non farla cadere nel male, una nipote scopre di doversi prendere cura della nonna abbandonata dai figli maschi e da figlie distratte, una ragazza scopre di doversi prendere cura di un ragazzo timido, indifeso, solo con problemi familiari e economici che diventa poi il suo amico o il suo innamorato. Molti inorridiscono, sono disgustati dalla idea di doversi fare carico anche dei problemi degli altri. Forse invece la serenità viene proprio dagli impegni, dalla attività sul campo. La vita ha un gusto diverso, un sapore più autentico, ha una visione più spirituale meno materiale. Molte persone volgari non concepiscono di dover aiutare gli altri ma poi il destino mette sul loro cammino persone da servire e aiutare e sono cosi costrette per lo meno a collaborare anche semmai a fasi alterne . Molti invece per istinto sono pronti a sacrificarsi, sono attratti da situazioni complicate, totalmente fuori controllo. Ci sono sacerdoti che spontaneamente intervengono sul tessuto sociale e aiutano giovani in difficoltà che hanno problemi con la famiglia, con la giustizia. Per intervenire e guidare gli altri ci vuole una preparazione, uno stato d’animo particolare non alterato dall’egoismo. Solo chi opera per il bene si sente vivo. Nella pratica se ci si guarda intorno ognuno scopre la persona o le persone che sono a lui affidate dalla sorte. Si può trattare di un cane, di un bambino, di un nonno. Molti invece si chiudono e diventano impenetrabili. Fare il bene produce sempre una gioia incontenibile fuori da qualsiasi schema precostituito. Dobbiamo accettare lucidamente con gioia le persone che ci sono affidate anche le più strane. Il bene puro, la cortesia sono necessari e non vanno sbandierati ma coltivati nell’intimo.
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