Nel nostro tempo sembra che la gente faccia di tutto per rendersi antipatica se non addirittura ostile. Spesso anche per strada nei passanti, nei cittadini della nostra città notiamo uno sguardo ostile senza motivo visto che non esiste realmente una conoscenza. Ci sorprende come i rapporti fra la gente comune non siano più alla insegna della tolleranza, della distensione se non proprio della solidarietà. Gli incontri sono tesi, distanti, Non esiste più la calma. Ci si accorge che esiste solo egoismo, sopraffazione, superbia, superficialità, Siamo persuasi che tutti considerano gli altri dei potenziali rivali, nemici cosa non sempre vera. I colleghi non salutano, pensano solo alla ascesa nella carriera. I vicini di casa sono ostili per ragioni di scelte condominiali non condivise, come se una persona non possa esprimere la propria opinione liberamente. Spesso circolano pettegolezzi infamanti sul nostro conto e restiamo sbalorditi. Da qualsiasi prospettiva si vede la questione rimane il fatto che gli altri non ci stimano, e aspettano solo di coglierci in fallo. Gli altri ci colpiscono con audacia, con astuzia dopo averci sedotto con le loro parole iniziali gentili.
Allora avviene un fenomeno strano, non si vede l’ora di finire un rapporto, di vedere la fine di una fragile relazione. Allora si aspetta che il dirigente austero vada in pensione definitivamente, che il vicino di casa cambi residenza per toglierlo alla nostra vista, che il destino allontani un amico molesto, che il negoziante bisbetico e maleducato chiuda il negozio. Si aspetta che il fato compia il suo miracolo e ci tolga dalla vista il molestatore di turno. Aspettiamo pazienti che la collega ipocrita venga trasferita, che il parroco acido venga mandato in missione lontano, che la cugina invidiosa cambi residenza, che le persone scrutatrici del quartiere vengano messe in riga, che il medico incompetente venga mandato in altra asl. Quando le persone si tolgono alla nostra vista respiriamo, sorridiamo rilassati, lo stress si è concluso. Si tratta di una grande liberazione. Dopo scontri, occhiatacce tutto si è concluso, la giostra è finita e bisogna scendere. Dopo approcci negativi torniamo alla calma di giorni sereni. Sono finite le insidie, gli assilli. Ci auguriamo anche che alcuni compagni di viaggio del mattino che si spostano come noi per lavoro vadano in pensione per evitare di vederli tanto sono insipidi e ostili. Le donne danno dimostrazione di essere più spietate degli uomini in fatto di antipatia a pelle senza motivo. La loro condotta dipende dagli umori del momento. Allora noi li sospingiamo con il pensiero lontano, sperando che il destino assecondi i nostri desideri di distacco. Non vogliamo discutere, vogliamo evadere. Gli inguaribili egocentrici sono sempre in agguato per farci arrabbiare e mandare la giornata storta. L’individualismo eccessivo spinge alla chiusura totale. Non rispondiamo male alle persone scontrose per natura. Nel nostro mondo si ha paura della affabilità, della sincerità. Si esalta solo se stessi. Non si gode più del piacere reciproco di una amicizia. Le amicizie stesse sono inquinate di rabbia e gelosia, assillate dal disprezzo e dall’orgoglio. Ci si accanisce a farsi del male senza causa. Ci si lascia trasportare dalla invidia le amicizie diventano penose, cupe. Gli sguardi sono densi di ironia e sarcasmo, inceneriscono, divorano. Si spalancano le porte della incomprensione reciproca. L’anima avvampa di dolore. Si preferisce magari restare soli, l’assenza di relazioni umane,. Non vedere più certe persone è accolto come una liberazione, come la libertà dopo il carcere.
Il problema è che non abbiamo ancora imparato come farci amare, sappiamo solo farci detestare.
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