Collegamento copiato
Quando eravamo molto giovani, sentivamo dire che il petrolio si sarebbe esaurito in pochi decenni al massimo, ma col trascorrere dei lustri, abbiamo scoperto che c’è ancora molto petrolio. I prezzi sono in costante calo e non c’è alcun segno di esaurimento. Perché?Secondo gli ultimi dati di ricerca effettuati negli Usa, il petrolio può essere utilizzato fino ad un lunghissimo periodo. Prima di capire il perché così tanto petrolio è spuntato all’improvviso sul nostro pianeta, cerchiamo prima di comprendere il processo di nascita del petrolio. La teoria precedente era che le carcasse di animali e molte piante sulla terra affondassero lentamente nel terreno. Dopo centinaia di milioni di anni di complesse reazioni geologiche, le carcasse formavano petrolio e le piante in lenta decomposizione davano origine al carbone.In seguito, venimmo a sapere che qualcosa non andava. Secondo la stima del valore energetico, per formare oggi una scala di stoccaggio così enorme di petrolio e carbone, ci vorrebbero almeno molti più di milioni di anni per un numero x di carcasse animali e piante, a loro volta presenti in numero esponenziale, rispetto alla cifra d’essi necessaria a produrre tanto oro nero sino ad oggi. In realtà, quasi tutti gli animali e le piante morti sulla terra si sono decomposte, in particolare le carcasse degli animali era impossibile perpetuassero per così tanto tempo tali funzioni “produttive”. Anche in caso di un grave disastro naturale (il cosidetto meteorite che portò all’estinzione i dinosauri) o un terremoto, o un maremoto – peggio ancora grandi incendi che incenerivano il “futuro combustibile” – ciò può accadere una sola volta (la predetta estinzione) e “seppellito” una sola volta, e non a intervalli regolari per milioni di anni. Allora da dove vengono così tanto petrolio e carbone? Secondo le ultime ricerche scientifiche, il carbone e il petrolio sulla terra sono tutte sostanze idrocarburiche a base di carbonio che sono sepolte nel terreno in resti vegetali. A seconda delle condizioni geologiche, diventano carbone o petrolio, e non hanno nulla a che vedere con le carcasse di animali. Però, ci chiediamo, da dove sono venute così tante piante sulla terra per fornire una quantità così enorme di energia, un’energia che la quantità di piante nate nelle ère geologiche non possono giustificare in proporzione all’energia prodotta sino ad oggi? Tanto, tanto tempo fa – in quelle ère remote in cui i dinosauri non erano ancora apparsi – nella feroce sopravvivenza ed evoluzione, una pianta altamente motivata ha evoluto in sé per la prima volta quello che oggi noi chiameremmo il concetto di “legno”, diventando così il primo albero sulla terra. Nei successivi 40 milioni di anni, nessun batterio o fungo sulla terra era in grado di decomporre la lignina e nessun animale era interessato a nutrirsi d’essa. In queste epoche, il legno non si è degradato, proprio come la plastica oggi, per cui l’intera superficie del nostro pianeta è stata “contaminata” dalla crescita degli alberi. Di conseguenza, la foresta divenne l’unico signore supremo sulla terra in quel momento. Con i processi chimico-evolutivi, il legno si è accumulato in riserve incommensurabili, trattenendo una grande quantità di anidride carbonica dall’aria, e favorendo la produzione di ossigeno sulla terra a livelli altissimi: la temperatura scese e la concentrazione di ossigeno divenne più elevata. L’ossigeno cambiò direttamente la struttura dell’atmosfera terrestre, causando l’estinzione del 99,99% delle specie sulla terra che non sopravvivevano a causa dell’avvelenamento da ossigeno, e allo stesso tempo lo scorrere delle ère geologiche dette vita ad un sistema di riferimento vitale differente dal passato. Per cui non è come si crede che la vita sia sempre dipesa dall’ossigeno; la nostra esistenza si basa sull’ossigeno, ma forme vitali precedenti la nostra e quella dei dinosauri non erano fondate sull’ossigeno, bensì sull’anidride carbonica. Però va detto che i sistemi che il genere umano adotta, e che stanno distruggendo l’ambiente terrestre e causeranno, se continua così nel lungo periodo, l’estinzione delle specie sono di gran lunga peggiori delle foreste di allora che annichilirono le forme viventi che si basavano sull’anidride carbonica. Il cambiamento si ebbe quando un fungo acquisì le capacità di degradare la lignina, in maniera che il mondo è quello che per ora vediamo oggi. Il degrado della lignina era lungo, ed anche oggi molti alberi morti in natura possono resistere al disfacimento per secoli e secoli, quindi il legno è stato scelto successivamente dall’uomo come materiale da costruzione, secondo solo alla pietra e simili. Nei tempi in cui quel tipo di fungo non era ancora apparso, il legno che affondava nel terreno a causa dei movimenti geologici che disfecero la Pangea in milioni di anni, fornivano le condizioni sufficienti per la formazione di petrolio e carbone. E senza quel fungo che indirettamente provocò l’estinzione della vita basata sull’anidride carbonica e ci fornì di riserve di energia per il futuro, non ci sarebbe stata alcuna possibilità per gli umani di apparire sulla terra. Ma torniamo al petrolio oggi. Visto in base al modo in cui è formato, il petrolio è una risorsa completamente non rinnovabile. I giorni in cui gli alberi dominavano la terra non torneranno mai più. Ora non ci sono solo funghi sulla terra, e le termiti si sono evolute. Per quanto riguarda le condizioni delle foreste di oggi, anche se adesso ci fosse uno sconvolgimento geologico che inghiottisse tutte le foreste e gli animali nel terreno d’un colpo, quella poca energia che fra milioni di anni potrebbe essere prodotta, sarebbe meramente irrisoria. Secondo le statistiche della Conferenza mondiale sull’energia, le riserve mondiali di carbone teoriche ammontano a 1.598 miliardi di metri cubi e si prevede che vengano ancora estratte per 200 anni. Invece le comprovate riserve di petrolio recuperabili ammontano a 121,1 miliardi di metri cubi e dovrebbero essere sfruttate per altri 30-40 anni. Se le riserve mondiali comprovate di petrolio sono solo 269,90 miliardi di tonnellate e l’estrazione mineraria sarà completata in 30-40 anni, una volta che non ci sarà più petrolio, vedremo infiniti cimiteri di rottami ferrosi i cui cadaveri a cielo aperto andranno dagli aerei alle automobili. La prima reazione a tale stato di cose è cercare di accaparrarsi le fonti di petrolio il più rapidamente possibile. Dico questo perché se noi analizziamo il consumo disponibile per Paese a partire da questo momento, abbiamo i seguenti dati: le riserve strategiche di petrolio degli Usa sono sufficienti per 240 giorni; 187 il Giappone, 116 la Francia, 107 la Svezia e 33 la Cina. Chi non può farsi prendere dal panico? Acquistare più petrolio rapidamente significa non far guerre in futuro, ma rafforzare le Marine militari per difendere le linee di trasporto marittimo del greggio. Dato che il petrolio sulla terra sta finendo, ci chiediamo ancora una volta perché il prezzo del petrolio greggio è sceso? Sembra, al contrario, che tutti non siano più nel panico e nessuno si affretti a comprarlo. Gli Usa hanno inventato una nuova tecnologia chiamata dell’olio o petrolio di scisto (shale oil): è un combustibile non convenzionale prodotto dai frammenti di rocce di scisto bituminoso mediante i processi di pirolisi, idrogenazione o dissoluzione termica. Lo scisto è una roccia metamorfica caratterizzata da una disposizione regolare, in piani più o meno paralleli, dei componenti mineralogici lamellari o fibrosi, e perciò facilmente sfaldabili. Si potrebbe pensare all’olio di scisto come ai prodotti semilavorati della produzione di petrolio della terra. Quindi la disponibilità teorica di combustibile per energia è aumentata grazie a queste tecnologie e ad un livello notevole. Le riserve mondiali di petrolio di scisto sono circa 962 miliardi di metri cubi, superando di gran lunga le riserve di petrolio (269,90 miliardi di metri cubi).Le riserve di petrolio di scisto sono di gran lunga superiori a quelle di petrolio e dovrebbero essere utilizzate dagli esseri umani per moltissimi anni ancora. Ci sono anche depositi di petrolio di scisto che vengono costantemente esplorati e monitorati. Ma quali sono le carenze dell’olio di scisto? C’è solo un difetto: il costo elevato. Solo una piccola quantità di petrolio di scisto a basso costo è attualmente degno di essere sfruttato. Sebbene lo shale oil in molte aree abbia riserve provate, il costo dello sfruttamento è molto più alto di quello del petrolio. Ma non importa quanto sia alto il costo, se è meglio di niente.La dipendenza petrolifera odierna degli Stati ha raggiunto oltre l’80%, quindi si sta sviluppando fortemente la tecnologia dei veicoli elettrici per cercare di ridurre dipendenza dal petrolio, però il petrolio resta ancora la principale fonte di energia sulla terra. Una delle ragioni è che il costo d’esso è basso. Molte persone non capiscono perché il costo del nucleare sia superiore a quello del petrolio: non si era sostenuto che il nucleare sia molto economico? Le materie prime dell’energia nucleare sono economiche, ma l’investimento in infrastrutture è elevato; inoltre, le centrali nucleari producono anche scorie, che sono estremamente difficili da trattare e inquinano se interrate in profondità. Quindi il vantaggio del petrolio è che è economico, niente di più. Una volta che il petrolio greggio della terra sarà in via di esaurimento e il prezzo del petrolio supererà i 100 dollari a barile (158,987 litri), la tecnologia dell’olio di scisto ed altre potranno essere utilizzate in grandi quantità per soddisfare i bisogni umani. Pertanto, non bisogna preoccuparsi troppo del problema del petrolio: in definitiva è una questione di denaro, non di vita o di morte Per informazioni e richieste di pubblicazione: ufficiostampagev@protonmail.com Note sull’autore Giancarlo Elia Valori è uno dei più importanti manager italiani. Docente universitario e attento osservatore della situazione politica ed economica internazionale, nella sua lunga carriera ha ricoperto importanti incarichi in prestigiose società italiane ed estere. Attualmente è Presidente dell’International World Group Inoltre è presidente onorario di Huawei Italia nonché detentore di importanti cattedre in prestigiosi atenei quali la Yeshiva University di New York, l’Hebrew University di Gerusalemme e la Peking University. Nel 1992 viene nominato Cavaliere della Legion d’onore con la motivazione: “Un uomo che sa vedere oltre le frontiere per comprendere il mondo”, dall’11 maggio 2001 è ambasciatore di buona volontà dell’Unesco per i meriti profusi generosamente nella difesa e nella promozione del patrimonio immateriale. Nel 2002 riceve il titolo di “Honorable” della Académie des Sciences de l’Institut de France. Tra i suoi libri ricordiamo: Liberi fino a quando? (Lindau 2019), Rapporti di forza (Rubbettino 2019), Geopolitica e strategia dello spazio (Rizzoli 2006), Antisemitismo, olocausto, negazione (Mondadori 2007), Mediterraneo tra pace e terrorismo (Rizzoli 2008), Il futuro è già qui (Rizzoli 2009), La via della Cina (Rizzoli 2010) e Geopolitica dell’acqua (Rizzoli 2011). A riconoscimento del suo poliedrico impegno di studioso e pubblicista a respiro universale, ha ricevuto il premio giornalistico “Ischia Mediterraneo”, il “Gran Premio Letterario 2011” dal Consiglio Mondiale del Panafricanismo e il “Premio Internazionale della Cultura” dalla International Immigrants Foundation delle Nazioni Unite. International World Group: https://www.internationalworldgroup.it
https://www.my101.org/discussione.asp?scrol=1&id_articolo=1091