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la degenerazione della spiritualità

la degenerazione della spiritualità

Con l’avvento delle età dei metalli si è assistito ad una trasformazione profonda nella natura stessa delle relazioni umane; il rame, il bronzo e il ferro non furono solo strumenti per forgiare utensili ma anche veicoli di una nuova stratificazione sociale; la terra, che prima era madre comune e fonte di sostentamento condiviso, divenne oggetto di possesso e dominio; chi possedeva il metallo possedeva anche il potere e così le disuguaglianze, che un tempo erano appena percepibili come onde leggere sul mare, divennero montagne invalicabili, i pochi che detenevano la ricchezza dei metalli si eressero sopra i molti che rimanevano incatenati alla necessità. Ma non è solo il metallo a plasmare la sorte degli uomini, anche le idee mutano sotto il peso del potere; la spiritualità, che in tempi più antichi era uno strumento di elevazione dell’anima, un ponte verso la comprensione di ciò che è eterno e Divino, si trasformò in uno strumento di controllo e di omologazione; le figure degli Dei, che prima erano percepiti come figure materne e paterne, vennero distorte da coloro che detenevano il potere e la religione si fece giogo per l’uomo comune. Successivamente ci fu un ulteriore decadimento con l’avvento delle religioni monoteiste, non più una pluralità di Dei che riflettono la varietà delle azioni e delle emozioni ma un unico Dio, assoluto e sovrano, giudice delle azioni e legislatore distante, questo Dio non è più il compagno dell’uomo nella sua ricerca della felicità, questo Dio si erge come una figura terribile e distante che osserva dall’alto con severità e impone leggi; la religione diviene così strumento di omologazione, dispensatrice di paura e coercizione, non più una via verso la libertà dell’anima ma una catena invisibile che lega l’uomo al dovere e al timore.

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Il "Veleno" come alter ego: LUVI e il suo nuovo singolo

Il "Veleno" come alter ego: LUVI e il suo nuovo singolo

Il vero ricatto del presente è la conoscenza. Abbiamo la grammatica esatta per definire ogni male – relazione tossica, dipendenza affettiva, gaslighting, ghosting – ma se sapere non salva, si trasforma in una condizione di condanna a rimanere. L'individuo dispone della diagnosi perfetta, ma vi è un’ostinata permanenza nel danno, una zona franca dove la ragione è vigile, allertata, ma la volontà si nega all'atto finale. In questa paralisi del sé, dove il vocabolario psicologico non basta a sciogliere il nodo, nasce "Veleno", il nuovo brano di LUVI per Troppo Records. L'artista milanese, classe 2003, forte di una preparazione tecnica che le è valsa il secondo posto al Premio Mia Martini e la semifinale a Una Voce per San Marino, compie un’analisi sul fallimento dell'azione, sulla complicità con il danno che ci rende simultaneamente consapevoli e immobili dentro ciò che ci logora. In “Veleno”, il legame descritto è individuato come dannoso, ma il richiamo a esso resta irresistibile. Un ossimoro che si allontana dal lamento per tradursi in una moderna disamina musicale su un fenomeno sempre più discusso e vissuto dalla generazione Z, quello dei confini liquidi e delle decisioni affettive auto-sabotanti. I dati sul benessere giovanile, infatti, disegnano uno scenario di forte contraddizione. Sebbene un giovane su due abbia avuto esperienze affettive oppressive (Indagine del Consiglio Nazionale Giovani e dell’Agenzia Nazionale per i Giovani, 2024), la vera distonia è nel riconoscimento. La generazione più informata sulle dinamiche relazionali dichiara che molti dei rapporti attuali generano ansia, ma solo il 15% degli intervistati lo ammette nel proprio legame. Si è capaci di definire il confine altrui, ma si è disarmati di fronte alla propria esperienza. Non si tratta di un'emergenza marginale, ma di un fenomeno strutturale che attraversa le nuove generazioni. Una logica del trattenersi che si ripete in silenzio, molto prima che diventi allarme. Perché le relazioni tossiche non sono solo quelle con violenza evidente: sono anche quelle in cui si rimane per abitudine, per paura della solitudine, per l'illusione che l'altro possa cambiare. Quelle in cui si annega consapevolmente, in un veleno che si continua a bere. «Ho scritto “Veleno” perché sentivo il bisogno di dare un nome a quella sensazione che ti pervade quando sai che una persona ti sta facendo del male, ma non riesci a staccarti – afferma LUVI -. Non è una questione di debolezza, è dipendenza mascherata da amore. Scrivere questo brano è stato un modo per guardare quella parte di me in faccia e capire che conoscere rischi e possibili conseguenze non basta. Serve il coraggio di agire. E per trovarlo, a volte devi toccare il fondo.» La voce dell’artista resta calma, quasi rassegnata, mentre descrive un rapporto cresciuto insieme a lei ma ormai diventato una gabbia. Non traspare alcun sentore di rabbia o vendetta; solo la constatazione di un male che «non passa», che si è infiltrato nel sistema, come un virus identificato ma ancora attivo. Non è la storia di una vittima, ma di chi, pur riconoscendo la tossicità come un veleno, continua a eleggerla a sostanza vitale. Il brano porta con sé il rumore sordo della disillusione, di un legame che corrode l’identità pur essendone parte integrante. Per LUVI, il veleno non è solo l’altro, ma l’alterego che accetta e desidera quel dolore: «Ma sei veleno in cui ci annego. Tu il mio alter ego, ne farò a meno» La figura dell'alter ego è l'ammissione di una personalità interamente plasmata dal rapporto, la proiezione di chi si è diventati dentro quella relazione. Una versione di sé che non si riconosce più, ma in cui si resta intrappolati. E quel «ne farò a meno» è un proposito, una fede ancora da conquistare. Il tentativo di convincersi che sia possibile uscirne. Ma è nel cambio di lingua, dall’italiano all’inglese, che troviamo un netto passaggio dalla rassegnazione all'affermazione, dalla dipendenza all’autodeterminazione: «And I try to get over you, now is came the bad bitch who was made by you» («E provo a lasciarti andare, ora è arrivata la bad bitch che sei stato tu a generare») Questa frase è un affrancamento dialettico, la messa a fuoco di un dolore che non annienta ma modella. La nuova, più forte versione della protagonista – la “bad bitch” – non è nata nonostante la relazione, ma è stata forgiata proprio dall'esperienza nociva. La sofferenza, anziché distruggere, ha involontariamente innescato il distacco e la riappropriazione di sé. La "cattiva ragazza" non è vendicativa, ma resiliente, tenace, creata dalle ceneri della relazione. Per l’artista, questa è la vera forma di giustizia personale: non la vendetta, ma riprendersi e ricominciare da sé stessi. Perché nonostante l'affanno e il tormento, l'uscita da questo circolo vizioso è la genesi di una nuova forza. «Il “veleno” non è solo la storia o l’altra persona, ma la parte di noi che accetta il male. Scrivere questa canzone è stato l’inizio di una chiarezza che non pensavo di poter raggiungere. Il processo è stato doloroso, ma mi ha forgiata.» LUVI ha scelto di camminare su quel territorio instabile dove la fine è già scritta ma il corpo ancora non riesce a voltare pagina. Il bilinguismo – l’italiano per i ricordi, l’inglese per la presa di coscienza –serve a segnare il passaggio da un prima a un dopo, dalla rassegnazione alla riconquista di sé. Con “Veleno”, la cantautrice milanese ci offre una chiave di lettura per le contraddizioni etiche e affettive che definiscono l'età adulta in costruzione, dove spesso la coscienza è già chiara, ma l'azione di salvezza è in ritardo. Perché sapere serve, ma non basta. A volte, bisogna smettere di aspettare che il veleno faccia effetto, e decidere di guarire.

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SOLITUDINE INFINGARDA

Molte donne sono lente nel captare un cambiamento nel carattere del marito, un mutamento di atteggiamento che preclude al tradimento vero e proprio. Per natura molte non sono maliziose, sono ingenue e sono in buona fede e pensano che l’altro sia come loro. Spesso giustificano certi atteggiamenti trovando spiegazioni alla apparenza plausibili e non ricambiano mai con la stessa moneta. I sintomi, i segnali sono molti: maggiore cura della persona, fervore e euforia, gioia di vivere, continuo specchiarsi, uso di profumi più intensi, modi svagati, dimenticanze, maggior calore nella voce, regali fatti con maggiore frequenza, manifestazioni false di affetto gentile. Esiste un filo invisibile, sottotraccia che lega molti comportamenti alla apparenza normali. Molti fatti sono collegati, molte azioni sono create lucidamente ad arte. Il comportamento appare impeccabile. Poi alcuni indizi mettono sull’avviso e cominciano i primi scossoni bruschi che procurano tensioni e liti forti. Alcuni atteggiamenti in certi casi sembrano solo transitori altri persistono. Un indizio, un sintomo che molte donne trascurano non dando credito è quando il compagno manifesta in modo pratico o anche a parole il bisogno di stare solo. L’esigenza di solitudine nasconde la magagna. Molti vanno dal dentista, dal medico da soli, dicono che preferiscono in certi frangenti stare soli. In realtà inconsciamente tendono ad allentare il rapporto che considerano un nodo noioso, una specie di cappio. Spesso vanno a fare una passeggiata, ai giardini, a comprare indumenti da soli, dicono che non vogliono affaticare la compagna già impegnata fra lavoro e casa. Sono tutte scuse. Spesso le loro relazioni occasionali diventano più importanti. Spesso tornano a casa raggianti, con occhi pieni di sfida. Il loro comportamento è meschino, fanno buon viso a cattivo gioco, cercano di essere amabili per non farsi scoprire. Le loro fughe sono illusioni di libertà. Rifuggono da dare spiegazioni dove sono stati, sono evasivi. Poi continuano, vanno in palestra da soli, al bar, al supermercato con varie scuse. Accettano volentieri la solitudine e a casa lasciano la desolazione. Si chiudono dietro una comoda richiesta di essere soli. Le compagne si devono accontentare delle briciole. Alle domande petulanti di solito non rispondono o rispondono con ironia come fosse uno scherzo, con il sorriso sornione. Cercano di tenersi buona la compagna, la moglie e spesso ci riescono. Si mostrano in eterno gentili, non hanno mai lo sguardo basso. Si accollano le varie incombenze in casa con fare garbato. Non sono mai altezzosi. Non raccontano nulla di quello che fanno, farli parlare è una impresa eroica. I loro sguardi sono normali e le donne non capiscono nulla. Quando poi magari scoppia lo scandalo le donne sono costrette a ingioiare le lacrime per proteggere la prole. Gli uomini sono implacabili, non si vergognano. Fanno finta di nulla e vanno a giocare al bar. Solo tardi le donne si svegliano. In certi casi si dorme separati. Agli uomini non sfiora mai l’idea che anche gli altri possono soffrire

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Una vita tra cinema, televisione e teatro, sempre guidata dalla passione autentica

Una vita tra cinema, televisione e teatro, sempre guidata dalla passione autentica

Eleonora Cecere ha iniziato giovanissima, entrando nel mondo del cinema con registi del calibro di Marco Ferreri, Federico Fellini e Ettore Scola. Con Fellini ha vissuto l’esperienza de L'Intervista, mentre con Scola ha recitato ne La famiglia, accanto a Gassman, Massimo D’Apporto e Stefania Sandrelli. Poi è arrivato La carne con Sergio Castellitto, segnando un avvio di carriera già ricco di incontri prestigiosi. Nel 1990 approda in televisione con Domenica In, entrando nel corpo di ballo a soli 11 anni, circondata da ballerine professioniste. Da lì il percorso si amplia: Stasera mi butto con Pippo Franco, dove Pierfrancesco Pingitore la vuole come interprete di una giovane Marilyn Monroe, e cinque anni di esperienza continuativa a Non è la Rai. Seguono la nuova Domenica In, Tappeto Volante con il gruppo musicale Dolci Manie, il teatro Sistina con Pietro Garinei e Giovannini, e ancora accanto a Enrico Montesano, ed Enzo Garinei, al programma Libero. Nel 2010 un provino per uno spettacolo ottocentesco romano segna una svolta personale: sul palco incontra colui che diventerà suo marito. La carriera non si ferma mai, tra alti e bassi, fino al difficile periodo del Covid. Con i teatri chiusi, Eleonora sceglie di reinventarsi: invia curriculum e inizia a lavorare come vigilante, dimostrando grande resilienza. Dopo la pandemia torna in teatro e partecipa a programmi televisivi come All Together Now con Michelle Hunziker. Interpreta anche il brano Sola tu mi vuoi, scritto da Eleonora Daniele e Francesco Boccia, contro la violenza sulle donne. Poi arriva l’esperienza intensa del Grande Fratello, vissuta con entusiasmo ma interrotta per un motivo più grande: la famiglia. “Prima di tutto viene la famiglia e poi tutto il resto”, racconta. Una scelta che, se inizialmente ha suscitato critiche, col tempo è stata riconosciuta come gesto di amore e responsabilità. Tra i progetti più significativi, lo spettacolo creato da Luigi Galdiero: un’ora e quaranta di canto e ballo dal vivo con corpo di ballo, replicato per due stagioni. Una sfida fisica e artistica che Eleonora ha affrontato con studio e allenamento, portando a casa un successo raro nel panorama italiano. Oggi Eleonora Cecere è madre di due figlie, Carol e Marlene, di 13 e 11 anni. Dopo il Grande Fratello ha intrapreso anche il percorso di guardia giurata, con porto d’armi, riuscendo a conciliare lavoro e famiglia grazie al sostegno del marito. Nel frattempo continua a calcare i palcoscenici: il 6 dicembre debutta con la commedia musicale Te ricordi di me, sempre firmata da Luigi Galdiero, e il 15 dicembre riceverà il riconoscimento al Star People Awards. “Si lavora un passettino alla volta”, dice Eleonora, con la speranza di un 2026 ricco di soddisfazioni. La sua storia è quella di un’artista che non ha mai smesso di credere nella passione per il palcoscenico, affrontando con coraggio le sfide della vita e reinventandosi senza mai perdere autenticità. Articolo: Dott.ssa Mietto Elisa Dirigente del servizio: Dott. Salvo De Vita Supervisore e Resp. Pubblicazione: Ufficio Stampa e Produzioni MP Distribuzione: Urban Dream di Mietto Elisa

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Nuovo incontro sui Fatti del ‘70 a cura del Circolo Culturale “L’Agorà”

Nuovo incontro sui Fatti del ‘70 a cura del Circolo Culturale “L’Agorà”

La nuova legge italiana di pubblica sicurezza 6 novembre 1926 n. 1848, con le norme relative al confino di polizia, ha implicitamente abrogato quelle della precedente legge 30 giugno 1889 n. 6144 sul domicilio coatto, trasformando profondamente l'istituzione. Permane il duplice scopo di tutelare la società contro i pericoli di turbamento alla sicurezza pubblica allontanando dal loro ambiente abituale persone che, per i loro precedenti penali e la loro condotta, dimostrano persistente tendenza a delinquere; e d'indurre tali persone a redimersi col lavoro. Ma si persegue, con la più recente legge, anche uno scopo politico in vista degl'interessi nazionali. L'istituzione ha perciò carattere politico-amministrativo, ed è informata ai principî della nuova legislazione, che difende lo stato sovrano da qualsiasi pericolo contro il normale svolgimento dell'attività dei poteri costituiti. “I confinati a seguito della Rivolta di Reggio del 1970” è il tema del nuovo incontro organizzato dal Circolo Culturale “L’Agorà”. A seguito della Rivolta di Reggio del 1970 vi furono diversi casi che saranno oggetto di analisi nel corso di una conversazione organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà”. Nel corso dell’incontro, organizzato dal sodalizio culturale reggino, si registrano le presenze del sindacalista Enzo Rogolino e dello studioso locale Matteo Gatto Goldstein. Queste, alcune delle cifre, che saranno oggetto di analisi, da parte dei graditi ospiti del sodalizio culturale reggino. La conversazione, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà” di Reggio Calabria, sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da giovedì 27 Novembre.

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Lara Letizia: “Ricordi”

Lara Letizia: “Ricordi”

Il nuovo singolo della cantautrice milanese è una ballad acustica che trasforma la perdita in forza interiore «“Ricordi” nasce da un dolore improvviso, da quella sensazione di smarrimento che ti lascia senza punti fermi. È in quei momenti che i ricordi diventano la nostra forza: insegnamenti, attimi e sogni che ci aiutano a continuare a vivere.» Lara Letizia Con “Ricordi”, Lara Letizia prosegue il suo percorso musicale con una ballad acustica intensa e delicata. Scritta e musicata da Umberto Raffaelli, padre dell’artista, la canzone affronta il tema della perdita e della resilienza, invitando a trovare nei ricordi la spinta per migliorarsi e raggiungere ciò che si era sognato insieme a chi non c’è più. L’arrangiamento semplice e dolce, dominato dalla chitarra acustica e dai cori registrati dalla stessa Lara, amplifica l’intimità del brano e la sua forza emotiva. Dal punto di vista musicale, “Ricordi” si colloca nel genere acoustic ballad-pop, con un arrangiamento essenziale che mette al centro la chitarra acustica e la voce. La semplicità della struttura diventa la sua forza: ogni nota sottolinea la dolcezza del testo e amplifica la dimensione intima del brano. I cori, registrati dalla stessa Lara, aggiungono profondità e calore, creando un’atmosfera sospesa che accompagna l’ascoltatore in un viaggio emotivo tra malinconia e speranza. Il singolo si inserisce nel progetto discografico che porterà all’album d’esordio di Lara Letizia, pubblicato da Raphaels Entertainment. Dopo i brani “Ma come prima”, “Ma tu non devi”, “Sei arrivato tu” e “Ora che potrei partire”, Ricordi rappresenta il quinto tassello di un “sentiero musicale” che unisce generi diversi e racconta emozioni autentiche con una voce potente e calda, capace di divertire, incuriosire e commuovere. Lara Letizia nasce a Magenta (MI) il 16 giugno 1988 e cresce a Santo Stefano Ticino, un piccolo borgo della campagna milanese. Sin da bambina, il mondo della musica è parte integrante della sua vita: segue il padre Umberto Raffaelli, musicista polistrumentista, durante le sue esibizioni, affinando il proprio talento vocale e sviluppando un orecchio musicale straordinario. Dopo aver partecipato con successo a festival locali, Lara si affaccia al mondo del teatro e dello spettacolo, collaborando con il fratello Luca, attore e regista. Partecipa a tournée teatrali e produzioni televisive, consolidando la sua esperienza artistica. Parallelamente, nasce l’idea di reinterpretare in chiave moderna i brani scritti dal padre, creando così un ponte tra generazioni e sonorità diverse. Nel corso degli anni, Lara amplia il proprio percorso formativo, conseguendo il diploma al liceo linguistico e una specializzazione in Marketing e Organizzazione di Eventi presso la Fondazione Fiera Milano, collaborando con Franco Mussida durante il suo stage al CPM di Milano. Successivamente, si laurea in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali, avviando una carriera nel settore del marketing. Nel 2024, spinta dall’entusiasmo della sua famiglia e dalla voglia di riportare alla luce il progetto musicale iniziato anni prima, Lara decide di completare il proprio lavoro e pubblicare i suoi brani sotto l’etichetta Raphaels Entertainment, dando vita a un progetto innovativo e personale che riflette il suo percorso artistico e la sua evoluzione musicale. Il 29 maggio 2025 esce il primo singolo “Sei arrivato tu” mentre il 19 settembre dello stesso anno arriva in radio “Ora che potrei partire”. Il 14 novembre è il momento del nuovo singolo “Ricordi”. Etichetta: Raphaels Entertainment

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Voglio farmi guardare la fica aperta da tutti

Voglio farmi guardare la fica aperta da tutti

Sono una ragazza monellina e mi piace molto stare senza mutandine con le gambe aperte.. E pensare che tanti ragazzi mi guardano la figa aperta

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Smart city e efficienza energetica: torna Smart Building Expo 2025

Smart city e efficienza energetica: torna Smart Building Expo 2025

A Fiera Milano, dal 19 al 21 novembre, torna Smart Building Expo 2025, l’evento dedicato alla transizione digitale ed ecologica dell’edilizia. Professionisti e aziende si incontrano per condividere idee e tecnologie al servizio della smart city del futuro. Manca poco all’apertura di Smart Building Expo 2025, la manifestazione internazionale organizzata da Fiera Milano e Pentastudio dedicata all’innovazione tecnologica, all’efficienza energetica e all’integrazione dei sistemi. Dal 19 al 21 novembre 2025, progettisti, ingegneri, installatori, imprese e stakeholder pubblici e privati si incontreranno nei padiglioni di Fiera Milano – Rho per confrontarsi sulle nuove sfide della transizione energetica e digitale. Con un’esposizione in crescita del 20% rispetto alla scorsa edizione, SBE 2025 ospiterà numerosi protagonisti dell’industria e della system integration, tra cui ABB, Adeogroup, Eelectron, Finder, Gewiss e Vimar, e offrirà un ricco programma di workshop, eventi formativi e incontri B2B, costruito per coniugare aggiornamento tecnico e opportunità di business. Un’agenda su tre giorni per raccontare l’evoluzione dell’energia urbana Smart Building Expo 2025 si articolerà in tre giornate tematiche, con focus complementari sui grandi pilastri della twin transition: decarbonizzazione, elettrificazione e digitalizzazione urbana. Il 19 novembre si aprirà con un workshop istituzionale sull’EPBD IV, la nuova direttiva sulle prestazioni energetiche degli edifici, promosso da MASE, ANCE, ANIE e Adiconsum, per analizzare il quadro normativo e gli impatti sui prossimi investimenti pubblici e privati. Alle ore 14.00 è attesa anche la tavola rotonda promossa da CNPI e Fondazione Opificium sul Conto Termico 3.0, in vigore da dicembre, per analizzare il ruolo dei professionisti e delle imprese nella riqualificazione energetica del patrimonio edilizio, con particolare attenzione agli strumenti incentivanti e alle opportunità concrete per il settore impiantistico. A seguire, un approfondimento tecnico sui Data Center, in collaborazione con DEERNS Italia, proporrà soluzioni per ridurre l’impatto energetico delle infrastrutture digitali attraverso intelligenza artificiale, immersion cooling e fonti rinnovabili. Il 20 novembre il tema centrale sarà l’elettrificazione degli edifici, con un workshop dedicato al Real Estate e all’impatto della nuova normativa europea sulla valorizzazione immobiliare. Seguiranno due focus verticali: il primo in collaborazione con Prosiel, affronterà la sostituzione degli impianti a gas con sistemi elettrici integrati; il secondo, con il format Hotellerie 4.0, esplorerà le potenzialità della digitalizzazione negli hotel tra qualità dell’aria, automazione e comfort personalizzato. Il 21 novembre si passerà dalla scala dell’edificio a quella della città. Con il workshop From Building to City, realizzato con Smart Buildings Alliance, si discuterà di smart city, interoperabilità e digital twin, con al centro la nuova norma UNI 11973-2025, destinata a orientare l’evoluzione intelligente del tessuto urbano italiano. Nella stessa giornata si terrà anche il Meeting Nazionale Smart Installer, che ospiterà il progetto europeo LIFE-SKEMA, dedicato alla formazione tecnica per la twin transition, con ENAIP come capofila. Le quattro Piazze dell’Innovazione Cuore pulsante dell’area espositiva saranno anche quest’anno le Piazze dell’Innovazione, veri e propri hub tematici per l’approfondimento e il networking. A firmare i contenuti delle quattro aree saranno Smart Buildings Alliance (SBA) con From Building to City, AIBACS con la Piazza della Building Automation, KNX Italia con la Piazza dell’Integrazione e Rinnovabili con il Rinnovabili District, lo spazio interamente dedicato alla sostenibilità energetica e alle tecnologie emergenti. Torna il Rinnovabili District Anche nel 2025 il Rinnovabili District si conferma come uno spazio dinamico di confronto tra imprese, istituzioni, ricerca e professionisti. Tre giornate di talk, panel tecnici e momenti di networking animeranno un’area immersiva dedicata all’innovazione energetica e urbana. Mercoledì 19 novembre Focus su energie rinnovabili e modelli energetici emergenti: produzione distribuita, prosumer, multiutility e digitalizzazione dell’energia. Speaker confermati: ENEL X, RSE, IREN Mercato, Italia Solare, R2M Solution, Smart Domotic, GSE, LOYTEC, Schneider Electric, Politecnico di Milano, QUMULO. Giovedì 20 novembre Giornata dedicata alle Comunità Energetiche Rinnovabili, alla nuova EPBD IV e all’autoconsumo collettivo. Si discuterà di scalabilità, Smart Readiness Indicator e ruolo dell’EGE. Speaker confermati: E.ON Italia, Rödl & Partner, ENGREEN, EETRA, Consiglio Nazionale Ingegneri, ESCo E2.0, Energy Center del Politecnico di Torino, Asso EGE. Venerdì 21 novembre Al centro: storage, smart grid, idrogeno urbano e infrastrutture per la mobilità elettrica. Approfondimenti su tecnologie di accumulo e città intelligenti. Speaker confermati: PLENITUDE, PRYSMIAN, ECOFLOW, EXIDE TECHNOLOGIES, UFI HYDROGEN, Coordinamento FREE, H2IT. Uno spazio dedicato all’illuminotecnica, grazie alla collaborazione con ASSIL Anche l’illuminazione efficiente sarà protagonista a Smart Building Expo, grazie alla collaborazione con ASSIL, l’associazione confindustriale che rappresenta il settore dei sistemi di illuminazione. Un’area tematica sarà interamente dedicata a questa componente chiave per l’efficientamento energetico degli edifici. Un ecosistema integrato: la proposta di MIBA Il percorso di Smart Building Expo sui temi delle energie alternative e della città sostenibile si inserisce nella visione integrata promossa da MIBA – Milan International Building Alliance, il format fieristico di Fiera Milano che mette al centro l’edificio sostenibile, efficiente e sicuro. SBE si svolgerà infatti in contemporanea con: ● MADE Expo, evento di riferimento per l’edilizia in Italia ● SICUREZZA, tra i principali appuntamenti europei dedicati alla security e alla prevenzione incendi ● GEE – Global Elevator Exhibition, dedicata alla mobilità verticale e orizzontale Una sinergia strategica tra mercati complementari, chiamati a cooperare per costruire il futuro dell’edilizia e delle città intelligenti. Ti aspettiamo dal 19 al 21 novembre 2025 a Fiera Milano. Per ulteriori informazioni: smartbuildingexpo.it Link:rinnovabili.it/green-building/building/smart-building-expo-2025-parte-il-conto-alla-rovescia/

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Pergovetrate di Luigi Pagano: la prima azienda in Sardegna a integrare l’intelligenza artificiale

Pergovetrate di Luigi Pagano: la prima azienda in Sardegna a integrare l’intelligenza artificiale

Pergovetrate di Luigi Pagano: la prima azienda in Sardegna a integrare l’intelligenza artificiale nella progettazione di pergole bioclimatiche e vetrate panoramiche Olbia, Sardegna – 11/11/2025 – L’eccellenza artigianale incontra l’innovazione digitale: Pergovetrate di Luigi Pagano, con sede a Olbia, è la prima azienda in Sardegna ad aver integrato l’intelligenza artificiale (AI) all’interno dei propri processi di progettazione e vendita di pergole bioclimatiche, verande e vetrate panoramiche su misura. Un passo tecnologico pionieristico, reso possibile grazie alla collaborazione con Cleantech-Olbia.it , società innovativa specializzata in soluzioni digitali e automazione intelligente per imprese. Intelligenza Artificiale e Design: un binomio vincente Pergovetrate ha rivoluzionato il concetto di progettazione outdoor introducendo un sistema basato su AI e render 3D fotorealistici. Il cliente può oggi dare una foto della propria casa, giardino o attività e vedere in tempo reale come apparirà la pergola bioclimatica o la vetrata panoramica installata nel suo spazio. Un’innovazione che lascia ogni cliente sbalordito e pienamente soddisfatto, offrendo un’esperienza visiva precisa, emozionale e personalizzata. Grazie a questa tecnologia, l’azienda ha aumentato il volume di lavoro, migliorato l’efficienza interna e portato la customer experience a un livello mai visto prima in Sardegna. “Ogni volta che mostriamo un render, il cliente resta a bocca aperta. Grazie all’intelligenza artificiale implementata da Cleantech-Olbia.it, possiamo mostrare in anteprima il risultato finale, creando fiducia e trasparenza. È il futuro del nostro settore”, spiega Luigi Pagano, fondatore e titolare di Pergovetrate. Pergole bioclimatiche e vetrate panoramiche Made in Italy Il sito ufficiale pergovetrate.it presenta un ampio catalogo di prodotti personalizzabili: Pergole bioclimatiche in alluminio o legno con lamelle orientabili, automatizzate e resistenti agli agenti atmosferici. Vetrate panoramiche scorrevoli o impacchettabili, completamente trasparenti e senza profili verticali. Coperture e chiusure per terrazze, giardini e locali commerciali, perfette per tutte le stagioni. Tutte le strutture sono realizzate con materiali certificati e 100% Made in Italy, con un occhio attento alla sostenibilità, efficienza energetica e design contemporaneo. Un sito intelligente e interattivo Il portale pergovetrate.it è tra i più avanzati del settore in Italia. Integra un assistente virtuale multilingue capace di rispondere automaticamente alle domande dei clienti, fornire preventivi personalizzati, fissare sopralluoghi gratuiti in tutta Italia e persino generare render fotorealistici in tempo reale. Un sistema creato in collaborazione con Cleantech-Olbia.it, che dimostra come la tecnologia AI applicata al design e all’architettura possa migliorare concretamente l’esperienza d’acquisto. Espansione e visione Guardando al futuro, Luigi Pagano promette che Pergovetrate continuerà a migliorare e innovare, facendo dell’intelligenza artificiale un punto di riferimento per la soddisfazione del cliente. “Vogliamo che i nostri clienti vedano con i propri occhi prima di acquistare,” spiega Pagano. “Il nostro obiettivo è che rimangano veramente soddisfatti, perché il nostro lavoro è proprio questo: farli sentire felici. Oggi, grazie al render, ogni cliente può vedere la sua foto con le nostre pergole o vetrate in qualsiasi condizione atmosferica — pioggia, neve, sole o vento — e questo rende tutto più realistico e coinvolgente. Ma non ci fermeremo qui: presto aggiungeremo molte altre funzioni che ci permetteranno di soddisfare ancora di più le loro richieste.” Con questa visione, Pergovetrate di Luigi Pagano si conferma non solo un marchio di qualità, ma anche un simbolo di innovazione e avanguardia tecnologica in Sardegna e in Italia. Informazioni e contatti Pergovetrate di Luigi Pagano 📍 Sede: Olbia, Sardegna (Italia) 🌐 Sito web: pergovetrate.it 📞 Telefono: +39 349 1165020 📧 Email: info@pergovetrate.it Partner tecnologico AI: Cleantech-Olbia.it

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“Emerett non conosce l’amore” di Anyta Sunday – Quando Cupido avrebbe fatto meglio a starsene fermo

“Emerett non conosce l’amore” di Anyta Sunday – Quando Cupido avrebbe fatto meglio a starsene fermo

“Emerett non conosce l’amore” è una rivisitazione moderna e queer di Emma di Jane Austen, con tutte le buone intenzioni del caso… ma purtroppo con risultati altalenanti. Il protagonista, Emerett “Lake” Lakewood, è quel tipo di amico che nessuno vorrebbe avere: invadente, caotico e convinto di sapere sempre cosa sia meglio per gli altri. Dopo essere rimasto “orfano” del suo migliore amico – sposatosi e quindi ormai perso per sempre alla causa – Lake decide di riempire il vuoto giocando a fare Cupido. Da lì in poi, la storia diventa una sequenza di feste, barbecue e tentativi di matchmaking che rasentano l’assurdo, fino a sfociare in un’improbabile relazione con Knight, il padre del suo amico. Il libro parte con una premessa simpatica e un tono leggero che promette una rom-com fresca e ironica. Tuttavia, la trama si disperde presto in situazioni forzate e personaggi che sembrano più funzioni narrative che persone reali. Le interazioni sono spesso poco credibili, i dialoghi scivolano nella teatralità, e l’emotività di Lake – che dovrebbe essere il motore della storia – finisce per renderlo semplicemente irritante. Ci sono però anche elementi riusciti: il ritmo è scorrevole, la scrittura di Anyta Sunday resta piacevole e il romanzo si legge senza fatica. Inoltre, il tentativo di esplorare dinamiche queer e un rapporto age gap con delicatezza è apprezzabile, anche se nel complesso l’esecuzione risulta goffa e poco naturale. La sensazione finale è quella di una storia potenzialmente tenera ma scritta con troppa leggerezza, dove le buone idee vengono soffocate da un protagonista ingestibile e da una narrazione che non si prende mai davvero sul serio. Un libro che intrattiene, sì, ma che lascia addosso anche un po’ di frustrazione: come un amico che ti vuole bene, ma che non smette mai di combinare guai. In sintesi: 💔 Personaggi poco realistici e sviluppo superficiale 💬 Dialoghi esagerati ma ritmo piacevole 🌈 Buone intenzioni, esecuzione incerta 🎯 Consigliato a chi cerca una lettura leggera, non a chi spera in un retelling profondo di Austen

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