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Anna Vassallo presenta "Amare tra le onde": un racconto di rinascita e speranza

Anna Vassallo presenta "Amare tra le onde": un racconto di rinascita e speranza

Il debutto letterario di Anna Vassallo offre una profonda esplorazione delle emozioni umane e delle seconde possibilità celebrando la capacità di rinascere attraverso una narrazione avvincente e intensa Anna Vassallo, scrittrice emergente e appassionata di storie a lieto fine, esordisce con "Amare tra le onde", un romanzo che promette di toccare le corde più intime dei lettori. Il libro racconta la storia di Lisa, una donna che, ancora affranta dalla perdita del marito, viene trascinata dalla sorella Sofia in una crociera. Inizialmente reticente e sopraffatta dal dolore, Lisa si trova immersa in un ambiente nuovo che sfida la sua percezione della felicità e della speranza. In questo viaggio sul mare, Lisa incontra Spencer, un attore affascinante ma enigmatico, che porta con sé il peso di un passato non risolto. La loro interazione, fatta di scontri e momenti di tenerezza, diventa il catalizzatore per un processo di guarigione e crescita personale. La crociera, da semplice sfondo, si trasforma in un simbolo di viaggio interiore, dove l'acqua che li circonda rappresenta la fluidità delle emozioni e la possibilità di ricominciare. "Amare tra le onde" è più di una semplice storia d'amore; è un inno alla resilienza umana e alla capacità di trovare luce dopo l'oscurità. Attraverso una prosa evocativa e personaggi ben delineati, Anna Vassallo esplora temi universali come il dolore, la speranza e la forza necessaria per aprirsi a nuove possibilità. Il romanzo invita i lettori a riflettere sul significato della felicità e sul coraggio di lasciare andare il passato per abbracciare un futuro incerto ma promettente. Nonostante sia alla sua prima pubblicazione, la scrittrice dimostra una notevole abilità narrativa, costruendo un intreccio ricco di emozioni e profondità. La sua capacità di intrecciare storie personali con temi universali rende "Amare tra le onde" un'opera che risuona profondamente con chiunque abbia affrontato la perdita e la ricerca di una nuova direzione. Acquista il libro a.co/d/hdT5PUO Anna Vassallo, 45 anni, divide la sua vita tra la famiglia, la lettura e varie espressioni artistiche. La scrittura è stata per lei un rifugio fin dalla giovane età, e la pubblicazione di questo libro segna l'inizio di un nuovo capitolo nel suo percorso creativo. La storia dietro la realizzazione di "Amare tra le onde" è essa stessa commovente: un gesto d'amore da parte dei suoi figli, che hanno deciso di pubblicare uno dei suoi racconti giovanili, ha riacceso in Anna la passione per la scrittura, spingendola a condividere il suo talento con il mondo. Con "Amare tra le onde", Anna Vassallo invita i lettori a credere nel potere trasformativo delle seconde possibilità e nella bellezza che si cela dietro ogni rinascita, proprio come le onde del mare che, incessanti, continuano a infrangersi sulla riva, portando con sé nuove storie e speranze. Instagram: instagram.com/anna_vassallo_writer/ Facebook: facebook.com/anna.vassallo.92

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ESIGENTE DESTINO

Spesso ci comportiamo in modo distratto, arrogante, presuntuoso, vigliacco, indifferente, distaccato e pensiamo di farla franca. Infatti nessuno ci riprende, ci biasima, ci punisce. Ci sentiamo completamente al sicuro. Ci comportiamo male anche con le persone che amiamo di più pensando che nessuno tanto ci fa caso. Alla fine sembra che la passiamo liscia. In realtà il destino registra, controlla, trascrive, sottolinea. Mentre noi procediamo nell’ignoto, nelle incognite della vita lui conosce i suoi percorsi, i nostri segreti. Il destino registra tutto in modo regolare e alla fine se può punisce, corregge, semplicemente segnala, spesso ci punisce in modo semplice. Non ci forza la mano, ma ci induce a cambiare rotta. Il destino non usa mezzi termini, non trova scorciatoie, e strade alternative. Di solito ci invita alla riflessione, ci obbliga talvolta a mutare atteggiamento contro la nostra stessa volontà. Nelle amicizie, nei rapporti con le persone ci induce a soffocare i nostri istinti. Il destino ci lascia convivere con le nostre contraddizioni e desideri e poi ci presenta il conto salato, ci restituisce pan per focaccia. Ci allontana dalle idee a cui siamo più affezionati. Bisogna accettare le punizioni che il destino esigente ci infligge. I casi sotto i nostri occhi sono numerosi Ci sono madri che hanno riso per gli occhiali che indossavano dei bambini delle amiche e poi crescendo anche il loro figlio ha avuto seri problemi di vista, il destino ripaga con la stessa moneta. Ci sono madri che si sono meravigliate delle amiche in sovrappeso e poi invecchiando sono diventate per una legge di natura anche loro obese. Bisogna incassare bene i colpi, le sferzate del destino. Di solito il destino ridimensiona l’inziale euforia, la superbia e la vanità, la incomprensibile tracotanza. Ci sono state colleghe che si sono vantate di essere sposate e hanno deriso quelle single. Poi con il tempo si sono separate, sono tornate sole mentre magari le single prese in giro si sono sposate felicemente. Il destino è pungente, beffardo, pressante, spinge verso strani epiloghi. Persuade a cambiare atteggiamento in uno strano modo. Si possono raccontare vari episodi tutti dello stesso tenore, perché il destino si vendica, punisce i malvagi. Il destino non arriva mai a un punto morto. Durante il covid c’erano giovani ragazzi che si rallegravano per il fatto che il virus colpiva soprattutto gli anziani, per loro non c’era pericolo, anzi sarebbero morti molti anziani inutili. Ora il nuovo virus che sta imperversando nel Congo colpisce soprattutto giovani e bambini, gli anziani si dovrebbero rallegrare? Chi ha buon senso difficilmente esulta per il male altrui, che da un momento all’altro potrebbe colpire pure lui stesso. Il destino non tergiversa, va diritto al punto, ci induce a riflettere. Ci sono stati generi che sono mancati di rispetto ai suoceri e poi quando loro sono divenuti generi a loro volta sono stati presi di mira allo stesso modo. Il destino con le sue sentenze ci turba, ci scioglie l’anima stanca. Il destino ci spinge al miglioramento, ci offre spunti di riflessione, ci plasma, ci educa. In fondo ha per noi un affetto profondo, ci vuole redimere, mettere sulla buona strada, invitarci all’amore sano e profondo, alla amicizia eterna. Molti nostri comportamenti hanno lasciato l’amaro in bocca, uno strano senso di perdita. Per redimersi c’è sempre una prima volta. Il destino ci attende al varco paziente e ci invita a tornare su i nostri passi senza tante complicazioni. Il destino ci ammonisce a non essere crudeli, spesso per la crudeltà degli altri siamo finiti nella disperazione. La nostra anima deve anelare solo all’amore e opporsi al male perverso e disgustoso. Il male va rifiutato ed escluso dalla nostra vita con disprezzo. Bisogna resistere al male senza riserve e non comportarci come quelli che ci fanno del male. Non serve supplicare il destino di aiutarci lui forza sempre i cancelli della nostra anima che deve essere pronta per desiderare la pace e consenziente.

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Melamanouche passa dal jazz manouche al pop con "No Contact", il nuovo singolo fuori il 12

Melamanouche passa dal jazz manouche al pop con "No Contact", il nuovo singolo fuori il 12

Prima chitarrista italiana a specializzarsi nello stile jazz manouche, genere che fonde il virtuosismo del jazz con le ritmiche della chitarra francese, Melamanouche si è sempre distinta per il suo approccio innovativo e versatile. Dopo l’esordio nei digital store con “Un dio”, la raffinata artista milanese torna ora con “No Contact”, un singolo che valica i confini del suo genere di appartenenza per abbracciare sonorità pop, senza rinunciare all’eleganza e alla qualità artistica che l’hanno resa un punto di riferimento. Magistralmente arrangiato e prodotto ai Phaser Studios da una prima versione composta con Gabriel Otoya, “No Contact” nasce dall’esperienza della pandemia, quando il distanziamento sociale ha ridefinito il concetto di contatto, sia fisico che emotivo. Una riflessione intima e personale, ma al contempo condivisibile da tutti, che attraverso parole e musica, affronta il vuoto lasciato da relazioni interrotte e il desiderio di ritrovare un’alchimia pura e sincera. «Il no contact si vive quando una relazione non funziona più, ma le sue tracce rimangono dentro di noi, amplificate dall’assenza e dall’immaginazione - racconta Melamanouche -. Questo brano è un invito a credere ancora nella possibilità di un contatto genuino, veritiero e profondo, anche quando tutto sembra perduto.» Il testo si muove tra immagini emblematiche e introspezione, raccontando il limbo emotivo di chi si trova a vivere una “presenza assenza” che destabilizza: «Le tue mani come ali di carne sanno guidare tutto ciò che mi appare, sanno cucire tutto ciò che fa male». Una polaroid dai contorni sbiaditi che nella sua poetica crudezza disarma sensi e speranze, condensando in poche righe il potere del contatto umano, capace di ferire e al tempo stesso di curare. La narrazione si intreccia con la realtà vissuta durante il lockdown: «Tutti in strada a far la fila, sembra una follia collettiva, e mentre tutto il giorno è pandemia, il tuo sguardo vola via». Queste parole racchiudono e danno voce all’alienazione collettiva di un mondo sospeso, dove il bisogno di interconnessione è accentuato dalla distanza forzata. Quello di Melamanouche è un talento che rompe gli schemi: dopo anni di carriera dedicati alla diffusione del jazz manouche in Italia, l’artista lombarda ha scelto di esplorare nuove possibilità espressive, permettendo alla sua musica, e ancora prima a se stessa, di varcare quei confini che ancora troppo spesso ci relegano a definizioni che non ci appartengono; abiti, maschere e corazze che ci cuciamo addosso per proteggerci, difenderci, e a volte, sabotarci. Per Melamanouche questa sperimentazione non è il frutto di una strategia pensata a tavolino, non è una scelta forzata compiuta per moda, bensì una necessità artistica, nata dall’urgenza espressiva di integrare il suo stile unico e fortemente riconoscibile ad elementi pop accessibili a tutti, mantenendo sempre intatta la sua identità musicale. Il jazz manouche, nato nella Parigi degli anni '30 grazie al genio di Django Reinhardt e noto anche come gypsy jazz, combina l'antica tradizione musicale gitana, le ritmiche della chitarra francese e lo scat americano. Un genere ricco di virtuosismi e melodie suggestive, che Melamanouche ha fatto proprio, reinterpretandolo con un approccio originale e contemporaneo. «Non ho mai visto i confini tra i generi come un limite - conclude l’artista -. Con “No Contact” ho voluto raccontare qualcosa di condivisibile da tutti, e per farlo ho seguito l’ispirazione del momento, senza rinunciare a ciò che sento rappresentarmi e mi rende unica.» “No Contact” è un progetto che guarda oltre e, per poterlo fare, entra nell’anima per renderla consapevole della sua natura. È una carezza, un manifesto artistico che riflette la condizione di tutti noi in un mondo sempre più frammentato. In un’epoca in cui la tecnologia ha accorciato le distanze fisiche ma amplificato quelle emotive, il brano invita a riscoprire il valore del vero contatto, quello che va oltre la superficie. L’uscita del singolo è accompagnata da un calendario di live imperdibili: Giovedì 12 dicembre: Le Chat Noir, Milano Sabato 21 dicembre: Frisà Bistrò, Milano Rassegna mensile: Casa di Alda Merini per l'Associazione Acim, Milano Con il suo talento straordinario e la sua capacità innata di emozionare, Melamanouche continua a stupire, confermandosi come una delle artiste più originali e versatili della scena musicale italiana.

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buttano i politici sul letame

buttano i politici sul letame

/NEWS/ BUTTANO I POLITICI SUL LETAME Sabato 7 novembre 2024 alcuni membri del centro sociale “il cantiere” hanno scaricato dei sacchi di letame davanti all’ingresso del teatro della scala di Milano e gli hanno messo sopra le foto di alcuni politici tra i quali Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Netanyhau, poi, urlando al megafono, hanno chiarito il motivo del loro gesto dicendo, secondo la loro opinione, che in questo governo di fascisti vengono tagliati i fondi destinati alla scuola, alla sanità, ai servizi e all’edilizia pubblica per finanziare le guerre. Tutto questo è avvenuto il giorno di inaugurazione della stagione 2024 / 2025 alla scala di Milano dove c’è stata la rappresentazione dell’opera “la forza del destino” di Giuseppe Verdi.

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Un Saggio Illuminante sul Femminicidio e la Violenza di Genere

Un Saggio Illuminante sul Femminicidio e la Violenza di Genere

"La strage delle innocenti" di Gian Ettore Gassani è un'opera che affronta un tema drammaticamente attuale: il femminicidio e la violenza di genere. Attraverso un’analisi lucida e approfondita, l’autore, insieme a una rete di esperti – avvocati, psicologi e criminologi – riesce a delineare un quadro inquietante, ma necessario, su una realtà che continua a mietere vittime in Italia e nel mondo. Il libro si distingue per il suo approccio pratico: non si limita a descrivere il fenomeno, ma fornisce strumenti concreti per riconoscere i segnali di abuso e agire di conseguenza. Le testimonianze raccolte danno voce a chi lotta ogni giorno contro la violenza, offrendo un punto di vista professionale e umano. Pur essendo un saggio informativo e ben documentato, La strage delle innocenti potrebbe risultare intenso per alcuni lettori, soprattutto per chi cerca un testo dal taglio meno tecnico. Tuttavia, è proprio la precisione dei dettagli e l’autorevolezza degli interventi a rendere il libro un vero “kit di sopravvivenza” per chi vive situazioni difficili o vuole prevenirle. Consigliato a chi desidera approfondire il tema della violenza di genere e contribuire al cambiamento, il libro di Gassani si presenta come una lettura utile e toccante, anche se non priva di aspetti impegnativi.

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Pedemontana veneta : l'autonomia dei debiti

Pedemontana veneta : l'autonomia dei debiti

La tanto desiderata autonomia “differenziata” va a sbattere con la realtà dell’ultima opera regionale targata lega, tanto voluta dall’onnipotente presidente di regione luca Zaia, in quanto il buco nei conti di gestione di questa strada sta assumendo proporzioni insostenibili, tanto da avanzare la proposta di venderla allo stato...e.. homosaccens.it/pedemontana-veneta-lautonomia-dei-debiti/

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Quando affidabilità significa successo

Quando affidabilità significa successo

ABB fa dell'affidabilità il suo elemento distintivo e lo strumento pratico aiutare le aziende ad essere più competitive riducendo i costi di esercizio Investire nell’affidabilità è il modo migliore per le imprese industriali di rimanere competitive sul mercato, migliorando le proprie performance produttive e finanziarie. A spiegarne il come è ABB, azienda che ha fatto di questo concetto uno strumento concreto al servizio delle aziende. L’obiettivo della società è accompagnare le imprese nel lungo periodo, aiutandole a gestire ogni sfida con un approccio proattivo e impegnandosi a mantenere la massima affidabilità dei prodotti e a risparmiare sui costi. L’affidabilità di macchine e impianti industriali – misura della capacità di funzionare e operare in specifiche condizioni e per un determinato periodo di tempo – è cruciale per il comparto industriale. Secondo una ricerca, condotta da Sapio Research per conto di ABB, è emerso che i tempi di inattività non programmati rappresentano uno degli eventi più costosi in qualsiasi struttura manifatturiera. Arrivando a costare fino ad un massimo di 116mila euro l’ora. ABB supporta i propri clienti nel migliorare l’affidabilità di processi e impianti grazie a prodotti di qualità come i Machinery Drives di ABB, l’ultima generazione di convertitori di frequenza a bassa tensione. Compatti e modulari sono stati progettati per adattarsi a una grande varietà di applicazioni. Sono estremamente facili da comandare, tramite un pannello di controllo installato a bordo, nella parte frontale della scocca, e assicurano ai macchinari i più elevati livelli di qualità e versatilità. Altro fiore all’occhiello dell’offerta ABB, i motori High Dynamic Performance (HDP) ad alta densità di potenza, adatti sia alla progettazione di nuove macchine industriali che al retrofit di quelle già in uso. Accanto al dato prestazionale una delle caratteristiche che meglio descrive questo prodotto è proprio la flessibilità, determinata sia da una piattaforma modulare sia dalla possibilità di personalizzare ulteriormente i componenti base. Impiegare prodotti efficienti e di alta qualità è il primo passo. Garantirne la durata e ottimizzarne l’operatività, quello successivo. Lo sa bene ABB che oggi viene incontro ai propri clienti con soluzioni digitali personalizzate e una serie di servizi su misura per mantenere la massima affidabilità dei propri prodotti. Dalla riparazione alla manutenzione, dall’aggiornamento tecnologico al ricondizionamento. In questo contesto un approfondimento lo merita l’ABB life cycle management, servizio in grado di estendere il ciclo di vita delle macchine e impianti, assicurando l’affidabilità dei propri asset installati e quindi anche la continuità di esercizio degli stessi lungo tutto il loro ciclo di funzionamento. Link: rinnovabili.it/energia/efficienza-energetica/abb-affidabilita/

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A Reggio Calabria conversazione sul tema "1924-2024: nel centenario della morte di Giacomo Pucci

A Reggio Calabria conversazione sul tema "1924-2024: nel centenario della morte di Giacomo Pucci

Il prossimo 10 dicembre sulle varie piattaforme Social Network Social Network presenti nella rete, sarà disponibile sarà disponibile una conversazione, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà” sul tema “1924-2024: nel centenario della morte di Giacomo Puccini”. Il nuovo incontro, predisposto dall’associazione reggina, ha ricevuto per l’alto contenuto ed il significato del tema il patrocinio il Patrocinio dell’Amministrazione Provinciale di Lucca e del Comune di Lucca. Dopo i saluti istituzionali, le presenze della ricercatrice toscana Elena Pierotti e del Vice presidente del sodalizio culturale reggino Antonino Megali.Nacque a Lucca il 22 dicembre 1858, sesto di nove figli (e primo maschio) del compositore Michele Puccini e di Albina Magi.Tra i primi insegnanti ci fu Fortunato Magi, un fratello della madre, che dal 1877 avrebbe diretto il Conservatorio di Venezia. Puccini frequentò i seminari ecclesiastici di S. Michele e S. Martino nonché, dai dieci anni, l’Istituto musicale Giovanni Pacini (oggi intitolato a Luigi Boccherini), nel quale il padre era stato insegnante e da ultimo anche direttore; vi ebbe per docente in particolare Carlo Angeloni. Grazie al cospicuo sforzo finanziario della famiglia (e a una borsa di studio della regina Margherita ottenuta tramite relazioni personali) Puccini poté completare la sua formazione di musicista in un conservatorio importante come quello di Milano. Dall’autunno del 1880 ebbe per insegnanti principali dapprima Antonio Bazzini, indi Amilcare Ponchielli. Oltre i compiti, tra le composizioni di questi anni si segnalano alcune liriche su versi di Antonio Ghislanzoni (il librettista dell’Aida) e un quartetto d’archi (pervenuto frammentario). Alla fine degli studi, nell’estate del 1883, venne eseguito in pubblico il pezzo d’esame, Capriccio sinfonico, la sua composizione orchestrale più ampia, eseguita poi altre volte negli anni seguenti (Puccini in seguito ne trasse l’attacco, famosissimo, del primo quadro della Bohème). Dopo la ‘prima’ di Manon Lescaut Puccini e Illica si misero al lavoro sull’opera successiva, La bohème, basata sulle Scènes de la vie de bohème di Henry Murger, il feuilleton (1845-49, poi mutato in commedia nel 1849 e in romanzo nel 1851) incentrato sulla vita scapigliata, deliziosa e terribile di un gruppo di giovani artisti parigini squattrinati. La bohème ebbe immediato successo di pubblico, non di critica. Si manifestò qui una divaricazione che caratterizzò poi, e in una certa misura caratterizza tuttora, la fortuna di Puccini. Ancor oggi, e non è un caso, questa è l’opera più spesso rappresentata di Puccini. Nel giro di un anno La bohème venne ripresa in due dozzine di teatri italiani, e l’anno dopo in quasi altrettanti teatri stranieri. A molti allestimenti assisté Puccini stesso, per assicurare un sufficiente livello all’esecuzione: non solo nei maggiori teatri del Regno, ma anche a Manchester, Berlino, Vienna e Parigi. Il 17 febbraio 1904, la Scala diede la nuova opera di Puccini, Madama Butterfly. Il lavoro su di essa era iniziato a metà del 1900, quando il compositore vide a Londra il dramma omonimo che David Belasco, drammaturgo statunitense in auge nei teatri di boulevard, aveva tratto da un racconto di John Luther Long. Ad affascinare Puccini non fu soltanto lo struggente dramma umano della giovane giapponese sedotta e abbandonata da un ufficiale statunitense senza scrupoli, bensì anche l’ambientazione esotica, di gran moda in quel momento in Europa. Gli ultimi anni di vita furono assorbiti dal lavoro per l’opera Turandot, tratta dal dramma di Carlo Gozzi e dalla rielaborazione che ne aveva fatto Friedrich Schiller. Il progetto, di nuovo affidato a una coppia di librettisti, Adami e Renato Simoni, fu avviato nel marzo del 1920 e non era ancora completato quando Puccini si mise in viaggio per Bruxelles, per farsi operare di un cancro alla laringe: aveva però ultimato e strumentato i primi due atti e gran parte del terzo. Del grande duetto dei due protagonisti e del finale corale rimasero abbozzi estesi sì, ma poco sviluppati. Dopo la morte, Franco Alfano fu incaricato di ricavarne una versione eseguibile, che consentisse il varo dell’opera postuma, direttore Toscanini, il 25 aprile 1926 alla Scala di Milano (non sono mancati altri tentativi di completare l’opera, tra gli altri quello di Luciano Berio, 2002).Morì pochi giorni dopo l’operazione, il 29 novembre 1924, nell’Institut médico-chirurgical di Bruxelles; è sepolto in una cappella interna della villa di Torre del Lago.Questa estate tutti i più famosi teatri lirici hanno messo in scena le sue opere, sono stati realizzati diverse occasioni per celebrare il primo centenario della morte di Giacomo Puccini, avvenuta all’età di 65 anni. Anche il Circolo Culturale "L'Agorà" di Reggio Calabria, pur nel suo piccolo, renderà omaggio all’insigne compositore. Il 100° anniversario dalla morte di Giacomo Puccini rappresenta un’occasione per commemorare e ripercorrere la vita e la carriera di uno dei più grandi compositori italiani della storia. Le sue Opere, ancora oggi, continuano a essere rappresentate sui palcoscenici più prestigiosi del mondo, celebrando lo straordinario valore artistico delle sue composizioni. Queste alcune delle cifre che saranno oggetto di analisi nel corso della conversazione, organizzata del sodalizio culturale reggino. L'incontro, sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da martedì 10 dicembre.

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LA CROCIFISSIONE BIANCA DI CHAGALL ESPOSTA A ROMA

LA CROCIFISSIONE BIANCA DI CHAGALL ESPOSTA A ROMA

Segnalo che a Fondazione Roma Museo - Palazzo Cipolla Museo del Corso - Polo Museale in Via del Corso 320, è esposta gratuitamente fino al 26 Gennaio 2025 la Crocifissione Bianca opera di Marc Chagall. Avevo ammirato quest'opera per la prima volta nel 2015 in Palazzo Strozzi a Firenze. Stavolta sono rimasto ancora più affascinato dal magnetismo coloristico e simbolico offerto dal bianco in un complesso contesto artistico-simbolico che può essere considerato una vera e propria icona moderna. Nota di merito anche per l'illuminazione che contribuisce al forte richiamo emozionale durante l'osservazione del quadro. L'opera, realizzata nel 1938, poco dopo la Kristallnacht nazista, riflette tutte le inquietudini di una vita non facile come quella di Chagall, ebreo praticante nato nel 1887 come Moishe Šagal nel villaggio di Vitebsk, oggi in Bielorussia ma all'epoca parte dell'impero Russo. Sulla sinistra si notano delle figure sventolanti una bandiera rossa che entrano in un villaggio devastato. Le case sono distrutte e dipinte come rovesciate. Il cimitero è profanato. Un uomo è addirittura lasciato insepolto. Non è chiaro se siano uomini di un esercito invasore o dei contadini venuti a liberare il villaggio. E' purtroppo molto chiaro che ci sia ben poco da fare. La località potrebbe essere proprio Vitebsk, oggetto di un violento pogrom zarista proprio il giorno in cui nacque l'artista, ma potrebbe rappresentare anche un chiaro rimando alle sommosse antiebraiche scoppiate nell'Impero Russo in tutto l'arco dell'ottocento ma anche dopo la rivoluzione bolscevica. Continua a leggere tinyurl.com/587h78zj

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Avvento Musicale: Händel e Mozart nella Basilica dei Servi

Avvento Musicale: Händel e Mozart nella Basilica dei Servi

"L’INCORONAZIONE E LA VITTORIA” Basilica dei Servi di Bologna, 06/12/2024 ore 21 Torna la Cappella Musicale dei Servi nel periodo storicamente più famoso per la sua basilica, l’Avvento! Un concerto unico e solenne quello del prossimo venerdì 6 dicembre con il Dettingen Te Deum di G. F. Haendel e la Krönungsmesse di W.A. Mozart, due capolavori del settecento composti a circa 35 anni di distanza per importanti celebrazioni di corte. Il primo infatti fu commissionato a Georg Friedrich Händel, compositore della corte inglese, dalla famiglia reale per i festeggiamenti in occasione della vittoria del re contro i francesi sul campo di battaglia a Dettingen. La Messa dell’incoronazione fu composta da Wolfang Amedeus Mozart all’età di 23 anni quando si trovava a Salisburgo con l'incarico di organista della cattedrale e Konzertmeister di corte, su commissione dell’Arcivescovo. La scelta di questo programma vuol ricordare che nel 2024 sono proprio settant’anni da che papa Pio XII elevò la bella e antica chiesa dei Servi in Bologna a prestigiosa Basilica. Voci soliste: Mariana Valdés (soprano), Leonora Sofia (mezzosoprano), Gian Luca Pasolini (tenore) e Luca Gallo (basso); all’organo Roberto Cavrini. Coro e Strumentisti della Cappella Musicale dei servi saranno diretti dal M° Lorenzo Bizzarri Ingresso con biglietto Intero 10€ Ridotto 5€ under 21 Per info: +3903395464514 – info@musicaiservi.it Dirigente del servizio: Dott. Salvo De Vita Distribuzione nazionale digitale: Urban Dream di Mietto Elisa

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