Ogni Natale aumentano le richieste di aiuto provenienti da ogni parte, da ogni associazione benefica, da ogni centro e congregazione. Il magnifico natale ci invita alla beneficenza. La cassetta della posta pullula di richieste, di bollettini per l’invio di soldi ad associazioni benefiche senza fini di lucro. Dar retta a tutti è praticamente impossibile. Molte società sono insistenti, scrivono più volte, offrono omaggi tipo penne, immagini di santi, cartoline natalizie, giochi di società. Si regalano pure borse, borselli, fazzoletti, libri, ecc. sembra quasi che certi enti vogliano ottenere per forza un contributo anche minimo. Mandano oggetti di poco valore per avere in cambio una somma di denaro che se è cospicua è meglio. Ci sono poi degli enti che stilano da soli le tariffe, quasi a volerci imporre le somme da loro stabilite senza margine di libertà. Si parte sempre da una base minima in un crescendo di richieste di somme di denaro. Ci sono enti che propongono persino lasciti testamentari come se una persona non avesse parenti e amici da beneficiare. Chi non dona si sente umiliato. Molti enti sono esigenti e partono da una base elevate non si accontentano di piccole somme versate con il conto corrente. Certe richieste spesso ci disgustano, ci sembrano eccessive un forzare la mano. Molti enti pretendono piena adesione e accettazione. Spesso si dispone di piccole somme che una volta donate ci appagano. Il ceto medio ormai è stato distrutto e da loro non si può più pretendere nulla. Non c’è modo di farsi aiutare dal ceto medio in affanno. Al ceto medio è stato cavato anche il sangue, non hanno più risorse, sono costretti a ridurre periodi di vacanza, a fare economie pure sulla salute. Il ceto medio è alla frutta e nessuno sembra accorgersi, ma è un dato di fatto, Molti del ceto medio non si curano nemmeno più, tralasciano visite mediche importanti, visite odontoiatriche che sono quelle più costose. Il ceto medio è sceso in basso, disperso fra tasse, bollette, pagamenti arretrati, multe e salassi, aumenti di spese. Si è veramente passato il segno. Al ceto medio gli enti di beneficenza tributano una ricchezza che non esiste. Il ceto medio è svuotato, inappagato. Ogni occasione è buona per aggredirlo. Nessuno è amico del ceto medio. E’ bastato il covid per togliere i buoni pasto ai lavoratori in smart working come se questi stando in casa non ne hanno bisogno . Tutti si sfogano con il ceto medio, quello più esposto, più vulnerabile, più numeroso, più tranquillo. Molti del ceto medio sono stati portati alla disperazione, sono caduti in povertà a fare la fila alla caritas per un pasto caldo, molti hanno pianto lacrime amare. Il ceto medio ha accettato tutto con pazienza senza ribellioni imbarazzanti. E’ evidente che il fenomeno è complesso. Il ceto medio è stato annientato quasi volutamente in modo assurdo e subdolo. Molti del ceto medio non fanno più laureare i propri figli. Si arriva non solo a uno scadimento sociale ma anche culturale. Si proteggono i ceti elevati e le masse ma non il ceto medio esposto alle intemperie. Si attacca il ceto medio in modo svergognato con compiacente indifferenza. Il ceto medio è stato svalutato, messo alla porta, polverizzato, ridotto a zero, sollecitato a fare drastiche economie, a svolgere un ruolo subalterno. I ricchi lo fanno sentire a disagio, i poveri lo invidiano. Il ceto medio si sente inadeguato, impedito. In pratica in certi contesti il ceto medio non esiste più ci sono solo masse di poveracci e ricchi che navigano nel lusso. Per il ceto medio si sono chiusi i battenti di teatri, università, boutique del lusso. La nostra è una epoca piena di contraddizioni e ogni fase ha i suoi fardelli. Le aspettative del ceto medio sono state disattese, in agguato per lui solo frustrazioni e illusioni. Il ceto medio è stato esasperato, indotto al silenzio. Per lui non ci sono avanzamenti di carriera, e mutamenti di stato sociale. Molti ricchi hanno indotto i loro figli a lasciare i fidanzati del ceto medio. Il ceto medio non ha più orgoglio davanti a tanta superbia e superficialità. Ogni tanto si cerca di placare le ire del ceto medio con qualche piccola concessione di pochi spiccioli come caramelle per bambini innocenti. Al ceto medio non è consentito fare carriera. I figli di poveri tranvieri, operai, ferrovieri, artigiani non devono eccellere, devono restare indietro a vantaggio dei figli di ceti più elevati. Il ceto medio si sente orfano, oggetto di ampie ingiustizie sociali. Al ceto medio si toglie quello che gli spetta di diritto. Gli sforzi del ceto medio non sono riconosciuti. Il ceto medio non ispira fiducia. Con lui non si intessono relazioni. Il ceto medio è messo da parte come un vecchio stivale. Il suo patrimonio fa gola, è un ghiotto boccone e tutti gli occhi si appuntano su di lui senza distrazione. Con il tempo aumentano i dislivelli, le distanze sociali, le differenze. Il ceto medio ha un buon carattere e tutto sopporta, non ama fare rivoluzioni, è nato disgraziato e accetta ogni forma di sadica persecuzione, di rabbia perversa. Il ceto medio finge che tutto vada bene e si presta al gioco, sembra che accetti di essere estromesso e bastonato, sottomesso e deriso, fustigato. Le società di assistenza che sono sorte come funghi nella notte dovrebbero chiedere soldi e inoltrare le loro richieste non al ceto medio che è alla canna del gas ma ai ceti elevati che si possono permettere viaggi da sogno e abiti lussuosi per la prima di una rappresentazione teatrale. Il ceto medio non tira fuori i soldi neppure se aggredito con brutalità selvaggia-