La società in cui viviamo non è particolarmente generosa. In ogni occasione si devono versare discrete somme di denaro. In questo modo si fa pesare ai poveri la loro sventura, la loro condizione sgradevole. Nessuno ha pietà di chi non può pagare che resta a bocca asciutta. In alcune scuole sono stati esclusi alla mensa i bimbi che non potevano pagare. Ogni giorno si scoprono tasse occulte, versamenti, complicati contributi, impegnativi versamenti. A qualcuno delle istituzioni toccherebbe il compito di vigilare su queste tasse occulte e espropriazioni inutili di denaro. Molte chiese hanno premura di sottolineare che le messe per i defunti sono a pagamento e spesso il conto è salato. E’ chiaro che l’anima di un povero non ha diritto di volare al cielo e resta impigliata nel mondo terreno. Alcune parrocchie per fortuna offrono la scorciatoia del contributo libero e volontario per la messa, senza una tariffa fissa. Alcune diocesi si mostrano benefattrici. Non sempre i bisognosi sono aiutati. In certi casi la carità non funziona con accuratezza. Il problema dei contributi diventa più palese nella fruizione della cultura, molti siti, musei, mostre sono a pagamento. Sembra che di proposito si voglia acculturare solo i ricchi come se la cultura fosse una faccenda per benestanti non per gli umili. I ricchi sono protetti pure per la fruizione della cultura. Gli ultimi devono stare fuori dai cancelli di musei e teatri. Ci sono delle ville storiche che ufficialmente sono visitabili dai turisti gratuitamente, ma accettano contributi e chi ha sborsato il contributo nella lista delle prenotazioni e degli ingressi ha la priorità. Entra prima nel sito chi ha pagato profumatamente, gli altri restano al palo. Non si fanno doni, eccezioni, sconti . Provvidenziale sarebbe mettere almeno un giorno gratuito per tutti. Tutti si premurano a sottolineare il prezzo del biglietto di ingresso. Persino le mostre di presepi a natale sono a pagamento. Con acutezza si mettono a pagamento siti molto affollati che in precedenza erano del tutto gratuiti. Si batte cassa, si sollecita ad accettare il contributo anche volontario. I beneficiari sono sempre i ricchi che possono godere delle bellezze artistiche all’istante. Godono di ogni confort e sono cullati e difesi. Ogni volta si sperimentano nuovi pagamenti che fanno cadere le braccia. Ci si deve privare di vedere certe cose per il loro costo elevato. Molti a stento raggiungono le cifre richieste. Chi ha molti figli non può pagare cifre astronomiche per entrare in un sito. Una famiglia numerosa non affronta i costi di un viaggio allegramente. L’arte è fruita solo dagli eletti anche se con fervore si invita alla visita e si dichiara che è aperta a tutti. Molti prezzi sono indegni, superano le aspettative. Non c’è il senso di carità. Si deve pagare pure per vedere l’interno di una chiesa. Per i poveri non entrare per motivi economici è una mortificazione specie se si è in compagnia di amici più facoltosi. Ogni volta o si sborsa qualcosa o si deve rinunciare. Una nazione dovrebbe avere il compito di diffondere la cultura. Non possiamo essere orgogliosi di questo sistema legato al tornaconto economico. Siamo circondati da palazzi storici, monumenti che non possiamo vedere. Ogni tanto bisogna annullare, saltare certe visite a castelli, siti archeologici ecc. certe rinunce non sono accolte con giubilo specie dai giovani. I giovani non hanno soldi a disposizione e sono penalizzati. Si presentano siti, palazzi storici, si sponsorizzano in modo impressionante ma poi sono appannaggio solo di gente benestante. Non è confortante vedere i poveri esclusi dalla fruizione della cultura, a cui nessuno presta attenzione. Tutti dormono, fanno finta di nulla come se avessero paura a intervenire. Bisognerebbe risistemare le cose, rimettere in sesto questo aspetto. I poveri perdono ogni giorno terreno, sostegni e favori, restano soli spesso avvampando di sdegno. Si prova rabbia per queste ingiustizie, irresponsabili, che non hanno apparente giustificazione. Il morale è sotto i piedi davanti a tanto scempio e puntigli. La collera cieca non risolve come le vendette davanti alle inadempienze. Ci vogliono azioni concrete e risvegli collettivi per guarire da certi mali supportati da idee generose e veritiere. Bisogna creare un terreno fertile di incontri privo di resistenze. La speranza è quella di un cambio di rotta per far coltivare a tutti la cultura in modo profondo e non sbrigativo.