Spesso ci capita di incontrare casualmente dei parenti anche stretti in vari contesti, in nuove situazioni Adfuori dagli incontri istituzionali come feste comandate, cerimonie, compleanni, funerali e nozze. Possiamo incontrarli in un bar, al ristorante, in una chiesa, al museo, al cimitero, in una libreria, in biblioteca, in una festa rionale, in un negozio, al cinema, al teatro. Un incontro che dovrebbe in teoria generare benessere, se non proprio gioia, un sentimento di serenità. Ai parenti dovrebbe stare a cuore la nostra vita. Avere il parente all’improvviso a porta di mano dovrebbe essere gradevole, magari occasione per approfondire un discorso, un chiarimento, un invito, uno scambio. Il parente che ci incontra invece appare meravigliato, balbetta, ci guarda con aria di rivalsa, si stupisce della nostra presenza e appare nervoso. Ci guarda allarmato, si mostra turbato della nostra presenza. Prova in certi casi una sorta di orrore emotivo. Parla poco, si saluta a malapena, parla a scatti come colto alla sprovvista. Noi rompiamo le uova nel paniere, siamo indesiderati, intrusi. Sembra che ci vogliamo intromettere nella loro vita privata. Le prime parole sono dette con impaccio evidente. Il parente è suggestionato dalla nostra presenza, non la gradisce e ci guarda in modo intenso. I gesti sono rudi poco socievoli. Le parole pronunciate con lentezza. La logica vorrebbe che ci fosse affetto e calore. In certi casi il parente se ci vede da lontano si nasconde, o fugge via con una scusa, accampando degli impegni improrogabili. Non conviene prendersela a male meglio tagliare corto perché simili comportamenti si ripetono nel tempo. Il parente in apparenza pacato, flemmatico da alcuni segnali si rivela agitato. Vorrebbe tornare indietro. Proviamo a salutarlo e baciarlo e avvertiamo distintamente la sua tensione muscolare. Ad alcuni parenti facciamo questo effetto e non ne rintracciamo i motivi pur pensandoci sopra. Ci vengono in mente solo motivi fantasiosi. In teoria noi procuriamo un malanimo, una tensione nervosa, una rabbia. Non siamo accolti con gaia gioia. Il parente fa pure battute ironiche, sciolto il ghiaccio e puntualizza che ha i minuti contati. Non ha tempo per noi. Tutto denota una desertificazione morale, sociale. Noi siamo come streghe cattive che appaiono, un vero oltraggio alla vista. La nostra apparizione è invasiva, grossolana. Ci tengono a bada perché magari la pensiamo diversamente, abbiamo quel giorno un vestito meglio del loro. Tutte fissazioni, tutti pregiudizi senza costrutto. Ci possono arrivare pure bordate, commenti cattivi. Puntualmente veniamo a patti con la realtà. Non ci facciamo confondere da certi atteggiamenti ridicoli. Ci difendiamo solo dagli attacchi. Ci arrivano pure frasi ironiche, compiaciute. Non ci vendichiamo. Ci allontaniamo dalla visuale con melliflua indifferenza. Quel comportamento ci sbalordisce, quella tensione muscolare ci soffoca. Noi non saremo capaci di un comportamento cosi micidiale. Il parente si mostra imbambolato, non ha il coraggio di dire in faccia che non ci sopporta. La sua è una magra figura, una caduta di stile. La sua immagine non regge non è più pura ai nostri occhi. Vediamo precisamente delle tenebre che siamo disposti a coprire. Nella vita siamo avvezzi a ben altro. In certi casi vediamo pure il parente sgattaiolare per non farsi beccare. In certi casi colto sul fatto cerca di recuperare credibilità. Il suo intento è quello di apparire normale. Le occhiate aperte mostrano lo stato d’animo. Ci sentiamo sprofondare in un abisso di freddezza, siamo trattati come estranei. Aguzziamo la vista e vediamo il disagio del parente che cerca di mascherare. I motivi del disagio sono diversi, gelosie, rivalità, competizione, superstizione, senso di superiorità o inferiorità. All’improvviso siamo nella trappola delle convenzioni sociali. Il parente rivela un carattere stizzoso, non facile, polemico a tratti. Restiamo impassibili fingendo di non aver notato l’impaccio. Il parente rivela un eccesso di orgoglio. Noi facciamo finta di nulla giudiziosi come sempre. Restiamo sereni qualche volta li giustifichiamo. Siamo dell’avviso che noi non lo faremo mai e per questo siamo già in una altra ottica, siamo già vincenti in partenza.