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"Instabile" di Josten: un brano che si muove tra ciò che si è stati e ciò che si prova a di

"Instabile" di Josten: un brano che si muove tra ciò che si è stati e ciò che si prova a di

C’era una stanza piena di bozze, file non chiusi e appunti scritti nelle notti in cui la voce era solo un filo spezzato da ansie e paure. Un territorio dove Josten è rimasto per mesi, cercando un punto fermo mentre la quotidianità perdeva quota e ogni minuto trascorso sembrava scorrere senza un obiettivo, senza una direzione. “Instabile”, il suo nuovo singolo per Troppo Records, è nato quando la musica ha smesso di essere un piano di lavoro per diventare l’unico appiglio, l’unico asse che resta saldo mentre tutto intorno si assottiglia, abbassa il volume e cambia consistenza. Poco dopo, è stato il suono delle tastiere di Samuele Bernardi a rimettere in movimento quel tempo che era rimasto fermo, quasi cristallizzato. Un ingresso discreto, che ha anticipato le parole e ne ha preparato il terreno. Lì, tra notti irregolari, versioni accantonate e file conservati, tenuti da parte senza il coraggio di lasciarli uscire, “Instabile” ha trovato finalmente una forma e ha concesso a Josten la possibilità di rialzare lo sguardo dopo anni di ricostruzione silenziosa. Il percorso personale dell’artista è infatti partito da lontano e lontano è maturato: Sydney, con i suoi spazi dilatati e la distanza dalle origini, è stato per lui il luogo in cui ha imparato a conoscere, a dialogare e convivere con la solitudine senza esserne schiacciato. La pausa discografica si è così trasformata in un laboratorio invisibile, una palestra fatta di disciplina, esercizi quotidiani, prove, tentativi, giornate senza musica e altre in cui solo la musica riusciva a dare un senso al mondo. E proprio lì, in quella distanza, Josten ha compreso quali parti di sé valeva la pena tenere, quali avrebbe dovuto lasciare indietro e quali sarebbero state indispensabili per ripartire. Ogni brano non pubblicato è diventato una tappa del suo riassetto, un modo per ritrovare un’identità creativa che sembrava dissolta. Oggi, quel piano personale si è innestato in un tema più ampio, che attraversa una generazione: la sensazione di vivere su un terreno friabile, in cui lavoro, relazioni, futuro e identità cambiano ordine con una rapidità che non lascia il tempo di metabolizzare nulla. “Instabile” non ne fa un canale interpretativo, né un messaggio sociale esplicito. È piuttosto un riflesso, un frammento di un’esperienza vissuta da molti: la fatica di trovare una direzione quando tutto si muove velocemente, e la necessità di un punto saldo che permetta di non sprofondare. Non è un discorso sociologico, né un tentativo di generalizzazione: “Instabile” conserva la traccia di un momento specifico, che chiede di essere compreso, di essere collocato nel suo contesto naturale. Tra il capire cosa meriti spazio, cosa richieda una svolta e cosa vada abbandonato, Josten regala a chi ascolta un luogo in cui riconoscersi, lontano dal giudizio e dalle interpretazioni che deformano il senso delle cose. La sua voce, stabile anche nei passaggi più istintivi, percorre continui passaggi di intensità che raccontano i momenti di crollo vissuti, i ricordi che bruciano ancora, le attese e la ripartenza. Il ritornello - «Ma ti ho voluto tanto bene, insieme spezziamo le nostre tegole» - traccia l’andamento irregolare del brano, l’oscillazione tra chi si è stati e chi si prova a diventare. «“Instabile” – dichiara l’artista - nasce da un periodo complicato, fatto di incertezze, delusioni e passi falsi. Mi sentivo bloccato, come se la mia vita fosse scesa di livello. Ho dovuto guardarmi dentro, capire cosa cambiare e affrontare me stesso. In tutto questo, la musica è stata l’unica cosa che non mi ha mai lasciato: è ciò che mi ha tenuto vivo, che mi ha permesso di rimanere a galla quando tutto sembrava andare a fondo. Questa canzone racconta gli anni di silenzio, senza nuove uscite, ma pieni di lavoro, sacrifici e notti trascorse a creare nell’ombra. Racconta il fatto che, anche quando mi sentivo instabile, non ho mai smesso di crederci. È la mia storia, la mia caduta e la mia risalita. È un promemoria che, anche quando tutto trema dentro, non dobbiamo mollare mai.» Prodotto da Matteo Lacertosa, “Instabile” segna l’apertura di una nuova fase del percorso di Josten. Un brano che arriva dopo anni di lavoro silenzioso e che si presenta come una pagina rimasta in sospeso troppo a lungo e finalmente portata alla luce.

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Una vita tra cinema, televisione e teatro, sempre guidata dalla passione autentica

Una vita tra cinema, televisione e teatro, sempre guidata dalla passione autentica

Eleonora Cecere ha iniziato giovanissima, entrando nel mondo del cinema con registi del calibro di Marco Ferreri, Federico Fellini e Ettore Scola. Con Fellini ha vissuto l’esperienza de L'Intervista, mentre con Scola ha recitato ne La famiglia, accanto a Gassman, Massimo D’Apporto e Stefania Sandrelli. Poi è arrivato La carne con Sergio Castellitto, segnando un avvio di carriera già ricco di incontri prestigiosi. Nel 1990 approda in televisione con Domenica In, entrando nel corpo di ballo a soli 11 anni, circondata da ballerine professioniste. Da lì il percorso si amplia: Stasera mi butto con Pippo Franco, dove Pierfrancesco Pingitore la vuole come interprete di una giovane Marilyn Monroe, e cinque anni di esperienza continuativa a Non è la Rai. Seguono la nuova Domenica In, Tappeto Volante con il gruppo musicale Dolci Manie, il teatro Sistina con Pietro Garinei e Giovannini, e ancora accanto a Enrico Montesano, ed Enzo Garinei, al programma Libero. Nel 2010 un provino per uno spettacolo ottocentesco romano segna una svolta personale: sul palco incontra colui che diventerà suo marito. La carriera non si ferma mai, tra alti e bassi, fino al difficile periodo del Covid. Con i teatri chiusi, Eleonora sceglie di reinventarsi: invia curriculum e inizia a lavorare come vigilante, dimostrando grande resilienza. Dopo la pandemia torna in teatro e partecipa a programmi televisivi come All Together Now con Michelle Hunziker. Interpreta anche il brano Sola tu mi vuoi, scritto da Eleonora Daniele e Francesco Boccia, contro la violenza sulle donne. Poi arriva l’esperienza intensa del Grande Fratello, vissuta con entusiasmo ma interrotta per un motivo più grande: la famiglia. “Prima di tutto viene la famiglia e poi tutto il resto”, racconta. Una scelta che, se inizialmente ha suscitato critiche, col tempo è stata riconosciuta come gesto di amore e responsabilità. Tra i progetti più significativi, lo spettacolo creato da Luigi Galdiero: un’ora e quaranta di canto e ballo dal vivo con corpo di ballo, replicato per due stagioni. Una sfida fisica e artistica che Eleonora ha affrontato con studio e allenamento, portando a casa un successo raro nel panorama italiano. Oggi Eleonora Cecere è madre di due figlie, Carol e Marlene, di 13 e 11 anni. Dopo il Grande Fratello ha intrapreso anche il percorso di guardia giurata, con porto d’armi, riuscendo a conciliare lavoro e famiglia grazie al sostegno del marito. Nel frattempo continua a calcare i palcoscenici: il 6 dicembre debutta con la commedia musicale Te ricordi di me, sempre firmata da Luigi Galdiero, e il 15 dicembre riceverà il riconoscimento al Star People Awards. “Si lavora un passettino alla volta”, dice Eleonora, con la speranza di un 2026 ricco di soddisfazioni. La sua storia è quella di un’artista che non ha mai smesso di credere nella passione per il palcoscenico, affrontando con coraggio le sfide della vita e reinventandosi senza mai perdere autenticità. Articolo: Dott.ssa Mietto Elisa Dirigente del servizio: Dott. Salvo De Vita Supervisore e Resp. Pubblicazione: Ufficio Stampa e Produzioni MP Distribuzione: Urban Dream di Mietto Elisa

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BRUGES

Nella città di Bruges in Belgio ci sono molti musei come quello del cioccolato, dei diamanti, della birra. Il museo più originale è quello alimentare didattico che occupa un antico edificio del XIV secolo con influssi gotici e medievali, nella zona della ex loggia dei mercanti. Si chiama il friet museum ossia il museo della patatina fritta situato nel centro vicino alla stazione. Lo spazio espositivo si sviluppa su tre piani e riguarda la storia della patata e delle patate fritte del Belgio tradizionali. Nel primo piano si mostra le origini peruviane del tubero più famoso al mondo e la sua comparsa in Europa. Al piano terra sono mostrate le varie macchine usate per la pelatura e la lavorazione artigianale e industriale. E’ esposto anche un chiosco di rivendita per il pubblico.. al terzo piano sono mostrate foto, opere d’arte a tema, collezioni di friggitrici. Il museo ripercorre la storia della patata fritta accompagnata anche da salse e condimenti. Nella cantina medievale si possono assaggiare a pagamento, usufruendo di alcuni sconti, patate con carni e salse. Nel negozio si possono comprare patate e assaggiare i piatti tipici belga come stufati, cozze e patate fritte, polpette di carne, snack . Il museo è visitabile in due ore. Sono ammessi disabili, che hanno anche un ascensore riservato, e non sono ammessi animali durante la visita. Le tariffe sono ridotte per bimbi e comitive. Ci sono posti auto per disabili e deposito per carrozzine. E’ necessaria la prenotazione. La patata fritta è nata in Belgio nella zona della Mosa in Vallonia. Di inverno quando il fiume ghiacciava e non consentiva la pesca i pescatori friggevano patate in olio vegetale come olio di colza, di arachidi, di palma, o di manzo con lardo o strutto a forma di pesce. Secondo i francesi la patata fritta è nata a Parigi durante la rivoluzione francese. Le patate belga non sono a fiammifero, sono più larghe e ve ne sono tre tipi. Nel museo si possono assaggiare anche dolci tipici, pane dolce, dolci con panna e sciroppo di acero, waffles dolci e salati con formaggio. Poi sono nate molte varianti. Ci sono le patate dolci fritte in Nuova Zelanda, le chips inglesi, le patate cotte in forno meno ricche di grassi saturi. Le patate rotonde sono nate dalle mani di un cuoco americano. Le patate surgelate sono quelle più dannose per il colesterolo, e sono di vari tipi. Non bisogna farne un uso smodato perché creano dipendenza,.

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Nuovo incontro sui Fatti del ‘70 a cura del Circolo Culturale “L’Agorà”

Nuovo incontro sui Fatti del ‘70 a cura del Circolo Culturale “L’Agorà”

La nuova legge italiana di pubblica sicurezza 6 novembre 1926 n. 1848, con le norme relative al confino di polizia, ha implicitamente abrogato quelle della precedente legge 30 giugno 1889 n. 6144 sul domicilio coatto, trasformando profondamente l'istituzione. Permane il duplice scopo di tutelare la società contro i pericoli di turbamento alla sicurezza pubblica allontanando dal loro ambiente abituale persone che, per i loro precedenti penali e la loro condotta, dimostrano persistente tendenza a delinquere; e d'indurre tali persone a redimersi col lavoro. Ma si persegue, con la più recente legge, anche uno scopo politico in vista degl'interessi nazionali. L'istituzione ha perciò carattere politico-amministrativo, ed è informata ai principî della nuova legislazione, che difende lo stato sovrano da qualsiasi pericolo contro il normale svolgimento dell'attività dei poteri costituiti. “I confinati a seguito della Rivolta di Reggio del 1970” è il tema del nuovo incontro organizzato dal Circolo Culturale “L’Agorà”. A seguito della Rivolta di Reggio del 1970 vi furono diversi casi che saranno oggetto di analisi nel corso di una conversazione organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà”. Nel corso dell’incontro, organizzato dal sodalizio culturale reggino, si registrano le presenze del sindacalista Enzo Rogolino e dello studioso locale Matteo Gatto Goldstein. Queste, alcune delle cifre, che saranno oggetto di analisi, da parte dei graditi ospiti del sodalizio culturale reggino. La conversazione, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà” di Reggio Calabria, sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da giovedì 27 Novembre.

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L’AVVENTO DELLE ETÀ DEI METALLI E L’INIZIO DELLO SFRUTTAMENTO DELL’UOMO SULL’UOMO

 L’AVVENTO DELLE ETÀ DEI METALLI E L’INIZIO  DELLO SFRUTTAMENTO DELL’UOMO SULL’UOMO

Immaginiamo di camminare in un villaggio neolitico migliaia di anni fa, attorno a noi campi coltivati collettivamente e animali domestici curati dal gruppo, non si lotta per l’accumulo perché questo concetto è estraneo; si lavora insieme, si condivide il cibo e le risorse, le differenze economiche sono così sottili da essere quasi inesistenti, qualcuno potrebbe avere qualche pecora in più, ma questo non crea caste né privilegi ereditari; la vita è organizzata in modo egualitario perché la sopravvivenza stessa dipende dalla cooperazione, è un’anarchia funzionante, un eco equilibrio sociale che onora i cicli della natura. Poi qualcosa si incrina; con l’avvento delle età dei metalli, il rame, il bronzo e infine il ferro, le società subiscono una mutazione profonda e con questa mutazione, come un veleno che scorre in un fiume, nascono le prime vere disuguaglianze sociali; ci si chiede perché proprio i metalli? La risposta non sta nel materiale in sé, ma nel processo di lavorazione che essi richiedono. Estrarre il minerale, fondere, forgiare non è un lavoro come gli altri, non è accessibile a tutti, richiede conoscenze particolari, un sapere che può essere custodito e, per la prima volta, mercificato; ora c’è gente che controlla la produzione di asce, spade e aratri e da questo controllo nasce il privilegio; l’artigiano dei metalli da membro della comunità inizia a trasformarsi in un nodo di potere. Ci si chiede se sono stati gli artigiani ad aver preteso maggiori compensi oppure la gente comune ha riconosciuto spontaneamente il loro valore? La risposta che danno gli storici è la seconda opzione ed è chiaramente una scelta ipocrita che deriva da una mentalità capitalista; personalmente, rigetto la teoria dello scambio spontaneo, secondo me ci fu un’estorsione strisciante, un ricatto: “Senza il mio aratro il tuo campo è sterile, senza le mie asce faticherai moto di più quando dovrai tagliare la legna perciò pagami.” Ma i parassiti non furono solo i fabbri, i capi tribali, un tempo primi tra pari per impegno sociale e saggezza, iniziarono a tassare gli scambi pretendendo una pedaggio sulla vendita dai fabbri o dagli intermediari che vendevano gli strumenti in metallo presso le loro comunità, in questo modo si arricchirono senza forgiare nessun utensile; anche i sacerdoti si trasformarono, da custodi di un sacro immanente divennero gli imbonitori di un sacro mercificato; iniziarono a vendere benedizioni, a far credere che un’ascia senza il loro rito non tagliasse o che un campo senza la loro preghiera non fruttasse, iniziarono a creare il cielo per giustificare il loro ruolo in terra gettando le basi per tutte le religioni istituzionalizzate che sarebbero seguite. La prova di questa corruzione è sotto i nostri occhi, basta confrontare un sepolcro neolitico con tombe modeste e uguali per tutti con un sepolcro dell’età del bronzo dove, tra un mare di fosse anonime, si vedono pochissime tombe con oggetti di grande valore come gioielli e ornamenti preziosi; è la prima macabra fotografia di una società divisa in classi: i ricchi e i poveri, i potenti e i subordinati. Con l’aumento delle disuguaglianze nacque lo sfruttamento sistematico dell’uomo sull’uomo, il lavoro della maggioranza iniziò a servire non più alla comunità ma al privilegio di pochi; questa dinamica maledetta non si è fermata con l’età dei metalli, è proseguita fino alle società moderne, con le loro disuguaglianze colossali, con i loro miliardari e i loro disperati, le nostre società sono le dirette eredi di quel sistema piramidale nato ai forni fusori delle età dei metalli; questo non è progresso, è la lunga e oscura notte che è calata su un sogno di uguaglianza e noi oggi ne stiamo ancora pagando il prezzo.

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Lara Letizia: “Ricordi”

Lara Letizia: “Ricordi”

Il nuovo singolo della cantautrice milanese è una ballad acustica che trasforma la perdita in forza interiore «“Ricordi” nasce da un dolore improvviso, da quella sensazione di smarrimento che ti lascia senza punti fermi. È in quei momenti che i ricordi diventano la nostra forza: insegnamenti, attimi e sogni che ci aiutano a continuare a vivere.» Lara Letizia Con “Ricordi”, Lara Letizia prosegue il suo percorso musicale con una ballad acustica intensa e delicata. Scritta e musicata da Umberto Raffaelli, padre dell’artista, la canzone affronta il tema della perdita e della resilienza, invitando a trovare nei ricordi la spinta per migliorarsi e raggiungere ciò che si era sognato insieme a chi non c’è più. L’arrangiamento semplice e dolce, dominato dalla chitarra acustica e dai cori registrati dalla stessa Lara, amplifica l’intimità del brano e la sua forza emotiva. Dal punto di vista musicale, “Ricordi” si colloca nel genere acoustic ballad-pop, con un arrangiamento essenziale che mette al centro la chitarra acustica e la voce. La semplicità della struttura diventa la sua forza: ogni nota sottolinea la dolcezza del testo e amplifica la dimensione intima del brano. I cori, registrati dalla stessa Lara, aggiungono profondità e calore, creando un’atmosfera sospesa che accompagna l’ascoltatore in un viaggio emotivo tra malinconia e speranza. Il singolo si inserisce nel progetto discografico che porterà all’album d’esordio di Lara Letizia, pubblicato da Raphaels Entertainment. Dopo i brani “Ma come prima”, “Ma tu non devi”, “Sei arrivato tu” e “Ora che potrei partire”, Ricordi rappresenta il quinto tassello di un “sentiero musicale” che unisce generi diversi e racconta emozioni autentiche con una voce potente e calda, capace di divertire, incuriosire e commuovere. Lara Letizia nasce a Magenta (MI) il 16 giugno 1988 e cresce a Santo Stefano Ticino, un piccolo borgo della campagna milanese. Sin da bambina, il mondo della musica è parte integrante della sua vita: segue il padre Umberto Raffaelli, musicista polistrumentista, durante le sue esibizioni, affinando il proprio talento vocale e sviluppando un orecchio musicale straordinario. Dopo aver partecipato con successo a festival locali, Lara si affaccia al mondo del teatro e dello spettacolo, collaborando con il fratello Luca, attore e regista. Partecipa a tournée teatrali e produzioni televisive, consolidando la sua esperienza artistica. Parallelamente, nasce l’idea di reinterpretare in chiave moderna i brani scritti dal padre, creando così un ponte tra generazioni e sonorità diverse. Nel corso degli anni, Lara amplia il proprio percorso formativo, conseguendo il diploma al liceo linguistico e una specializzazione in Marketing e Organizzazione di Eventi presso la Fondazione Fiera Milano, collaborando con Franco Mussida durante il suo stage al CPM di Milano. Successivamente, si laurea in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali, avviando una carriera nel settore del marketing. Nel 2024, spinta dall’entusiasmo della sua famiglia e dalla voglia di riportare alla luce il progetto musicale iniziato anni prima, Lara decide di completare il proprio lavoro e pubblicare i suoi brani sotto l’etichetta Raphaels Entertainment, dando vita a un progetto innovativo e personale che riflette il suo percorso artistico e la sua evoluzione musicale. Il 29 maggio 2025 esce il primo singolo “Sei arrivato tu” mentre il 19 settembre dello stesso anno arriva in radio “Ora che potrei partire”. Il 14 novembre è il momento del nuovo singolo “Ricordi”. Etichetta: Raphaels Entertainment

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Voglio farmi guardare la fica aperta da tutti

Voglio farmi guardare la fica aperta da tutti

Sono una ragazza monellina e mi piace molto stare senza mutandine con le gambe aperte.. E pensare che tanti ragazzi mi guardano la figa aperta

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Smart city e efficienza energetica: torna Smart Building Expo 2025

Smart city e efficienza energetica: torna Smart Building Expo 2025

A Fiera Milano, dal 19 al 21 novembre, torna Smart Building Expo 2025, l’evento dedicato alla transizione digitale ed ecologica dell’edilizia. Professionisti e aziende si incontrano per condividere idee e tecnologie al servizio della smart city del futuro. Manca poco all’apertura di Smart Building Expo 2025, la manifestazione internazionale organizzata da Fiera Milano e Pentastudio dedicata all’innovazione tecnologica, all’efficienza energetica e all’integrazione dei sistemi. Dal 19 al 21 novembre 2025, progettisti, ingegneri, installatori, imprese e stakeholder pubblici e privati si incontreranno nei padiglioni di Fiera Milano – Rho per confrontarsi sulle nuove sfide della transizione energetica e digitale. Con un’esposizione in crescita del 20% rispetto alla scorsa edizione, SBE 2025 ospiterà numerosi protagonisti dell’industria e della system integration, tra cui ABB, Adeogroup, Eelectron, Finder, Gewiss e Vimar, e offrirà un ricco programma di workshop, eventi formativi e incontri B2B, costruito per coniugare aggiornamento tecnico e opportunità di business. Un’agenda su tre giorni per raccontare l’evoluzione dell’energia urbana Smart Building Expo 2025 si articolerà in tre giornate tematiche, con focus complementari sui grandi pilastri della twin transition: decarbonizzazione, elettrificazione e digitalizzazione urbana. Il 19 novembre si aprirà con un workshop istituzionale sull’EPBD IV, la nuova direttiva sulle prestazioni energetiche degli edifici, promosso da MASE, ANCE, ANIE e Adiconsum, per analizzare il quadro normativo e gli impatti sui prossimi investimenti pubblici e privati. Alle ore 14.00 è attesa anche la tavola rotonda promossa da CNPI e Fondazione Opificium sul Conto Termico 3.0, in vigore da dicembre, per analizzare il ruolo dei professionisti e delle imprese nella riqualificazione energetica del patrimonio edilizio, con particolare attenzione agli strumenti incentivanti e alle opportunità concrete per il settore impiantistico. A seguire, un approfondimento tecnico sui Data Center, in collaborazione con DEERNS Italia, proporrà soluzioni per ridurre l’impatto energetico delle infrastrutture digitali attraverso intelligenza artificiale, immersion cooling e fonti rinnovabili. Il 20 novembre il tema centrale sarà l’elettrificazione degli edifici, con un workshop dedicato al Real Estate e all’impatto della nuova normativa europea sulla valorizzazione immobiliare. Seguiranno due focus verticali: il primo in collaborazione con Prosiel, affronterà la sostituzione degli impianti a gas con sistemi elettrici integrati; il secondo, con il format Hotellerie 4.0, esplorerà le potenzialità della digitalizzazione negli hotel tra qualità dell’aria, automazione e comfort personalizzato. Il 21 novembre si passerà dalla scala dell’edificio a quella della città. Con il workshop From Building to City, realizzato con Smart Buildings Alliance, si discuterà di smart city, interoperabilità e digital twin, con al centro la nuova norma UNI 11973-2025, destinata a orientare l’evoluzione intelligente del tessuto urbano italiano. Nella stessa giornata si terrà anche il Meeting Nazionale Smart Installer, che ospiterà il progetto europeo LIFE-SKEMA, dedicato alla formazione tecnica per la twin transition, con ENAIP come capofila. Le quattro Piazze dell’Innovazione Cuore pulsante dell’area espositiva saranno anche quest’anno le Piazze dell’Innovazione, veri e propri hub tematici per l’approfondimento e il networking. A firmare i contenuti delle quattro aree saranno Smart Buildings Alliance (SBA) con From Building to City, AIBACS con la Piazza della Building Automation, KNX Italia con la Piazza dell’Integrazione e Rinnovabili con il Rinnovabili District, lo spazio interamente dedicato alla sostenibilità energetica e alle tecnologie emergenti. Torna il Rinnovabili District Anche nel 2025 il Rinnovabili District si conferma come uno spazio dinamico di confronto tra imprese, istituzioni, ricerca e professionisti. Tre giornate di talk, panel tecnici e momenti di networking animeranno un’area immersiva dedicata all’innovazione energetica e urbana. Mercoledì 19 novembre Focus su energie rinnovabili e modelli energetici emergenti: produzione distribuita, prosumer, multiutility e digitalizzazione dell’energia. Speaker confermati: ENEL X, RSE, IREN Mercato, Italia Solare, R2M Solution, Smart Domotic, GSE, LOYTEC, Schneider Electric, Politecnico di Milano, QUMULO. Giovedì 20 novembre Giornata dedicata alle Comunità Energetiche Rinnovabili, alla nuova EPBD IV e all’autoconsumo collettivo. Si discuterà di scalabilità, Smart Readiness Indicator e ruolo dell’EGE. Speaker confermati: E.ON Italia, Rödl & Partner, ENGREEN, EETRA, Consiglio Nazionale Ingegneri, ESCo E2.0, Energy Center del Politecnico di Torino, Asso EGE. Venerdì 21 novembre Al centro: storage, smart grid, idrogeno urbano e infrastrutture per la mobilità elettrica. Approfondimenti su tecnologie di accumulo e città intelligenti. Speaker confermati: PLENITUDE, PRYSMIAN, ECOFLOW, EXIDE TECHNOLOGIES, UFI HYDROGEN, Coordinamento FREE, H2IT. Uno spazio dedicato all’illuminotecnica, grazie alla collaborazione con ASSIL Anche l’illuminazione efficiente sarà protagonista a Smart Building Expo, grazie alla collaborazione con ASSIL, l’associazione confindustriale che rappresenta il settore dei sistemi di illuminazione. Un’area tematica sarà interamente dedicata a questa componente chiave per l’efficientamento energetico degli edifici. Un ecosistema integrato: la proposta di MIBA Il percorso di Smart Building Expo sui temi delle energie alternative e della città sostenibile si inserisce nella visione integrata promossa da MIBA – Milan International Building Alliance, il format fieristico di Fiera Milano che mette al centro l’edificio sostenibile, efficiente e sicuro. SBE si svolgerà infatti in contemporanea con: ● MADE Expo, evento di riferimento per l’edilizia in Italia ● SICUREZZA, tra i principali appuntamenti europei dedicati alla security e alla prevenzione incendi ● GEE – Global Elevator Exhibition, dedicata alla mobilità verticale e orizzontale Una sinergia strategica tra mercati complementari, chiamati a cooperare per costruire il futuro dell’edilizia e delle città intelligenti. Ti aspettiamo dal 19 al 21 novembre 2025 a Fiera Milano. Per ulteriori informazioni: smartbuildingexpo.it Link:rinnovabili.it/green-building/building/smart-building-expo-2025-parte-il-conto-alla-rovescia/

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Pergovetrate di Luigi Pagano: la prima azienda in Sardegna a integrare l’intelligenza artificiale

Pergovetrate di Luigi Pagano: la prima azienda in Sardegna a integrare l’intelligenza artificiale

Pergovetrate di Luigi Pagano: la prima azienda in Sardegna a integrare l’intelligenza artificiale nella progettazione di pergole bioclimatiche e vetrate panoramiche Olbia, Sardegna – 11/11/2025 – L’eccellenza artigianale incontra l’innovazione digitale: Pergovetrate di Luigi Pagano, con sede a Olbia, è la prima azienda in Sardegna ad aver integrato l’intelligenza artificiale (AI) all’interno dei propri processi di progettazione e vendita di pergole bioclimatiche, verande e vetrate panoramiche su misura. Un passo tecnologico pionieristico, reso possibile grazie alla collaborazione con Cleantech-Olbia.it , società innovativa specializzata in soluzioni digitali e automazione intelligente per imprese. Intelligenza Artificiale e Design: un binomio vincente Pergovetrate ha rivoluzionato il concetto di progettazione outdoor introducendo un sistema basato su AI e render 3D fotorealistici. Il cliente può oggi dare una foto della propria casa, giardino o attività e vedere in tempo reale come apparirà la pergola bioclimatica o la vetrata panoramica installata nel suo spazio. Un’innovazione che lascia ogni cliente sbalordito e pienamente soddisfatto, offrendo un’esperienza visiva precisa, emozionale e personalizzata. Grazie a questa tecnologia, l’azienda ha aumentato il volume di lavoro, migliorato l’efficienza interna e portato la customer experience a un livello mai visto prima in Sardegna. “Ogni volta che mostriamo un render, il cliente resta a bocca aperta. Grazie all’intelligenza artificiale implementata da Cleantech-Olbia.it, possiamo mostrare in anteprima il risultato finale, creando fiducia e trasparenza. È il futuro del nostro settore”, spiega Luigi Pagano, fondatore e titolare di Pergovetrate. Pergole bioclimatiche e vetrate panoramiche Made in Italy Il sito ufficiale pergovetrate.it presenta un ampio catalogo di prodotti personalizzabili: Pergole bioclimatiche in alluminio o legno con lamelle orientabili, automatizzate e resistenti agli agenti atmosferici. Vetrate panoramiche scorrevoli o impacchettabili, completamente trasparenti e senza profili verticali. Coperture e chiusure per terrazze, giardini e locali commerciali, perfette per tutte le stagioni. Tutte le strutture sono realizzate con materiali certificati e 100% Made in Italy, con un occhio attento alla sostenibilità, efficienza energetica e design contemporaneo. Un sito intelligente e interattivo Il portale pergovetrate.it è tra i più avanzati del settore in Italia. Integra un assistente virtuale multilingue capace di rispondere automaticamente alle domande dei clienti, fornire preventivi personalizzati, fissare sopralluoghi gratuiti in tutta Italia e persino generare render fotorealistici in tempo reale. Un sistema creato in collaborazione con Cleantech-Olbia.it, che dimostra come la tecnologia AI applicata al design e all’architettura possa migliorare concretamente l’esperienza d’acquisto. Espansione e visione Guardando al futuro, Luigi Pagano promette che Pergovetrate continuerà a migliorare e innovare, facendo dell’intelligenza artificiale un punto di riferimento per la soddisfazione del cliente. “Vogliamo che i nostri clienti vedano con i propri occhi prima di acquistare,” spiega Pagano. “Il nostro obiettivo è che rimangano veramente soddisfatti, perché il nostro lavoro è proprio questo: farli sentire felici. Oggi, grazie al render, ogni cliente può vedere la sua foto con le nostre pergole o vetrate in qualsiasi condizione atmosferica — pioggia, neve, sole o vento — e questo rende tutto più realistico e coinvolgente. Ma non ci fermeremo qui: presto aggiungeremo molte altre funzioni che ci permetteranno di soddisfare ancora di più le loro richieste.” Con questa visione, Pergovetrate di Luigi Pagano si conferma non solo un marchio di qualità, ma anche un simbolo di innovazione e avanguardia tecnologica in Sardegna e in Italia. Informazioni e contatti Pergovetrate di Luigi Pagano 📍 Sede: Olbia, Sardegna (Italia) 🌐 Sito web: pergovetrate.it 📞 Telefono: +39 349 1165020 📧 Email: info@pergovetrate.it Partner tecnologico AI: Cleantech-Olbia.it

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“Emerett non conosce l’amore” di Anyta Sunday – Quando Cupido avrebbe fatto meglio a starsene fermo

“Emerett non conosce l’amore” di Anyta Sunday – Quando Cupido avrebbe fatto meglio a starsene fermo

“Emerett non conosce l’amore” è una rivisitazione moderna e queer di Emma di Jane Austen, con tutte le buone intenzioni del caso… ma purtroppo con risultati altalenanti. Il protagonista, Emerett “Lake” Lakewood, è quel tipo di amico che nessuno vorrebbe avere: invadente, caotico e convinto di sapere sempre cosa sia meglio per gli altri. Dopo essere rimasto “orfano” del suo migliore amico – sposatosi e quindi ormai perso per sempre alla causa – Lake decide di riempire il vuoto giocando a fare Cupido. Da lì in poi, la storia diventa una sequenza di feste, barbecue e tentativi di matchmaking che rasentano l’assurdo, fino a sfociare in un’improbabile relazione con Knight, il padre del suo amico. Il libro parte con una premessa simpatica e un tono leggero che promette una rom-com fresca e ironica. Tuttavia, la trama si disperde presto in situazioni forzate e personaggi che sembrano più funzioni narrative che persone reali. Le interazioni sono spesso poco credibili, i dialoghi scivolano nella teatralità, e l’emotività di Lake – che dovrebbe essere il motore della storia – finisce per renderlo semplicemente irritante. Ci sono però anche elementi riusciti: il ritmo è scorrevole, la scrittura di Anyta Sunday resta piacevole e il romanzo si legge senza fatica. Inoltre, il tentativo di esplorare dinamiche queer e un rapporto age gap con delicatezza è apprezzabile, anche se nel complesso l’esecuzione risulta goffa e poco naturale. La sensazione finale è quella di una storia potenzialmente tenera ma scritta con troppa leggerezza, dove le buone idee vengono soffocate da un protagonista ingestibile e da una narrazione che non si prende mai davvero sul serio. Un libro che intrattiene, sì, ma che lascia addosso anche un po’ di frustrazione: come un amico che ti vuole bene, ma che non smette mai di combinare guai. In sintesi: 💔 Personaggi poco realistici e sviluppo superficiale 💬 Dialoghi esagerati ma ritmo piacevole 🌈 Buone intenzioni, esecuzione incerta 🎯 Consigliato a chi cerca una lettura leggera, non a chi spera in un retelling profondo di Austen

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